Il veneto Mons. Martinelli orgoglio dell’Italia in Libia
Giovedi 19 Febbraio 2015 alle 19:52 | 0 commenti
Mons. Giovanni Innocenzo Martinelli è il vicario apostolico di Tripoli. Di famiglia veneta, più precisamente veronese, è nato a Tarhuna, 65 km a Sudest della capitale libica, ha seguito gli studi sacerdotali in Italia, dal 1985 governa la chiesa di San Francesco, a pochi passi dalla nostra ambasciata ormai deserta. Non andrà via dalla Libia, dove è tornato più di quarant'anni fa. Ci sono italiani, sconosciuti agli "italiani", che ci rendono orgogliosi di essere italiani!
Naturalmente la ripetizione è voluta proprio per sottolineare che il nostro popolo non ha avuto straordinarie personalità solo nel passato, le può vantare tutt'ora!
Uno di questi è proprio Padre Giovanni Innocenzo Martinelli, uso l'appellativo di Padre perché è quello che predilige, ma sarebbe corretto dire Monsignore in quanto stiamo parlando di un Vescovo, anzi del Vicario Apostolico di una città alla quale dovremmo tutti rivolgere la nostra attenzione: Tripoli.
Mons. Martinelli è nato sul suolo libico nel 1942 e ci è ritornato, per non andarsene più, quando non aveva ancora trent'anni, la famiglia è della provincia veronese, ma lui si sente legato alla terra che gli ha dato i natali e che ha sempre amato.
Per questo seppur in grandissimo pericolo lui, unico italiano rimasto, ha voluto dire a tutti "Io resto qui" ed, aggiungiamo noi, eventualmente fino al martirio.
Ma le mie parole non rendono il giusto merito a Mons. Martinelli, per questo preferisco usare le sue, sentite di quale immensa profondità :
"In chiesa sono venuti a dirmi che devo morire. Ma io voglio che si sappia che Padre Martinelli sta bene e che la sua missione potrebbe arrivare al termine. Ho visto delle teste tagliate ed ho pensato che anch'io potrei fare quella fine. E se Dio vorrà che quel termine sia la mia testa tagliata, così sarà , anche se Dio non cerca teste mozzate, ma altre cose in un uomo. Bisogna farsi coraggio, la Libia è un Paese che va amato. Bisogna capirlo e saperlo incontrare"
E prosegue dicendo:
"Dobbiamo trovare il modo di far risorgere questo Paese. Non con la forza, ma con il dialogo, che è mancato per troppo tempo. Credo che sia il momento più difficile di sempre. Con Gheddafi avevamo anche scambi di amicizia, era una persona intelligente, anche se a volte un po' matto. Però, ecco, non ci faceva paura."
Per concludere in maniera mirabile:
"Questo è il culmine della mia testimonianza. E se la fine dev'essere testimoniata col mio sangue, lo farò!"
Straordinario! Grazie Padre Martinelli. Grazie.
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