Il referendum 22 ottobre, Giovanni Rolando per ReteDem Veneta: è contro l'Italia, contro l'Europa, ci asteniamo
Domenica 8 Ottobre 2017 alle 14:28 | 0 commenti
Sceneggiata inutile e costosa, 15 milioni dei Veneti buttati. Utilizzare quei soldi dei Veneti per il piano sociosanitario e per la non autosufficienza, tutela dell'ambiente, per gli investimenti a sostegno del lo sviluppo e l'economia.
È una semplice, inutile, costosa consultazione pagata con 15 milioni di euro dei veneti quella del 22 ottobre. ReteDem Veneta si astiene. La minoranza del Pd è per l'astensione. E se il sindaco di Vicenza e il segretario regionale dicono di sì, noi della minoranza della direzione regionale del Veneto abbiamo votato per l'astensione: 18 per l'astensione, 29 a favore per il sì proposto dal segretario del partito.
Già a luglio dunque nella direzione indetta sull'argomento io sono intervenuto subito dopo Variati e Fracasso. Con un intervento che è a verbale.
Il referendum di Zaia è contro l'Italia, è contro l'Europa. E' bene dirlo chiaro e forte.
L'indizione del referendum coinvolge due Regioni tra le più importanti: Veneto e Lombardia
In Lombardia Maroni aveva promesso di trattenere sul territorio almeno il 75% delle tasse pagate dai cittadini lombardi nella sua campagna elettorale e per questo fu eletto. Terminerà a quattro mesi dal voto delle prossime elezioni regionali lombarde con un costoso e inutile referendum consultivo. Dopo cinque anni Maroni non solo non manterrà la promessa, ma sprecherà 46 milioni di euro. Un vero fallimento politico e amministrativo.
In Veneto Zaia è ancor peggio. Il quesito, infatti, recita " Vuoi che la Regione possa avere ulteriori forme di autonomia...." non facendo alcun riferimento all'unità nazionale, ed è già una prima differenza. La seconda è che qui in Veneto, al contrario della Lombardia, serve raggiungere il quorum. Ovvero la metà più uno dei voti. Astenersi dunque è una precisa scelta civile che ha l'obiettivo di non farsi prendere in giro dal governatore che ha governato per tanti anni con Galan, che è stato ministro senza mai fare nulla su questo fronte, che non si accorgeva di nulla sullo scandalo Mose, che sostiene di non avere risorse per l'assistenza sociale, per i non autosufficienti, che produce il fallimento del piano socio-sanitario.
In questo contesto è bene ricordare che il federalismo differenziato è stato inserito in Costituzione dal centrosinistra nel 2001. Il centrosinistra ha da sempre sostenuto la possibilità per le Regioni in equilibrio di bilancio di vedersi riconosciute competenze aggiuntive accompagnate da adeguate risorse, così da valorizzare le vocazioni e le specificità di ciascun territorio, mantenendo fermi come valori indiscutibili l'unità nazionale e la solidarietà dei territori.
La strada intrapresa da Zaia ci ha trovati fin dall'inizio contrari, sia per i tempi sia per il metodo. Il Veneto avrebbe potuto, senza chiedere nessuna ulteriore autorizzazione e senza alcun costo per i cittadini:
- avviare il confronto con gli Enti locali; -approvare in Consiglio Regionale il progetto di autonomia "rafforzata"; - - chiedere al Governo l'immediata apertura di un tavolo di confronto.
Nulla di questo è avvenuto. Il Presidente della giunta regionale del Veneto in questi anni non ha mai chiesto al Governo di aprire la trattativa per il federalismo differenziato. Ha ignorato la disponibilità più volte espressa dal Governo di essere pronti al negoziato. Ha invece deciso di buttare al vento queste opportunità e ha indetto un referendum consultivo basato su un quesito ovvio. Oltretutto dicendo pubblicamente che questo è solo il primo passo. L'appetito vien mangiando e in seguito procederemo per la secessione del Veneto. Questo è il progetto politico.
Per questo è contro l'Italia e l'Europa. Non a caso Benetton, Marzotto e tanti industriali sono preoccupati degli effetti per l'oggi e per il domani. E si sono dichiarati per non andare a votare il 22 ottobre.
Questo referendum andava evitato. Per questo il gruppo Pd si è battuto in Consiglio Regionale. E con lo stesso impegno ora ci batteremo affinché questa consultazione non venga strumentalizzata da Zaia e dai partiti che compongono la sua maggioranza.
In queste settimane abbiamo assistito a dichiarazioni roboanti sul tema del residuo fiscale, ad annunci sulla sicurezza e ad una campagna di comunicazione sul referendum senza precedenti. Se Maroni parla di trattenere 54 miliardi in Lombardia, una cifra che è più del doppio del bilancio dell'intera Regione e della legge di stabilità 2016 per l'intero Paese, Zaia parla di 18 mld di residuo fiscale. Tutte balle, come dimostrato.
Il referendum del 22 ottobre non ha nulla a che vedere con il residuo fiscale e le tasse pagate dai veneti, non riguarda la sicurezza che è una materia di esclusiva competenza nazionale nè la possibilità di fare del Veneto una regione a Statuto speciale.
Bisogna fare un discorso di verità . I Veneti devono essere correttamente informati e deve essere contrastato ogni tentativo di distorcere il vero significato politico del voto.
Il PD Veneto vuole perseguire seriamente l'obiettivo del federalismo differenziato e affrontare la sfida della riduzione del residuo fiscale. La nostra proposta è concreta, la Regione apra un confronto vero su:
tutela dell'ambiente e dell'ecosistema; tutela dei beni culturali; protezione civile; ricerca scientifica e sostegno all'innovazione. Coinvolgendo tutti i territori e le istituzioni, evitando il rischio di un neo-centralismo regionale che ha fallito.
Nella trattativa con il Governo il Pd deve far sapere che vuole chiedere l'applicazione dei costi standard nella sanità e nei trasporti, il recupero dal contrasto all'evasione dell'Iva, l'aumento degli spazi finanziari per gli investimenti.
Se si continua a chiedere l'impossibile, andando contro gli interessi dell'Italia e anzi tentando di dividerla, allora il rischio che si corre è quello di rimanere con un pugno di mosche in mano. Esattamente quello che è successo alla Lega quando era contemporaneamente al Governo del Paese e del Veneto. Con Zaia Ministro.
Se invece si mettono in campo proposte concrete, argomentate e dettagliate, allora si possono portare a casa risultati e risorse importanti per il territorio.
Per tutti questi motivi come minoranza nella direzione regionale del pd abbiamo votato per l'astensione ed ottenuto la piena libertà di fare campagna sulle nostre posizioni ed obiettivi.
Le battaglie giuste vanno fatte. Con coraggio e determinazione. Nulla è difficile se lo fai con chiarezza di idee e volontà di riuscire.
Giovanni Rolando, della direzione regionale Pd
Coordinatore regionale Associazione ReteDem
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