Il tesoretto dell'autostrada, l'amministrazione non lo scialacqui
Sabato 23 Giugno 2012 alle 22:33 | 3 commenti
Gentile direttore,
sono stato e sono tuttora un sostenitore della giunta comunale di Vicenza. Proprio per questo non posso fare a meno di notare quella che per me è una stonatura, non evidenziata dalla stampa (chiedo scusa a chi l'ha evidenziata senza che io la notassi). Il "tesoretto" derivato dalla vendita delle quote dell'autostrada Serenissima è notevole; immagino che la giunta Variati abbia ritenuto non più strategica per il comune la presenza in Serenissima, oppure che abbia ritenuto questo il momento giusto per far fruttare un investimento di anni fa (foto dell'iniziale cessione).
Non mi piace pensare, ma l'evidenza me lo suggerisce, che si sia scelto di vendere le quote dell'autostrada per mancanza di denaro nelle casse comunali. Sarebbe come se una famiglia vendesse la propria casa di proprietà e andasse in affitto per poter continuare a pagare le bollette: sarebbe una scelta drammatica, magari giustificata dalle condizioni economiche, ma drammatica e a termine (quando fossero finiti i soldi derivati dalla vendita, che si fa?).
So che il comune, come quasi tutte le amministrazioni locali, ha in essere molti mutui e obbligazioni, accesi negli anni per pagare opere che eccedevano l'ordinaria amministrazione. Seguendo il paragone con il bilancio familiare, se si vende una proprietà , il ricavato dovrebbe servire prima di tutto per estinguere i debiti, successivamente per investire in qualcosa d'altro che sia utile e porti frutti nel futuro: se una famiglia vende la casa per prima cosa estingue il finanziamento che aveva acceso per l'acquisto dell'auto, chiude il fido in banca e, con i minori interessi che deve pagare, si concede qualche pizza in più o magari investe in btp visti i buoni rendimenti attuali, investe nell'università dei figli, in una nuova esperienza professionale con prospettive di maggiore tranquillità economica...
Così il comune, con il "tesoretto", avrebbe potuto estinguere prima di tutto i mutui con le banche e con i minori oneri derivanti dal non essere più debitori verso le stesse o i risparmiatori, avrebbe potuto aumentare il budget per l'ordinaria amministrazione o coprire eventuali ammanchi dei trasferimenti statali. Invece, vedo il denaro frutto di un investimento speso in manutenzioni ordinarie e spese varie, tutte correnti. Non vedo mutui estinti (ma spero di essere smentito) e non vedo nuovi investimenti per il futuro (la scuola, la cultura, la coesione sociale, non solo asfalto). Mi sembra, insomma, che si stia sprecando il denaro ricavato, come se una famiglia, venduta la casa di proprietà , decidesse di cambiare l'auto perfettamente funzionate per prenderne una più bella, iniziasse a uscire a cena tutte le sere.... Cose belle, ma non degne di persone previdenti e oculate.
Se poi il tutto è fatto nell'ultimo anno di amministrazione, mi viene spontaneo pensare (perchè sono malizioso, lo so) che il tutto sia fatto con l'obiettivo di farsi rieleggere; tanto i soldi da spendere dureranno ancora un anno o due. Chi verrà dopo, venderà qualcos'altro. Ma a un certo punto i nostri figli e nipoti ci diranno: "E noi, che cosa vendiamo per tappare le buche nell'asfalto? Non resta più niente da vendere".
Forse allora scopriremo che, invece di far fruttare un patrimonio pubblico, lo abbiamo usato per coprire le spese correnti impoverendoci sempre di più.
Sia chiaro, so bene che lo Stato sta togliendo agli enti locali quote sempre più consistenti di denaro, ma la soluzione mi sembra miope: funziona per qualche anno, poi ci ritroveremo a non avere più soldi per sistemare le strade e ad essere poveri, senza più alcun investimento per il futuro, capace di farci crescere.
Per questo spero che l'amministrazione non scialacqui tutto il "tesoretto", ma sappia chiudere tutti i mutui (anche se la cosa non porta voti e farà poco piacere a qualche istituto bancario) e utilizzare il denaro restante per investire nel futuro, non per pagare l'asfaltatura o l'aiuola di quartiere.
Cordialmente,
Nicola Stocchiero
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