Il palasport della città, un costo o un ricavo? Umberto Nicolai e Giovanni Coviello: idee
Domenica 8 Agosto 2010 alle 11:58 | 0 commenti
Morto (o ucciso) il volley di serie A e in mancanza di altri club che di un impianto così fatto abbiano bisogno per necessità di pubblico e categoria di campionato, rimane il rimpianto che il Palasport Città di Vicenza sia ora finalmente sistemato dopo mille sollecitazione delle precedenti gestioni del club di pallavolo cittadino, che dal 1992 vi giocava in serie A, ma proprio in coincidenza della sua sparizione.
A fine giugno è, comunque, scaduta la predente convenzione con la società di volley, ora non più esistente, per cui una decisione andava comunque presa. Ci sembra logico, quindi, l'orientamento dell'Assessore allo Sport, Umberto Nicolai, e dell'amministrazione, di non assegnarlo ad altri club sportivi che non siano vicentini, visto che quelli locali non ne necessitano né ne potrebbero usufruire se a costi eccessivi per loro e per la comunità , e di provare a gestirlo direttamente e a pagamento per feste ed eventi, sportivi e non.
"Sarà un contenitore per scuole, giovani e cultura. Presto il bando sul bar", questo l'annuncio di Nicolai che a settembre affiderà a una commissione da istituire la valutazione delle richieste e delle proposte di utilizzo che arriveranno al Comune per assemblee degli studenti, feste private ed eventi sportivi e non, gestibili nell'impianto in base alla sua struttura attuale e alle normative esistenti per il pubblico utilizzo.
Nei lavori fatti, come denunciato anche dal vecchio club di volley in tempi non sospetti, anche volendo, le società di basket, magari vogliose di subentrare, "non potrebbero usare allo stato attuale l'impianto, che, da un lato - ricorda il precedente presidente del volley, Giovanni Coviello (che è anche nostro direttore, ma che volentieri e con franchezza ci ha parlato dell'argomento) - sarebbe sovra dimensionato per le loro esigenze di pubblico e di categoria, dall'altro dovrebbe essere adeguato alle normative sportive del basket spendendo molte migliaia di euro per il rifacimento della parquet, degli spazi per le misure di rispetto e dei canestri, non solo non più a norma ma anche non inseribili fisicamente negli spazi previsti per qualche carenza progettuale, denunciata ma non ascoltata".
Naturale, quindi, che per un anno sperimentalmente il palazzetto provi ad ospitare le assemblee studentesche di istituti affollati e magari di enti e aziende (nel passato ha ospitato anche concorsi pubblici), visti i quasi duemila posti ora a disposizione, eventi musicali o culturali, feste private e quant'altro, "non dimenticando che l'impianto non è insonorizzato", ricorda ancora Coviello, che dell'emigrazione a Imola per la chiusura del palasport ha pagato un enorme dazio.
"Ma gestire un impianto come quello storico di Via Goldoni - conclude Coviello - non è un gioco da ragazzi, ve lo dice uno che ci ha vissuto in pratica per 15 anni".
La commissione che sarà costituita per valutare le richieste di affitto e per decidere chi entrerà nel palazzetto, come si legge oggi sul GdV, sarà indispensabile per la correttezza delle decisioni a favore della comunità , quindi, ma, se si vorrà gestire al meglio anche economicamente, il palasport, l'Amministrazione potrebbe pensare di affidarlo anche a un manager esperto, che fatte salve le indicazioni geopolitiche, lo sappia impegnare per il maggior numero di giorni all'anno per ridurne i costi ed eventualmente renderlo economicamente sano, se non addirittura profittevole.
In tema di conti, si legge sul GdV, Nicolai prospetta di riuscire a ottenere dei risparmi: "La convenzione con la società precedente prevedeva che le spese di riscaldamento, illuminazione ed acqua fossero a carico del Comune. La spesa si aggirava sui 50 mila euro l'anno. La prospettiva per il prossimo anno è quella di ridurre questa cifra, visto che la struttura non sarà utilizzata a regime. Inoltre pensiamo di aumentare le entrate affittando lo spazio abbassando le spese fino a 35- 40 mila euro".
Perché accontentarsi di ridurre i costi diminuendo l'utilizzo dell'impianto, invece che farlo fruttare utilizzandolo al massimo? Le compagnie aeree puntano ad aumentare quello che chiamano il ‘load factor', la percentuale di riempimento degli aerei, non tenendo a terra gli aerei. Non consumerebbero cherosene, ma non incasserebbero per rimetterli in pista ...
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