Il pasticciaccio di Montecchio
Sabato 27 Marzo 2010 alle 09:04 | 0 commenti
Il comune castellano riduce il servizio mensa per i bambini che non pagano la retta. Una risposta sbagliata ad un problema vero. Articolo pubblicato sul n.188 di VicenzaPiù, in edicola a 1 euro e in distribuzione in città da ieri
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Dalle parti del municipio di Montecchio deve tirare un'aria strana: se non attirano l'attenzione di mezza Italia, gli amministratori castellani non sembrano esser contenti. Prima c'è stato il casus belli della delibera sui criteri abitativi, che ha dato il via ad una lunga scia di polemiche e proteste, con tanto di sciopero della spesa. Ora tocca ai bambini lasciati a pane acqua nelle mense scolastiche. Per chi si fosse perso qualcosa in mezzo al clamore mediatico di questi giorni, la situazione è questa: di fronte una manciata di famiglie in forte arretrato con il pagamento della retta per la mensa dei figli, e dopo ripetuti solleciti andati a vuoto, il Comune ha deciso di passare alle vie di fatto, rispolverando una vecchia e quasi dimenticata "punizione". A partire dal 21 marzo, invece del solito pranzo completo di primo, secondo e contorno, i figli delle famiglie ritardatarie troveranno sul piatto un semplice panino imbottito.Â
Facile intuire che il provvedimento ha scatenato il finimondo. Gli avversari hanno avuto buon gioco e più di qualche ragione nello sparare contro la "solita" Lega rozza e razzista. "Altro che radici cristiane. Dietro la faccia buona di Luca Zaia, il Veneto modello Lega è questo: arrogante e vigliacco con i più deboli", ha commentato la segretaria regionale del Pd Rosanna Filippin. Il circolo Nessuno escluso di Matteo Quero ha parlato di "provvedimento inumano", il sindaco Variati di "politiche discriminatorie e rozzamente punitive", la Cisl si è detta costernata e indignata per un "comportamento assurdo", e la Cgil ha criticato una decisione di una "gravità inaudita", chiedendo le dimissioni del sindaco Cecchetto. In questa valanga di commenti, qualcuno è andato decisamente sopra le righe. Come lo psicologo Paolo Crepet, che si è lasciato sfuggire un "decisione nazista" (cosa c'entra il nazismo?); o, sull'altro fronte, il senatore Paolo Franco, che per difendere la giunta guidata dal Carroccio ha affermato di preferire un sindaco che tiene in ordine la città e i bilanci ad amministratori come Rosa Russo Iervolino, Antonio Bassolino o Piero Marrazzo (anche qui, ma cosa c'entrano Bassolino, Marrazzo &Co.?).
Il rischio di tutta questa gazzarra è di far scivolare in secondo piano alcuni aspetti cruciali. Perché il caso sollevato a Montecchio è in effetti molto serio, e pone almeno un paio di domande di difficile soluzione. La prima è scontata: come deve comportarsi un'amministrazione pubblica di fronte a cittadini che non pagano un servizio? Pretendere che tutti facciano il loro dovere è una questione di giustizia e di rispetto, prima di tutto nei confronti di quelle famiglie che, pur con mille difficoltà , la mensa (o le bollette, o il servizio di scuolabus, o la tassa rifiuti), la pagano regolarmente. Così come è una questione di giustizia aiutare chi si trova in situazione di difficoltà . Ma di fronte a chi, anche dopo ripetuti inviti, non risponde nemmeno, che si deve fare? Dove finiscono i diritti e dove cominciano i doveri?
Qui si apre il secondo interrogativo, meno immediato (e infatti quasi nessuno ne ha parlato) e che si potrebbe sintetizzare così: dove sta scritto che nella scuola pubblica si debba per forza pagare la mensa? Non si potrebbero rimpinguare adeguatamente i bilanci scolastici, in modo che la mensa diventi gratuita per tutti, o quasi? Perchè per frequentare regolarmente la scuola, e quindi anche la mensa, bisogna per forza pagare? Ma, si sa, di questi tempi, investire nella scuola pubblica non è in cima alle priorità della politica.
In ogni caso il problema è che il Comune di Montecchio, di fronte ad una situazione obiettivamente ingarbugliata, ha scelto la soluzione peggiore. Facendo ricadere le conseguenze della decisione proprio sugli unici che non hanno alcuna responsabilità , e cioè i bambini delle elementari. Sarebbe bastato, invece di usare il pugno duro tanto in voga di questi tempi, applicare un po' di buon senso. Esattamente come avviene, silenziosamente, già in tante altre scuole. Dove, mentre il comune si adopera per recuperare gli insoluti, chi non ha pagato la mensa si arrangia con le eccedenze che non vengono date ai compagni (nelle nostre tavole c'è quasi sempre troppa roba), o con un panino portato da casa. Senza bisogno di delibere e punizioni esemplari. Che mai come in questo caso rischiano di essere ingiuste e controproducenti.
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