Il Nordest svanisce sotto i colpi dei "poteri" alle Popolari
Mercoledi 18 Febbraio 2015 alle 22:19 | 0 commenti
A cosa porta la devastante inchiesta su Veneto Banca che mette fine alla lunga storia delle banche popolari venete? Difficile pensare, infatti, che la vicenda di Montebelluna lasci inalterato il panorama regionale. La domanda va quindi posta perché il massacro a cui stiamo assistendo deriva da una molteplicità di vicende che vanno comprese fino in fondo, non solo per evitare il gossip giornalistico, ma sopratutto per capire le dinamiche di dissoluzione delle ambizioni nordestine a diventare un baricentro politico-culturale del Paese che aveva caratterizzato gli anni del boom. E di cui le banche popolari erano uno snodo decisivo.
Popolare di Vicenza e Veneto Banca, infatti, sono state negli ultimi vent'anni il fulcro di un potere (disordinato e caotico) che ha cercato di crescere e imporsi a livello nazionale con numerose ramificazioni. Attorno a queste due banche sono cresciute numerose realtà finanziarie, da Palladio Finanziaria a Cattolica Assicurazioni, partecipazioni nelle Fiere e in Save. Veneto Banca, in particolare, era arrivata a estendere l'area di influenza fino a Generali e a tentare perfino la conquista di Fonsai, sfidando apertamente il santuario dei salotti buoni italiani, cioè Mediobanca. Insomma, stavano diventando un centro di potere non irrilevante.
Espressione 'politica' di questo 'potere veneto', capace di pesare a livello nazionale, fu Giancarlo Galan, che accompagnò e cercò di dare una dimensione 'progettuale' a questo territorio con l'idea di un 'Terzo Veneto'. Galan fu il punto di incontro e mediazione di questo reticolo di interessi, non certo capace di governarne i conflitti intestini, ma assumendosi il ruolo di indicare una rotta. L'ex governatore fu a sua volta espressione di un nucleo di potere cresciuto all'ombra e lateralmente a Silvio Berlusconi, che, una volta dissoltosi (ben prima delle inchieste giudiziarie sul Mose) è stato sostituito da una classe dirigente che ha scelto di navigare in superficie, lasciando andare ciascuno per la sua strada.
In questo contesto, nel quale la politica è stata ridotta a 'amministrazione', il crescere negli anni dei conflitti tra Popolare di Vicenza e Veneto Banca non ha fatto altro che indebolire ulteriormente i duellanti e l'intero sistema.
É così che, in questo vuoto 'politico' e in un clima da battaglia senza esclusione di colpi, poteri ben più forti hanno trovato il modo di affondare il coltello su un sistema veneto ormai esangue.
Quanto hanno pesato le vicende Generali e Fonsai su tutto questo non ci è noto. Perché Bankitalia, che per tanti anni ha benevolmente sollevato lo sguardo sulle irregolarità che vengono denunciate da un anno a questa parte, stia agendo ora è complicato da capire. Ma, di certo, sulle vicende di oggi possono pesare anche vendette contro chi aveva osato profanare santuari intoccabili.
Questo nulla toglie al fatto che gli errori commessi - se accertati - siano clamorosi e la responsabilità dei disastri nei bilanci delle loro banche sia tutta ed esclusivamente dei vertici.
Ma, responsabilità e vendette a parte, il dato di fatto è che oggi i grandi protagonisti di quella stagione, uno a uno, per via giudiziaria o per via bancaria, sono stati eliminati.
Litigando in casa e senza una politica capace di indicare una rotta, si sono quindi aperti varchi che permettono ora di fare del Veneto e del Nordest una terra di conquista, periferia caotica e informe, dove gruppi nazionali o internazionali prenderanno quello che gli serve senza preoccuparsi di far crescere nulla.
Il Nordest non c'è più, avevamo scritto due anni fa. Ora é proprio vero.
Di Giorgia Golo da Venezie Post
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