Pontificio consiglio della giustizia e della pace: analisi e soluzione crisi economica-finanziaria
Giovedi 27 Ottobre 2011 alle 09:27 | 0 commenti
Riceviamo da Italo Francesco Baldo, presidente di Impegno per Vicenza, e pubblichiamo.
Un importante documento del Pontificio consiglio della giustizia e della pace per una "riforma del sistema finanziario internazionale nella prospettiva di un'autorità pubblica a competenza universale" , del 24.10.2011, offre la stimolante opportunità di riflettere senza il vincolo della gestione politica l'attuale crisi che investe sia gli aspetti economici più generali sia quelli finanziari in particolare, nella direzione di una riforma da più parti auspicata del sistema cui attualmente si fa riferimento.
Un breve riferimento storico appare opportuno ed è quello delle famosissime encicliche Pacem in terris di Giovanni XXIII e la Populorum progressio di Paolo VI, e quelle di Giovanni Paolo II che ripetevano, aggiornando, la visione della vita sociale nell'epoca del capitalismo e questa era quella indicata sin dai tempi di Leone XIII (Rerum novarum, Grave de communi re) e Pio XI ( Quadragesimo anno) Temi ripresi in diverse encicliche anche da Giovanni Paolo II (Laborem excersens,Sollecitudo rei socialis, centesimus annus). Con grande lungimiranza si erano intravvisti i possibili errori di un'economia dove il vantaggio, utile, personale perseguito per se stesso per se stesso senza la dimensione sociale avrebbe portato a un utilitarismo fine a se stesso. Dall'altro lato il collettivismo suggerito da Marx e perseguito con la forza anche della violenza dal comunismo internazionale non offriva certo soluzioni adeguate, come ne è chiara dimostrazione il fallimento avvenuto negli anni Novanta del secolo scorso. Ciò che ad ambedue le soluzioni economiche mancava era l'esperienza dell'umanità . Questa mancanza è ancora attuale nello sviluppo economico entrato in crisi; infatti non si affronta i problemi dell'umanità con una visione dove tutti gli aspetti dell'umanità stessa sono tenuti presenti e dove non vi è chiara prospettiva che la politica, che si occupa della contingenza, non è la soluzione univoca dei problemi. Alla soluzione dei problemi concorrono molteplici fattori che sono di ordine spirituale, culturale, sociale ed economico. Ben riflettevano i filosofi quando sottolineavano che l'economia è una parte della scienza morale e che se essa, come la politica, viene sganciata dal suo fondamento di bene,è preda solo dello scopo immediato, il dominio o l'utile. Il Documento del Pontificio consiglio accoglie per la sua analisi l'indicazione fornita dall'attuale pontefice Benedetto XVI sia nella enciclica Caritas in Veritate sia recentemente ossia che la crisi deve diventare occasione di discernimento e di nuova progettualità . In questa chiave, fiduciosa piuttosto che rassegnata, conviene affrontare le difficoltà del momento presente.
Nella prima parte, dopo aver evidenziato come molteplici siano le analisi intorno all'attuale crisi e dopo aver sottolineato che essa è frutto sia di errori di impostazione della politica e della politica economica, sia tecnici, ricorda come questi siano anche derivati da responsabilità morali non pienamente tenute presenti.
Infatti, orientamenti di stampo liberista hanno prodotto la crisi e importanti situazioni di pericolo nello sviluppo economico e nella stessa sussistenza di gruppi sociali. Pur dovendosi ribadire, afferma il Documento che il processo di globalizzazione con i suoi aspetti positivi è alla base del grande sviluppo dell'economia mondiale del XX secolo, bisogna anche considerare che :"un'ideologia economica che stabilisca a priori le leggi del funzionamento del mercato e dello sviluppo economico, senza confrontarsi con la realtà , rischia di diventare uno strumento subordinato agli interessi dei Paesi che godono di fatto di una posizione di vantaggio economico e finanziario." Difettano regole e controlli, ma soprattutto la dimensione della responsabilità etica di fronte a tutta l'umanità .
Nel secondo punto del Documento si affronta Il ruolo della tecnica e la sfida etica. "Solo la prospettiva etica con il riconoscimento del primato dell'essere rispetto a quello dell'avere, dell'etica rispetto a quello dell'economia, i popoli della terra dovrebbero assumere, come anima della loro azione, un'etica della solidarietà , abbandonando ogni forma di gretto egoismo, abbracciando la logica del bene comune mondiale che trascende il mero interesse contingente e particolare. Dovrebbero, in definitiva, avere vivo il senso di appartenenza alla famiglia umana in nome della comune dignità di tutti gli esseri umani: «prima ancora della logica dello scambio degli equivalenti e delle forme di giustizia, [...] che le sono proprie, esiste un qualcosa che è dovuto all'uomo perché è uomo, in forza della sua eminente dignità "
Bisogna, lo sottolinea il punto terzo del Documento aver chiaro il significato del governo della globalizzazione. In questa prospettiva il Magistero della Chiesa afferma che è "il principio di sussidiarietà che deve regolare le relazioni tra Stato e comunità locali, tra Istituzioni pubbliche e Istituzioni private, non escluse quelle monetarie e finanziarie. Così, su un ulteriore livello, deve reggere le relazioni tra una eventuale futura Autorità pubblica mondiale e le istituzioni regionali e nazionali. Un tale principio è a garanzia sia della legittimità democratica sia dell'efficacia delle decisioni di coloro che sono chiamati a prenderle. Permette di rispettare la libertà delle persone e delle comunità di persone e, al tempo stesso, di responsabilizzarle rispetto agli obiettivi e ai doveri che loro competono. Secondo la logica della sussidiarietà , l'Autorità superiore offre il suo subsidium, ovvero il suo aiuto, quando la persona e gli attori sociali e finanziari sono intrinsecamente inadeguati o non riescono a fare da sé quanto è loro richiesto. Grazie al principio di solidarietà , si costruisce un rapporto durevole e fecondo tra la società civile planetaria e un'Autorità pubblica mondiale, quando gli Stati, i corpi intermedi, le varie istituzioni - comprese quelle economiche e finanziarie - e i cittadini prendono le loro decisioni entro la prospettiva del bene comune mondiale, che trascende quello nazionale."
Il Documento delinea anche le prospettive che dovrebbero essere tenute presenti per, punto quattro,Una riforma del sistema finanziario e monetario internazionale rispondente alle esigenze di tutti i Popoli. Si sottolinea la necessità di garantire un sistema di governance, un sistema di government dell'economia e della finanza internazionale. e come" secondo fattore la necessità di un corpus minimo condiviso di regole necessarie alla gestione del mercato finanziario globale, cresciuto molto più rapidamente dell'economia reale, essendosi velocemente sviluppato per effetto, da un lato, dell'abrogazione generalizzata dei controlli sui movimenti di capitali e dalla tendenza alla deregolamentazione delle attività bancarie e finanziarie; e dall'altro, dei progressi della tecnica finanziaria favoriti dagli strumenti informatici." Occorre uscire dalla sola logica finanziaria dell'economia, regolata da gruppi, club intenti più all'accrescimento di se stessi che non al bene dell'uomo. La dimensione della responsabilizzazione etica secondo principi di giustizia sociale e di solidarietà potrebbero promuovere dimensioni di uscita dalla crisi e di sviluppo, risanando, anche con sacrifici le situazioni che si sono determinate dal 2008 . Deve essere tenuta presente "La concezione di una nuova società , la costruzione di nuove istituzioni dalla vocazione e competenza universali, sono una prerogativa e un dovere per tutti, senza distinzione alcuna. È in gioco il bene comune dell'umanità e il futuro stesso."
In questa direzione conclude il Documento:"per ogni cristiano c'è una speciale chiamata dello Spirito ad impegnarsi con decisione e generosità , perché le molteplici dinamiche in atto si volgano verso prospettive di fraternità e di bene comune. Si aprono immensi cantieri di lavoro per lo sviluppo integrale dei popoli e di ogni persona.
L'importanza di questo Documento appare ben evidente e decisiva, perché è nella considerazione dell'uomo come persona e con l'uscita dalla visione riduttivistica e relativistica dell'homo pensato solo come oeconimicus che è possibile delineare un futuro. Un futuro che è nelle mani di ciascuno perché ogni uomo, se si interroga e assume il valore dell'autentico fine della società come ben sottolineava il filosofo Antonio Rosmini, sa che nella autentica dimensione etica, che si realizza la piena umanità e di cui ciascuno in quanto portatore proprio di umanità deve esercitarsi, proporre e costruire.Â
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