Il profondo rosso del calcio: dopo l'eBook "Vicenza. La città sbancata" dovremo scrivere "Vicenza. La città scalciata"?
Martedi 7 Giugno 2016 alle 08:53 | 0 commenti
Simone Nastasi, su IlFattoQuotidiano.it col titolo "Il calcio italiano in profondo rosso" riporta e commenta il report della FIGG che in 168 pagine analizza i bilanci in profondo rosso delle società di serie A, B e Lega Pro, tra cui c'è il Vicenza Calcio appena passato di mano alla Vi.Fin. di Alfredo Pastorello e Marco Franchetto che di soldi freschi pare che ne immetteranno ben pochi, se non nessuno e, nell'indifferenza e nela disinformazione totale, pare che giochino con i numeri delle dialzioni e dei tagli obbligati dei debiti come hanno fatto Giani Zonin, Samuele Sorato, Giuseppe Zigliotto con i finti aumenti di capitale. Il rapporto sullo stato di salute del nostro calcio (pubblicato nei giorni scorsi, elaborato dal centro studi Arel e dalla società di consulenza Pwc e mantenuto in stato di come vigile solo dagli introiti televisivi) «è una diagnosi impietosa dal punto di vista economico e finanziariocon raccontano che il nostro "sistema calcio" è in profondo rosso. Per 536 milioni di euro che si riferiscono alla stagione 2014-15...».
La pulizia fatta nelle plusvalenze (il valore più o meno fittizio del parco giocatori su cui si reggevano tecnicamente in bilanci precedenti) non è ancora terminata ma le ha fatte scendere dai 582 milioni di euro del 2014 ai 380 del 2015, mentre «il risultato netto delle società professionistiche del calcio italiano nel 2015 è peggiorato del 69% rispetto all'anno prima. Inoltre, ed è forse un aspetto che finisce per preoccupare ancora di più, le società di calcio vedono di anno in anno erodersi il loro patrimonio. Il totale del patrimonio netto dal 2014 al 2015 è infatti letteralmente precipitato: dai 274 milioni del 2014 ai 37 del 2015». E mentre Nastasi sottoliena l'unico dato positivo, ecco l'annotazione che richiama in causa la Vi.Fin.: «E in tutto questo, chi dovrebbe investire cioè gli azionisti o i proprietari, a quanto pare, non pare che abbiano intenzione di farlo (tranne qualche sporadico caso)...».
Se Vicenza ha già vissuto, e per lungo tempo ne pagherà le conseguenza, il dramma del flop della Banca Popolare di Vicenza, raccontata dal nostro eBoook (e libro) "Vicenza. La città sbancata", non vorremmo in un prossimo futuro dover arricchire il web e dare alle stampe "Vicenza. La città scalciata", un caso annunciato, meno grave del crack di fatto della Banca che ha colpito una parte notevole di loro, circa 35-40.000 soci ridotti in povertà , ma che colpirà l'ultimo valore che tieni uniti i Vicentini oggi e, per giunta, gra parte degli 800.000 abitanti della provincia: l'amore per il Lane.
Il report della FIGC. Il calcio italiano in profondo rossoÂ
di Simone Nastasi, da IlFattoQuotidiano.it
Sarebbe proprio il caso di dire, altro che "fair play finanziario". L'ultimo rapporto della FIGC sullo stato di salute del nostro calcio (pubblicato nei giorni scorsi ed elaborato dal centro studi Arel e della società di consulenza Pwc) è una diagnosi impietosa dal punto di vista economico e finanziario. Che rivela come in Italia ci sia un grande malato che sembra incapace di guarire: il calcio italiano. Tenuto in vita soltanto grazie a quella "medicina" (per non chiamarla droga dato lo stato di dipendenza) che sono gli introiti da diritti televisivi.
Per il resto i numeri contenuti nelle 168 pagine che compongono l'analisi dei bilanci delle società di serie A, B e Lega Pro raccontano che il nostro "sistema calcio" è in profondo rosso. Per 536 milioni di euro che si riferiscono alla stagione 2014-15. Questa è infatti la cifra che allo stato attuale dei conti per farli quadrare. A fronte di ricavi complessivi per oltre 2,6 miliardi di euro (in calo rispetto alla stagione 2013-14) i costi ammontano a 3,07 (con la voce massima di costo rappresentata dal costo del lavoro salito a 2.252 milioni di euro nella stagione 2014-15) .
A comandare la classifica delle società in deficit, neanche a dirlo, c'è la serie A con 379 milioni di rosso. L'aspetto interessante (fino ad un certo punto) che anche gli analisti della Pwc hanno fatto notare è che il valore della produzione della filiera "calcio italiano" è calato proprio nell'anno in cui il Pil è tornato a crescere. Negli anni della recessione invece, mentre l'economia italiana decresceva o cresceva dello zero virgola, il "Pil del calcio italiano" (tranne nella stagione 2012-13) era sempre aumentato (con un picco massimo del 7% nel 2011). Mentre l'aspetto preoccupante, che riguarda soprattutto le società della serie A, è che i ricavi da diritti televisivi sebbene aumentati (del 4,5% da 987 milioni a poco più di 1 miliardo) non potranno tuttavia aumentare nei prossimi anni.
E come se non bastasse, calano anche le plusvalenze. Si è passati dai 582 milioni di euro del 2014 ai 380 del 2015. Complessivamente, il risultato netto delle società professionistiche del calcio italiano nel 2015 è peggiorato del 69% rispetto all'anno prima. Inoltre, ed è forse un aspetto che finisce per preoccupare ancora di più, le società di calcio vedono di anno in anno erodersi il loro patrimonio. Il totale del patrimonio netto dal 2014 al 2015 è infatti letteralmente precipitato: dai 274 milioni del 2014 ai 37 del 2015. In serie A il patrimonio netto aggregato è addirittura sceso in territorio negativo: -12,8 milioni di euro. E in tutto questo, chi dovrebbe investire cioè gli azionisti o i proprietari, a quanto pare, non pare che abbiano intenzione di farlo (tranne qualche sporadico caso). Senza l'incremento possibile dei ricavi derivante dalla costruzione di stadi di proprietà , diventa così "improrogabile" l'ingresso di investitori stranieri. Come i vari Pallotta, Thohir, Tacopina, Saputo e adesso la Suning i quali hanno comprato a prezzi di saldo.
Insomma al quadro a tinte rosse dei bilanci della società di calcio italiano, segue uno scenario piuttosto nero. L'uniche note positive non arrivano dai bilanci. Piuttosto riguardano la crescita del gioco del calcio come veicolo di integrazione sociale. Infatti, i calciatori stranieri negli ultimi 5 anni, sono cresciuti del 5%, raggiungendo la cifra complessiva di 57.270 tesserati. Di questi, un dato interessante arriva dai calciatori che non hanno raggiunto la maggiore età . Nel 2014-15, il numero dei ragazzi al primo tesseramento ha raggiunto le 10.284 unità . Tra questi il 54% proviene da Paesi Europei soprattutto Albania e Romania mentre un buon 30% arriva da Stati africani (come Marocco e Senegal).
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