Vicentino Scaroni nella Fondazione Einaudi, poi possibile sindaco di Milano per Berlusconi
Domenica 1 Novembre 2015 alle 14:39 | 0 commenti
«Il vicentino Paolo Scaroni, prima nella Fondazione Einaudi e poi possibile sindaco di Milano per Berlusconi», ecco in sintesi le ultime due recentissime notizie sul mega manager di Eni e non solo nato a Vicenza, che è stato anche presidente del Lanerossi. La prima, due giorni fa, lo dava entrato, nella Fondazione Einaudi contro il volere della famiglia che non vuole diventi un think tank politico con a capo Silvio Berlusconi, che ne ha acquistato la maggioranza con 45.000 euro insieme a Scaroni, al presidente il presidente Telecom Giuseppe Recchi, al presidente dei costruttori Claudio De Albertis, all'attuale deputato di Scelta Civica Alberto Bombassei e a Massimo Blasoni, tutti entrati con 30.000 euro ciascuno.
Su Repubblica era questo il commento sull'operazione da parte della famiglia e dell'ex presidente, ora onorario, Valerio Zanone: «Roberto Einaudi, presidente onorario e rappresentante della famiglia, contesta la legittimità dell'operazione che si è conclusa mercoledì con l'assemblea dei "conferenti" che ha eletto il nuovo cda col pesante nome di Berlusconi appunto primo azionista. La minaccia della famiglia Einaudi è di aprire un contenzioso legale: "Meglio la liquidazione che fare della Fondazione lo strumento di un soggetto politico" sostiene il liberale Valerio Zanone, anche lui presidente onorario». La seconda noizia è apparsa stanotte su Il Fatto Quotidiano (a seguire pubblichiamo l'articolo*, ndr) ed è stata rilanciata da tutti i media: Paolo Scaroni potrebbe essere il candidato del centro destra che Berlusconi vorrebbe opporre al commissario uscente di Expo, Giuseppe Sala, che Renzi & c. vedrebbero come l'aspirante successore ideale di Pisapia.
Della serie che se Milano è la capitale morale dell'Italia, dopo una Expo che per partire ed arrivare in fondo ha avuto bisogno di arresti di vicentini doc come Enrico Maltauro e di magistrati napoletani come Raffaele Cantone, nominato presidente dell'Anac, Autorità nazionale anticorruzione, per cercare un suo possibile sindaco, per giunta con un passato non proprio da candido dirigente, non lo si cerca in casa. Ma a Vicenza...
Milano capitale morale d'Italia? Ma fateci il piacere...
P.S. Forse facciamo un errore in questa nostra umile opinione. In questa Italia qual'è la definizione di "morale"? Quella che ne dà Giuseppe Zigliotto, a cui dobbiamo, però e a pensarci bene, gratitudine visto che non ci ha ammesso per mancanza di requisiti "etici", i suoi, nella "sua" Confindustria, da cui invitava, grazie alla "sua" stampa associati e, peggio, semplici risparmiatori a sottoscrivere azioni della BPVi, di cui era membro dal 2003 del Cda. Risparmiatori che oggi lo rincorrerebbero più di quanto non stia già pensando di fare la, in passato pigra, Procura di Vicenza.
Il vicentino Scaroni, prima nella Fondazione Einaudi e poi possibile sindaco di Milano per B.
domenica 01/11/2015
I soliti noti, ritorno alle origini
Milano, B. vuole sindaco Scaroni l’ex capo dell’Eni
Il manager è di Vicenza, ma ha studiato alla bocconi, è stato arrestato, indagato, condannato, prosciolto
di  Gianni Barbacetto  MilanoÂ
Berlusconi e Scaroni nel 2011, quando erano potenti - Ansa
Esce di scena Paolo Del Debbio, entra Paolo Scaroni. Sarà lui il candidato sindaco del centrodestra a Milano? All’ex amministratore delegato di Eni ed Enel, Silvio Berlusconi ha regalato un pacchetto di azioni del Milan, in segno di stima. Ora gli ha chiesto di candidarsi per il dopo Pisapia, in una competizione che potrebbe vederlo opposto al commissario Expo Giuseppe Sala: una sfida all’ultimo manager.
All’epoca di Mani pulite
Nel 1992 pagava tangenti per appalti, oggi è stato appena assolto per corruzione internazionale
L’idea del leader di Forza Italia, rallentata dal fatto che Scaroni fosse indagato per corruzione internazionale, ha ripreso quota dopo che il giudice, a inizio ottobre, lo ha prosciolto nel procedimento relativo al pagamento di tangenti per 198 milioni di euro in Algeria per far ottenere appalti da 8 miliardi di euro a Saipem, partecipata da Eni, di cui Scaroni era ad. Nei prossimi giorni sapremo se la proposta di Berlusconi supererà le riserve di Scaroni e i malumori di Mariastella Gelmini, coordinatrice lombarda di Forza Italia, a cui piacerebbe tanto essere lei la candidata del centrodestra per succedere a Giuliano Pisapia. Ai compagni di partito che le fanno notare che difficilmente i milanesi voterebbero una bresciana, lei ricorda che anche Scaroni non è milanese, ma di Vicenza, dove è nato nel 1946. Per un paio d’anni è stato anche presidente del Vicenza Calcio. A Milano però Scaroni ha studiato e lavorato per molti anni.
Laurea alla Bocconi e, dopo un master alla Columbia University di New York, lavora alla McKinsey, alla Chevron, alla Saint Gobain, infine alla Techint, il gruppo della famiglia Rocca. Proprio come amministratore delegato della Techint inciampa nell’inchiesta Mani Pulite: il 14 luglio 1992 viene arrestato con l’accusa di aver pagato tangenti per ottenere appalti alla centrale Enel di Brindisi. Torna in cella, per un giorno, nell’aprile 1993. Confessa: “Dal 1985 a oggi ho versato al Partito socialista circa 2 miliardi e mezzo di lire, consegnando denaro a volte in contanti e a volte su conti esteriâ€. Nel 1996 patteggia la pena: 1 anno e 4 mesi.
Segue un periodo di apparente eclissi, durante il quale però realizza il suo capolavoro: per conto della Techint, in alleanza con la britannica Pilkington, compra la Siv, un’azienda di Stato (gruppo Efim) che produce vetri per auto e che viene privatizzata dopo Tangentopoli. La porta a casa per soli 210 miliardi di lire: la metà del valore assegnatole da una perizia di Mediobanca. Dopo qualche tempo, la Pilkington rileva l’intera Siv e Scaroni si trasferisce a Londra, come chief executive officer dell’azienda. Di Tangentopoli, dunque, Scaroni è stato due volte protagonista: la prima, come manager che ha comprato appalti pubblici in cambio di mazzette ai partiti, contribuendo così a formare la voragine del debito pubblico che ha portato nel 1992 l’Italia sull’orlo della bancarotta; la seconda, come beneficiario delle privatizzazioni rese necessarie per salvare il Paese dai guasti di Tangentopoli.
Cugino dell’ex ministra socialista Margherita Boniver, amico dei boss craxiani Massimo Pini e Gianni De Michelis, Scaroni ha un rapporto forte soprattutto con Luigi Bisignani, ex giornalista, ex democristiano, ex P2, eterno lobbista, con una condanna a 2 anni e 8 mesi per la tangente Enimont e un patteggiamento a 1 anno e 7 mesi per la cosiddetta P4. È Bisignani, insieme a Gianni Letta, che propizia il ritorno di Scaroni in Italia, nel 2002, come amministratore delegato dell’Enel: proprio l’azienda pubblica da cui dieci anni prima aveva comprato appalti a suon di tangenti (“Something that in retrospect is somewhat ironicâ€, si permise di commentare il Financial Times).
Per capire qualcosa di lui si può leggere un suo libro che a metà degli anni Ottanta fu un piccolo caso editoriale: Professione manager, editore Mondadori. In copertina come autore era indicato “Anonimoâ€, seguito da “a cura di Angelo Maria Perrinoâ€, allora giornalista di Panorama e oggi direttore di affaritaliani.it. Il gioco era fatto per essere scoperto: l’“Anonimo†era proprio lui, Paolo Scaroni, che insegnava i segreti per avere successo. Ma di tangenti non parlava.
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