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Il ragazzo della via Zanecchin

Di Redazione VicenzaPiù Domenica 3 Giugno 2012 alle 17:30 | 0 commenti

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Tratto da VicenzaPiù n. 235 (abbonati alla moderna versione online sfogliabile e dal prossimo numero con articoli leggibili anche in formato testo: VicenzaPiù Edicola è ora disponibile in abbonamento con due modalità. Abbonamento standard: 18 Euro all'anno Iva di legge inclusa. Abbonamento sostenitore: 30 Euro all'anno Iva di legge inclusa).

Di Guido Zentile
Gli anni passano. Le città cambiano, chi più velocemente, chi un po' più tranquillamente. Anche Vicenza è cambiata, progressivamente si è trasformata, e si sta trasformando attraverso un lento, ma invasivo percorso.

Tutto ciò lo si può vedere nella città stessa e, in particolare, all'ingresso, attraverso le vie principali, in cui la campagna o la fabbrica hanno lasciato spazio ai parchi commerciali, ai centri direzionali, una visione statica, che con la maschera di un apparente ordine nasconde l'incertezza e l'inquietudine quotidiana. Chi entrava in città dalla "247", o meglio da Noventa, tre elementi caratterizzanti si distinguevano: la "Rotonda" del Palladio, che dal suo rilevato spaziava sulla campagna sottostante, il binario della tranvia che attraversava la strada prima di immettersi nel tratto urbano che precedeva l'ingresso in stazione, e la mole dello stabilimento della Cotorossi, distinguibile per l'alto camino con l'inconfondibile stemma.
Oggi di questi tre elementi rimane solo la "Rotonda" del Palladio. Della tranvia, chiusa nel 1979, rimangono i ricordi e una pista ciclabile, della fabbrica non rimane niente, o meglio rimane il camino con lo stemma, ma nascosto dalla mole del nuovo tribunale. Ed è da questo ultimo elemento, della fabbrica che non c'è più, che risalta la profonda trasformazione che ha subito, e sta subendo, Borgo Berga, la porta sud di accesso alla città verso c.trà Santa Caterina, che culmina a piazzale Fraccon e si evidenzia a tutt'oggi per l'arco delle scalette.
Lo stabilimento della Cotorossi, chiuso nei primi anni novanta e successivamente, dopo un agonizzante abbandono, demolito, occupava quasi interamente il promontorio creato dai due principali fiumi cittadini, il Bacchiglione e il Retrone, alla cui estremità i due corsi d'acqua si univano nel corso del solo Bacchiglione, come tale è rimasto oggi. Via Zanecchin, ora strada di passaggio, e di sfoltimento del traffico di viale della Pace, era una strada chiusa. Vi si poteva accedere dalla strada comunale di Casale, o da Borgo Casale, attraverso il passaggio a livello (non c'era sottopasso), e proseguire fino alla sua estremità a ridosso del posto di blocco ferroviario ex Bivio Bacchiglione, oggi demolito, e la casa cantoniera, ancora presente. Qui, a piedi o in bicicletta, si sottopassavano i binari, attraverso un mini-tunnel risalente all'epoca della costruzione della ferrovia, e si accedeva al quartiere dello stadio. Oppure, via Zanecchin proseguiva a mo' di carrareccia in direzione opposta alla ferrovia per confluire in un piccolo gruppo di casette tutte uguali: il piccolo quartiere operaio della Cotorossi, con tanto di lavandari coperti, quartiere collocato tra la fabbrica, la ferrovia, il Bacchiglione, e sul retro la campagna. Uno storico e caratteristico intervento di urbanizzazione. Per accedere alla fabbrica, dal quartiere, si andava a piedi attraverso un traballante ponte sospeso, si aggirava con un sentiero, modello mulattiera, l'alta mura di recinzione, per sbucare sul fronte di Borgo Berga attraverso un ponte più stabile, sopra il Retrone; da lì si arrivava all'ingresso principale della fabbrica. Questo percorso è sempre stato utilizzato, anche dal sottoscritto, come collegamento tra i quartieri est di Vicenza, e la zona sud, villa Valmarana - Monte Berico - stradella della Rotonda. Ripercorrendo oggi quel pezzo di città, per chi l'ha conosciuto e vissuto, non si può non notare la grande trasformazione che il territorio ha subito. La costruzione di via dello Stadio ha cancellato ogni traccia di campagna e della profonda periferia, separando via Zanecchin, dove nel cortile di una casa colonica vi hanno addirittura costruito un condominio, dall'area della Cotorossi. L'ex villaggio operaio, slegato da una fabbrica che non c'è più, ristrutturato ed ampliato, è un anonimo quartiere residenziale, costituito da case a schiera che mantengono una flebile architettura a ricordo delle origini.
Il promontorio stretto tra i due fiumi è sempre là. Su quello spazio pressoché urbanizzato al cento per cento, il nuovo tribunale si erge sui ricordi dei mattoni della fabbrica. Alto e imponente è il richiamo della giustizia, tale da dominare il paesaggio che un certo Andrea Palladio volle mantenere inalterato dal cono della visuale dei colli. Invece scendendo dalla via dei Nani ti imbatti in uno sfondo da cartolina in cui il paesaggio si può tralasciare: è il trionfo della giustizia.
In quel fazzoletto di terra nasce il nuovo Borgo Berga, l'attuale porta sud di ingresso a Vicenza. Un progetto che comprenderà una rete viabile di attraversamento e di collegamento con l'esistente, e al suo interno costruzioni residenziali, direzionali e commerciali. La potenza della geometria solida che ben si manifesta nella struttura che si eleva sul fronte della strada principale di accesso alla città. Da un lato la cortina edificata del vecchio borgo, di qua non più il muro della fabbrica, ma le verticalità del vetro-cemento. Cosa sarà? L'ennesimo spazio commerciale, un altro luogo irreale, privo del fattore conoscenza che non sarà in grado, perché così, oggi, lo richiede la legge del mercato, di far trasparire il proprio passato. Infatti, nel visitare l'area, sembra essere in un qualsiasi cantiere di una grande opera, dove in uno spazio limitato si sfrutta ogni centimetro per dare sfogo ad un immagine idilliaca di finta bellezza, che vuole nascondere un luogo che ha visto nascere, e purtroppo morire, un pezzo di città, costituito non solo da una struttura fisica, ma da persone.
Eh sì nel ripercorrere quei luoghi, nel raccontare le trasformazioni, che una micidiale urbanistica contrattata ha generato in un periodo in cui la crescita delle nostre città viaggiava a pieno regime, sembra, seppur nelle ridotte dimensioni provinciali, di scivolare sulle parole della canzone di Celentano "il Ragazzo della via Gluck" e riportarle nel "Ragazzo delle via Zanecchin". Sogni? No, direi realtà, realtà di un passato che non va dimenticato per capire l'oggi, per capire cosa sta alle spalle del nuovo Borgo Berga.


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Commenti degli utenti

Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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