Variati, il sindaco monocratico
Martedi 28 Maggio 2013 alle 18:21 | 0 commenti
Achille Variati ieri è stato eletto al primo turno sbaragliando una concorrenza inesistente e capitalizzando il vantaggio di una opposizione che in cinque anni non ha mai fatto opposizione. Il democratico Variati ha approfittato delle divisioni interne al centro destra e del trend negativo alla stessa compagine. Se al tutto si sommano i consistenti sconfinamenti dell'elettorato azzurro (chiamato a rapporto dal doge Galan in persona) verso i lidi di Achille, l'evaporazione annunciata di un M5S berico in formato ectoplasmico e il calo della affluenza che storicamente premia il centrosinistra, si spiega il suo successo.
Rispetto al quale non va dimenticata la fiacchissima prestazione di una Dal Lago simbolo di una Lega imbolsita e avvitata a quel poco potere che le rimane.
Variati sarà quindi per cinque anni un primo cittadino monocratico che in modo più evidente farà e disferà a suo piacimento senza nemmeno quei pochi infingimenti, che durante la passata consiliatura avevano fatto da paravento alla sua presa sull'amministrazione. Di più, potrà contare su un presidio No Dal Molin che voti e influenza è ormai parte organica dello schieramento del sindaco che ormai parte da Udc e propaggini forziste per giungere sino ai (furono?) disobbedienti e porzioni postcomuniste varie o sedicenti tali. Di fronte ad una opposizione inconsistente ed un disagio esistente (quattro aventi diritto su dieci non hanno votato) ma non articolato, la città ha scelto l'uomo che meglio ne impersona virtù, vizi e ipocrisie. Calcisticamente parlando Variati è un allenatore che predilige il gioco alla portoghese, melina, ragnatela e zampate all'occorrenza. Mal tollera invece il gioco veloce o muscolare, ma nessuno tra i suoi competitori ha potuto o voluto affrontarlo di petto e così il capo dell'esecutivo ha avuto partita vinta sfruttando le sua superiore intelligenza politica e le sue indubbie e migliori capacità rispetto agli avversari di gestire il potere e di farsi garante dello status quo. Cosa che Dal Lago faceva bene quando a Vicenza dominava come erede politica di Danilo Longhi. Oggi senza potere reale in mano la Manu biancorossa ha mostrato tutti i limiti di un politico senza mordente e senza una visione profonda della società .
Ma il punto è bene un altro. Un anno fa VicenzaPiù realizzò una lunga intervista al primo cittadino nel quale alla grossa si preconizzava proprio lo scenario odierno. In quella intervista trasparì la vera preoccupazione di Variati. Quella di una situazione generale di un Paese e di una regione sull'orlo di una crisi di sistema, non solo economico. Per un qualche istante è anche possibile che nella testa del primo cittadino, specie dopo le politiche di febbraio, sia balenato il timore di un M5S che in qualche maniera anche a Vicenza avrebbe potuto dare sfogo e sostanza alla rabbia che comincia a serpeggiare pure nella capitale del mugugno che è Vicenza. Ma l'assenza di predisposizone al combattimento, che invece c'è nel leader nazionale, la mediocrità , l'ottusa inconsistenza e peggio ancora la supponenza di una larghissima parte degli attivisti, deve avere subito tranquillizzato il capo dell'esecutivo. Il quale lo ha fatto capire anche oggi durante l'incontro col suo portavoce della campagna elettorale Jacopo Bulgarini quando ha genericamente parlato di una burocrazia degli enti sovraordinati che rischia di incartare il suo disegno di città . Variati però ha anche annunciato una serie di piccole grandi rivoluzioni sul piano della burocrazia interna. Più preciso il sindaco non è stato, ma è chiaro che si annuncia una richiesta di maggiore elasticità verso i dipendenti, magari pensando alle aperture al sabato od altro. Di qui ad un mese si capirà se si tratta di maquillage o se si andrà a toccare anche il cuore dei rapporti sindacali tra amministrazione e dipendenti. E ancora si capirà se Variati abbia intenzione di procedere con un necessario svecchiamento di pratiche obsolete in seno alla macchina comunale o se voglia usare una minoranza di dipendenti come agnelli sacrificali sull'altare di uno pseudo efficientamento dei meccanismi del municipio come scudo levato davanti ad una opinione pubblica che diviene sempre più insofferente verso il palazzo.
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