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Il paganesimo popolare e i sondaggi di Salvini

Di Giuseppe Di Maio Venerdi 21 Dicembre 2018 alle 19:42 | 0 commenti

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Con la chiesa dei Tre Capitoli e l‟eresia Nestoriana, il nord Italia nei primi secoli del Cristianesimo contestò il potere di Roma e l‟autorità religiosa di Costantinopoli. Il patriarcato di Aquileia, dove più che altrove fiorirono le dottrine sulla separazione delle nature di Cristo, fu protetto nel suo disegno antiromano dai duchi Longobardi del nord. Qualche secolo dopo la società del nord-Italia edificata attorno all‟economia e alla libertà politica dei comuni, trovò invece nella chiesa di Roma una bandiera contro le pretese dell‟impero. 

Secondo Durkheim la religione è celebrazione della propria società, e il rituale ne permette la creazione e la rigenerazione.

Difatti croce, scudo e carroccio, tanto ricorrenti nelle glorie lombarde, sono stati tirati fuori ancora una volta dalla Lega Nord di Bossi ispirata proprio alle vicende dei liberi comuni. E il guelfismo ha di nuovo invaso il piano subalpino con altri significati e altri nemici. Ad esempio, il ghibellinismo contro cui s‟è misurato stavolta è stato prima l‟imperialismo americano, poi il globalismo. Nella lotta contro il suo nemico ha evocato nuovi simboli (il dio Po, i popoli celti, il suo punto cardinale e il suo colore preferiti…), si è opposta al potere romano, alla concorrenza e agli obblighi democratici contratti con i cittadini meridionali.

Tuttavia la patria minore, gallo-germanica, circoscritta, quasi valliva, continua ancor oggi ad essere composta, in quasi l‟80% dei casi, da cattolici praticanti. Ovverosia, quella moltitudine di mani e braccia che Salvini stringe ogni giorno appartiene a credenti; anche se, più di qualcuno, questo cattolicesimo lo ha definito anticristiano. L‟esaltazione del proprio territorio, della propria gente, dei prodotti locali, della lingua e delle tradizioni, insomma di tutto quanto compone la specificità di “noialtri” su qualsivoglia ambizione forestiera, serve a garantire il successo del proprio lavoro e ad eliminare la concorrenza. La celebrazione di questa tipicità intrusiva, che è alla base del razzismo, ha permesso le battaglie per i cristi nelle scuole, per i presepi e gli alberi di Natale, l‟encomio a salsicce, prosciutti e culatelli.

Fuori dai confini dell‟asfittico folklore padano in cui l‟aveva relegata l‟alleanza con Berlusconi, la Lega può finalmente mostrare l‟intero armamentario populista-conservatore, pienamente erede di Silvio e Giorgia sbattuti entrambi all‟opposizione. Ora, nell‟acquistata dimensione nazionale, e parte di una lega europea dei popoli, può appropriarsi di tutti i simboli dell‟Occidente messi in pericolo dalla globalizzazione, soprattutto di quelli religiosi assediati dalla Umma islamica e dai Sik. Sono di Salvini, il motore ad acqua e i magli, la 'nduia e il vino cotto, l‟incenso e le acquasantiere, il colletto romano e la democrazia liberale... Intanto la sagacia della cultura cattolica, che si sorbisce le prediche inascoltate di papa Francesco assieme a quelle allarmate del prevosto (ancora per poco bianco, poi sarà nero), ha messo sulla porta di casa sia la croce con l‟agnello che i più moderni sistemi d‟allarme, polemizza sul prezzo e sul menu della mensa scolastica, e applaude alla legge sulla legittima difesa.

La campagna profonda e la periferia spoglia e degradata hanno eletto il Matteo nazionale capitano delle loro superstizioni, dal momento che la religiosità cattolica e anticristiana ha bisogno di uno che fa il duro con l‟africano sulla spiaggia, che manovra la ruspa contro le proprietà degli zingari e che spara appresso al ladro; ha bisogno di gente come Giorgetti che fa il leghista e di Salvini che fa il papa. Oggi la Lega si appresta a diventare il ricettacolo delle paure dell‟Occidente, il vangelo popolare che confonde il senso di giustizia col proprio interesse, la dimensione privata che disprezza ogni prospettiva pubblica. Il celodurismo di Umberto non avrebbe mai permesso di baciare tante guancia di bambini come sta facendo Matteo, che stringe le mani dei poliziotti, viaggia all‟estero in missione, riceve gli imprenditori, inaugura scuole ed ospedali - tra poco aprirà anche l‟anno giudiziario, assommando tutte le cariche di governo e dello Stato.

Lo stesso popolo che sarebbe stato capace di vedere un gatto nero in una stanza buia, che crede in streghe, gnomi e folletti, che prega padre Pio e aspetta il sangue sciolto dell‟ampolla, ha dimenticato in una sola notte il millenario conflitto nord/sud, e applaude corale a tutte le ingerenze del suo capitano. Nella Chiesa, oppressa da numerose contraddizioni irrisolte, le voci sono troppe. Da un lato si predica l‟universalità del cattolicesimo romano e dall'altra si alimenta la superstizione popolare, svelando l‟impotenza a condizionare l‟orizzonte politico e abbandonando il suo popolo al paganesimo, alle scorciatoie del massimalismo leghista.

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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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