Il sindaco omeo
Lunedi 25 Giugno 2012 alle 17:01 | 0 commenti
Cui prodest? Molto cinicamente questa è la domanda che occorre porsi quando sui media si legge che l'amministrazione comunale di Vicenza ospita in qualche modo la presentazione del libro verità di Renzo Mazzaro, volume sul potere del quindicennio azzurro nel Veneto.
Per quale motivo il sindaco Achille Variati sente, se lo sente, il bisogno di una iniziativa del genere? Il suo è un irrefrenabile afflato culturale? Oppure la marea montante del dissenso nel Paese lo ha convinto a giocare anche sul tavolo della cosiddetta antipolitica? Variati da questo punto di vista, complice una stampa locale che nel complesso glielo permette e una opposizione civica o politica inesistente, ha gioco facile: ex sindaco democristiano postdoroteo, nei tardi '90 si ricicla in consiglio regionale veneto del quale diventa vicepresidente in quota Margherita, lo stesso partito da cui provengono Rutelli e Lusi. Sono proprio gli anni in cui il gruppo di potere Galan, Sartori, studio Altieri prende in mano i comandi della sanità regionale, della finanziaria Veneto Sviluppo e di altri gangli dell'establishment in accordo con quella corrente dell'ex Quercia ora confluita nel Pd che fa riferimento a quel Brentan poi finito in guai giudiziari per gli appalti autostradali. È l'eredità intatta del potere democristiano e socialista che sotto Bernini, Prandini e De Michelis è poi sprofondato nella melmaia della Tangentopoli veneta, che non risparmiò nemmeno l'ex Pci.
Ancora Variati diventa poi uno dei vessilli del movimento No Base, addomestica il fronte contrario alla Ederle bis in cui ci sono militanti che giustamente se la prendono con la Nato per una operazione ignobile sul piano costituzionale), ma al contempo professa amicizia con gli Usa e i loro festeggiamenti alla Caserma Ederle. Poi diventa sindaco e il fronte no base si sopisce. La sua giunta approva una serie di pacchetti che la precedente amministrazione (pur sciaguratissima sul piano del territorio) non era riuscita a mettere nella gettoniera urbanistica: lottizzazione Unicomm in primis. E ancora importa nella sua maggioranza i nemici del fronte No Dal Molin, Udc e ciceri, i quali ultimi scarica, o finge di scaricare giusto ieri. Da quasi sindaco cavalca il caso Aim, ma sul piano delle prospettive si mette pure lui in pole position per replicare il piano di spolpamento già architettato quando in Assindustria comandavano gli altri. Non prende posizione per lo scandalo del caso Fontana. Arruola i sartoriani Albanese e Carta nel novero delle persone da tenere in debita considerazione, affidando, direttamente o indirettamente, al primo incarichi di primo piano. Cinguetta con le punte di diamante dell'establishment Pdl (o ex Pdl) a partire dal Gruppo Gemmo sino a scendere ai twitter da una sponda all'altra con l'ex assessore al territorio, l'ex forzista Maurizio Franzina, riscopertosi ultimamente nel ruolo di docente di scienze politiche applicate di uno dei gruppi del firmamento grillino berico (sì, il Franzina del sì politico ai Pomari, al nuovo Teatro, al nuovo tribunale, alla liason talar urbanistica tra Huellweck e lady Bressanello, sposati da Galan e Berlusconi in tempo di quaresima con dispensa vescovile, ai Bid e via contabilizzando).
Chissà Variati che cosa ha in mente. Forse il libro di stasera è la risposta in chiave omeopatica al potere galaniano. Ne assumi di tanto in tanto un po' fino a che non ti vaccini. Sempre che non abbia invece l'effetto di una droga, giacché dal vaccino si passerebbe alla tossicodipendenza.
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