Il partigiano Toni Giuriolo, a 100 anni dalla nascita lo racconta di nuovo Antonio Trentin
Giovedi 31 Gennaio 2013 alle 00:01 | 0 commenti
Nel centenario della nascita di Antonio Giuriolo, a cui è dedicata dal 1994 la scuola vicentina di contrà Riale, non erano mancate nel 2012 le occasioni d'incontro con la sua memoria di giovane intellettuale cospiratore per la libertà e comandante partigiano medaglia d'oro della Resistenza. Il calendario di riscoperta di Giuriolo si era aperto proprio un anno fa a Palazzo Cordellina per iniziativa della Biblioteca Bertoliana, dell'Istituto per la storia della Resistenza e del Comune.
Era, poi, proseguito con manifestazioni ad Arzignano città natale, nelle scuole di Vicenza e con la "passeggiata laica" sui luoghi altopianesi dove il "capitano Toni" fu con i Piccoli Maestri narrati da Luigi Meneghello. L'anno giurioliano si chiude domani, venerdì 1° febbraio, a Palazzo Trissino con la presentazione in sala degli Stucchi alle 18 della biografia riscritta dopo quasi trent'anni dal giornalista Antonio Trentin che già aveva ricostruito la vita di Giuriolo già nel 1984 e a cui viene naturale chiedere subito perché una nuova edizione di quel libro
C'era da rispondere all'interesse per Toni Giuriolo espressosi nei mesi scorsi e da rimettere a disposizione, soprattutto dei più giovani, la storia della sua vicenda. Ristampare il testo edito quasi trent'anni fa da Neri Pozza sarebbe stato insufficiente. C'era parecchio da completare.
In che senso?
A parte le molte cose che mi ero annotato negli anni, ascoltando ancora i parenti di Giuriolo e i testimoni del suo tempo, era indispensabile dar conto di testimonianze che trent'anni fa erano semplici dichiarazioni fattemi a voce e che nel frattempo sono diventate testi pubblicati. E poi c'era da annotare almeno qualcosa dei lavori che sono stati dedicati nel frattempo a Giuriolo, al Partito d'Azione che aveva fondato a livello nazionale e alla sua vicenda nella Resistenza.
Di cosa si tratta?
Per esempio dei lavori di Emilio Franzina e Gianni Cisotto e dall'Istituto della Resistenza a cura di Renato Camurri. Delle testimonianze che hanno continuato a fornire quelli che erano i partigiani ventenni dell'Appennino Bolognese, dove Giuriolo morì in combattimento nel dicembre 1944, tra loro Enzo Biagi. E soprattutto delle memorie scritte da Enrico Niccolini e Mario Mirri, professori rispettivamente a Vicenza e a Pisa, amici di Toni Giuriolo.
Rispetto alla biografia del 1984, qual è l'elemento di novità più importante?
Ne indicherei due. Uno riguarda Giuriolo intellettuale solitario nei primi anni di guerra. Si tratta della testimonianza, non nuova ma poco conosciuta a Vicenza, che il professor Mirri dà sul fatto che Giuriolo era ben noto in città come antifascista e sulle avvertenze che davano ai giovani che volevano incontrarlo i padri spirituali dell'Azione Cattolica, ancora ammiratrice di Mussolini uomo della Provvidenza: evitatelo, dicevano, perché potreste avere guai voi e le vostre famiglie.
E l'altro elemento di novità ?
Direi che è il tentativo di inquadrare meglio Giuriolo nel suo ruolo politico extra-vicentino che fu di non poca importanza nel piccolo scenario dell'antifascismo veneto e nazionale. Perché Giuriolo incontrava allora, nella clandestinità a Milano, Bologna, Firenze, personaggi che anni dopo, finito il fascismo, sarebbero diventati deputati alla Costituente, ministri, segretari di partito.
C'è qualcosa che Giuriolo dice a chi ne legge oggi la vicenda?
Di sicuro a leggere di Toni Giuriolo si impara che il fascismo fu una dittatura vera e dura, che lo era da subito e che lo fu sempre. L'alleanza con Hitler non fu un'errore finale, ma una conseguenza connaturata al fascismo italiano che aveva fatto scuola in Europa. Poi direi che da Giuriolo si impara a trattare con rispetto la parola libertà . Prima di sbandierarla in politica o per le elezioni bisognerebbe interpretarla con serietà , mostrando che la libertà non è l'arbitrio del più forte o del più furbo, ma il rispetto delle regole che tutelano la libertà di tutti.
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