Imu, Apindustria: rimodulare la tassa per non distruggere le Pmi
Martedi 14 Maggio 2013 alle 16:30 | 0 commenti
Apindustria Vicenza - “Se la questione dell’Imu non verrà risolta, credo che molte delle nostre aziende avranno serie difficoltà â€. A lanciare l’ennesimo allarme è Flavio Lorenzin, Presidente Apindustria Vicenza. Potrebbe essere l’ennesimo salasso che per alcune imprese rappresenta il colpo di grazia ad una situazione già molto compromessa. La maggior parte delle PMI sta cercando in tutti i modi di “galleggiare†su una crisi che è devastante.
Consapevoli del loro ruolo sociale e di responsabilità verso i dipendenti e del fatto che le competenze perse o il tessuto produttivo che va disgregandosi difficilmente potranno essere recuperatiâ€.
Si continua a parlare dell’IMU per la prima casa per venire incontro alle difficoltà delle famiglie; ma anche questa ipotesi non viene incontro realmente alle necessità delle classi più deboli. Il provvedimento prospettato non tiene conto, infatti, di tutte quelle situazioni che vedono persone anziane ospiti in case di riposo e proprietarie di un immobile che viene calcolato come “seconda†casa. Stessa cosa dicasi anche per molti contribuenti che hanno un alloggio al paese d’origine e prestano la loro opera in altra regione (forze di polizia, insegnanti, dipendenti pubblici, ecc.). E non possiamo certo classificarli tra i ricchi.
Siamo consapevoli della necessità dei Comuni di trovare forme di finanziamento a fronte dei pesanti tagli imposti. Spostare il mancato gettito IMU dalla prima casa alle imprese mi sembra un’operazione quantomeno azzardata. Gli effetti economici che l’IMU provocherà sui bilanci delle PMI è un aggravio non più assimilabile. Vorrei sottolineare che possiamo tranquillamente parlare di una tassa sulla tassa visto che l’IMU non è deducibile per l’impresa e che i criteri di applicazione non tengono conto di capannoni industriali sottoutilizzati, con impianti produttivi che lavorano solo a metà . Lavoriamo di meno e paghiamo di più. E’ un’equazione che dobbiamo per forza spezzare: se le aziende chiudono per il combinato disposto di crisi economica e più tasse, si andrà ad incrementare il già alto tasso di disoccupazione, con più spesa sociale e meno introiti fiscali.
Mi auguro che l’allarme lanciato da molte categorie economiche venga preso in seria considerazione. Non si tratta di gridare per l’ennesima volta “al Lupoâ€, ma di rappresentare la gravità di una situazione economica che è sotto gli occhi di tutti coloro che guardano con realtà la situazione economica e produttiva.
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