Il tabù degli oneri
Giovedi 26 Novembre 2009 alle 18:41 | 0 commenti
La giunta municipale di Vicenza annuncia che stanno per aumentare gli oneri di urbanizzazione primaria e secondaria. Ovvero quel quantum che il privato deve al comune quando un lotto diventa edificabile. Quantum che poi serve finanziare viabilità , infrastrutture, scuole, servizi alla persona e altro. Da un quarto di secolo le tabelle regionali (ma predisposte dai comuni) che li fissano non erano state aggiornate secondo il crescere dell'inflazione. Una pratica ben diffusa in tutta Italia. Una pratica che aveva costituito di fatto un incentivo perenne a costruttori ed immobiliaristi. Un incentivo che ha significato per anni lauti profitti per le imprese scaricati sulla collettività ; la quale di contro non ha mai beneficiato di case a buon mercato, visto che le plusvalenze sono puntualmente finite nelle tasche degli impresari. Tant'è che il ritocco degli oneri è stato per anni un vero e proprio tabù. Un santuario che non doveva essere profanato dalla politica.
La situazione però è cambiata. La crisi e soprattutto il taglio dell'Ici voluto dal governo hanno inguaiato le casse dei comuni che in molti casi sono stati costretti a rivedere le tabelle al rialzo. Logica avrebbe voluto che gli indici avessero abbracciato il 100% del caro vita calcolato dall'Istat, che pure è assai inferiore di quello reale. Nonostante ciò la giunta berica ha preferito fermarsi a quota 50%.
Ma non è stato un parto indolore. L'aumento è stato caldeggiato dall'assessore alle finanze Giorgio Lago (Pd) che da un anno è costretto a confrontarsi con un bilancio sempre più magro. Per mesi l'assessore all'edilizia Pierangelo Cangini (Pd) si era convinto a non aumentare gli oneri, anche per le pressioni fortissime che gli giungevano dal mondo confindustriale. Era il 18 gennaio 2009 quando lo stesso Cangini, mentre si profilava il percorso del nuovo Pat, dichiarò al GdV: «Con la crisi attuale sarebbe controproducente pensare di aumentare gli oneri di urbanizzazione...». Poi però sono arrivati i tagli del governo che ha rimborsato solo in parte il taglio dell'Ici e alla fine l'ha spuntata Lago, anche se non con l'aumento massimo.
Aumento che peraltro per un paio d'anni sarà mitigato dai benefici fiscali del piano casa. Ma che cosa sarebbe successo se dall'85 il comune avesse aggiornato costantemente le tabelle? Travasando matematicamente gli importi oggi ci sarebbero in cascina, virtualmente, come minimo 125 milioni di euro in più. Ai quali se ne potrebbero aggiungere altri 125 se si fa fede alle stime del Sunia. Ma quei soldi oggi sono in tasche private, magari in qualche paradiso fiscale.
Marco Milioni
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