Il must è quindi quello di avere aziende competitive
Mercoledi 21 Marzo 2012 alle 09:42 | 0 commenti
Da VicenzaPiù n. 230
Di Maurizio Franzina, ex Capogruppo comunale di Vicenza del Pdl
Il cambiamento epocale che stiamo vivendo imporrà (ci piaccia o meno) cambiamenti sostanziali nelle regole che disciplinano il lavoro dipendente. Al primo punto andrà posta l'efficienza e l'efficacia della struttura pubblica: per troppi anni il pubblico ha assunto personale senza una reale motivazione, per troppi anni il pubblico ha tollerato (tanto pagava la collettività ) una pesante inefficienza. Questo fatto ha generato negli ultimi trenta anni una esplosione del debito pubblico oramai insopportabile.
Per cui più il primo diritto da affermare è che nessun cittadino può essere vessato dalla pressione fiscale, tenuta alta per mantenere gli sprechi, i posti di lavoro clientelari e le regalie. Non vi sono quindi diritti acquisiti da una parte (il pubblico impiego) a danno della collettività che non possano essere rivisti per una vera equità . La cosa di cui dobbiamo preoccuparci, e molto, è la capacità di riportare a competitività il sistema economico italiano. Solo così nasceranno nuovi posti di lavoro (produttivi) e i giovani avranno un futuro. Chi propaganda la salvaguardia dei diritti acquisiti difende in realtà caste di lavoratori tutelati a danno di una moltitudine di giovani che non avranno mai la possibilità di avere un lavoro. Chi pensa che il tema sia difendere il posto di lavoro anche se improduttivo, parassitario e clientelare (come le migliaia di guardie forestali in calabria, o le moltitudini di dipendenti pubblici ben remunerati di alcune regioni del sud, e si potrebbe continuare...) fa del male ai tanti giovani volenterosi e preparati che cercano con fatica un lavoro e raramente lo trovano. Il tema è smantellare le regole che consentono a tanti di lavorare poco e male (tanto sono protetti ed intoccabili) perché questo genera pesanti inefficienze del sistema produttivo e porta il paese nel baratro. Garantire un futuro ai nostri giovani, ed in realtà anche a noi stessi (perché in questa situazione a noi la pensione non la pagherà nessuno...) significa ripensare con coraggio alle regole che garantiscono chi c'è, a danno di chi non c'è. Perché le attuali regole minano il futuro di tutti.
I giovani sono disperati e non vedono possibilità di futuro, questa bomba sociale, se non disinnescata con politiche coraggiose quanto impopolari, deflagrerà nel nostro tessuto sociale (o forse sta già deflagrando) distruggendolo. Bisogna quindi avere il coraggio di abbassare la pressione fiscale, ridurre il peso della pubblica amministrazione delegificando pesantemente, creare condizioni di creazione e di sviluppo per imprese competitive.
Gli immigrati, in assenza di lavoro, se ne andranno. E questa è una brutta notizia, perché quando un territorio non attrae più significa che l'impoverimento è in atto. Ed è questa la nostra situazione.
Il tema vero, comunque, è la competitività . Le nostre imprese sono vessate da troppe tasse, troppe regole inutili, troppi vincoli, e non sono competitive. Se non ci sarà competitività non ci sarà nè sviluppo nè mantenimento dell'esistente. Il must è quindi quello di avere aziende competitive.
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