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Il volo del Calabrò e il wi-max tartassato

Di Marco Milioni Lunedi 19 Luglio 2010 alle 23:53 | 0 commenti

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«L'Italia è il secondo Paese europeo per diffusione della banda larga mobile. Ma se non interveniamo rapidamente, con il tasso attuale di diffusione degli smartphone, la nostra rete mobile rischia il collasso». È questo il grido d'allarme lanciato a metà settimana (per chi legge quella del n. 195 di VicenzaPiù, da cui l'articolo è tratto, n.d.r.) da Corrado Calabrò presidente dell'autorità garante sulla comunicazione, l'Agcom.

Il luogo scelto non è un luogo qualunque ma la camera dei deputati durante una giornata dedicata alla presentazione della relazione annuale della autorità. E sempre in parlamento Calabrò ha spiegato che «L'Agcom sta portando avanti una politica finalizzata alla liberazione in tempi brevi delle frequenze radio. Contiamo di rendere disponibili circa 300 Mhz da mettere all'asta per la banda larga». Questi i fatti, ma i fatti senza il contesto dicono poco.

Calabrò ha infatti puntato l'indice su un problema reale che però in Italia è spaventosamente accentuato dall'assenza de facto di connessione a banda larga via wi-max. Si tratta della banda larga che doveva sfruttare onde radio un tempo a disposizione della difesa. Il wi-max (che garantisce in astratto buone connessioni a prezzi concorrenziali) è rimasto un miraggio. Il blocco è dovuto ai vincoli che la norma prescrive ai fornitori di banda larga via wi-max nel momento della registrazione e della identificazione dei clienti. Si tratta di vincoli stabiliti non dalla legge su internet, ma da un decreto legge del 2005 (il cosiddetto decreto Pisanu, che doveva essere transitorio) che in seguito agli attentati di Londra obbligava i provider ad una trafila burocratica assai complessa proprio per rendere difficile la vita a coloro che vogliono usare il web per organizzare e coordinare strategie terroristiche. Il decreto però una volta convertito in legge è rimasto in vigore.

E c'è già chi teme che dietro l'ennesimo caso italico di transitorio che diventa permanente, ci sia lo zampino dei grandi operatori telefonici che starebbero mettendosi di traverso rispetto alle piccole società che hanno vinto la gara per le frequenze wi-max. Frequenze il cui utilizzo presso un unico provider è possibile in amplissime porzioni di territorio. Proprio il wi-max infatti sfrutta una tecnologia che permette di coprire con una antenna aree assai vaste. Il che darebbe la possibilità a chi è titolare di un abbonamento non solo una connessione continua con la quale navigare, ma soprattutto telefonate gratis verso i cellulari o i pc a loro volta connessi al web con tariffa flat. Insomma, il wi-max si profila come uno spauracchio per le compagnie telefoniche, fisse e mobili.

Sicché Calabrò, al posto di sollecitare un cambio della legge per facilitare il wi-max (è la soluzione più logica e lineare) chiede nuove frequenze da assegnare ai gestori della telefonìa mobile, la quale in Italia sia che si telefoni, sia che si navighi, rimane lenta e cara da morire. Morale della favola: il volo del Calabrò si perde tra i petali di Tim, Vodafone, Wind e Tre.
E bisogna aggiungere che Calabrò, che dovrebbe essere il sacerdote della concorrenza, è già scivolato sulla buccia di banana delle frequenze venete per il digitale terrestre dove ha favorito in primis, seppur indirettamente, le società televisive del premier e poi la Rai (un bel duopolio) . Per la telefonia il duopolio si è sdoppiato ed è diventato quadripolio. Ma sempre di oligoplio si tratta. Alla faccia della concorrenza e del libero mercato. Che è libero nei profitti dei soliti noti e prigioniero quando il consumatore è costretto a sorbirsi la sbobba rifilata dai vati, appunto, del libero mercato.


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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