Il graffio dell'ex: nel caso Aim-Marghera Gianni Giglioli continua a "rivelare"
Lunedi 20 Giugno 2011 alle 14:12 | 0 commenti
Da VicenzaPiù e Ovest-Alto Vicentino in distribuzione e scaricabile da qui.
Nota di redazione: Nell'intervista Giglioli fa riferimento, tra i vari documenti,alla sentenza del Tribunale di Venezia del 2008 e alla denuncia contro Aim Bonifiche del Ministero dell'Ambiente. Ci è stato richiesto di mettere a disposizione i due documenti pubblici per una più corretta "lettura" e lo facciamo volentieri. La sentenza è divisa in sezioni per sua lunghezza, per cui clicca per la parte 1, la parte 2 e la parte 3) mentre la denuncia è scaricabile da qui).
Di Marco Milioni
Nel cosiddetto caso Aim-Marghera il punto di vista di Gianni Giglioli è interessante per diversi aspetti. Anzitutto è l'unico indagato che ha deciso di difendersi contrattaccando.
È l'unico indagato (cosa che nemmeno la politica ha mai fatto) che ha acceso un faro sulle responsabilità sia pregresse sia presunte del gruppo Maltauro. Di più, ha una conoscenza abbastanza approfondita dei fatti non fosse altro perché per Aim è stato prima consulente e poi assessore. In passato VicenzaPiù ha riportato molti degli addebiti distillati dallo stesso Giglioli «anche se coloro che sono stati chiamati in causa non hanno mai voluto replicare pubblicamente - spiega il professionista - nemmeno dopo l'udienza di fine maggio» che lo ha visto tra i principali imputati.
Allora dottor Giglioli che giudizio dà a freddo dopo la prima udienza del 20 maggio? Comune e Aim avevano chiesto la costituzione di parte civile. Le vostre difese s'erano opposte, ma il tribunale vi ha dato torto. Ve l'aspettavate?
«Ritengo assolutamente insignificante che si sia costituita parte civile oltre Aim anche il Comune. Anzi ne provo un sottile piacere perché, essendo stato oggetto di una ingiuriosa accusa infondata, quando sarà fatta giustizia mi attenderò analoga attenzione per le dovute scuse. Il mio stupore è che in quell'udienza non si sia fatto cenno alle incontestabili ragioni che mi dovrebbero escludere da questo processo».
Alla fine del 2010 lei ha cominciato una battaglia mediatica e legale perché ritiene di avere agito nel giusto. Rimane dello stesso avviso e che cosa è cambiato dal dicembre del 2010 ad oggi? Quali sono i rapporti con i membri della giunta nella quale lei ha servito come assessore?
«Ho operato nell'interesse di Aim con benefici che pochi sarebbero riusciti ad ottenere. Ho agito nel giusto, io ho agito nell'esclusivo interesse di Aim ed i risultati raggiunti parlano da sé. Non voglio neppure accennare alla mia innocenza sulla quale nessuno può mettere un filo d'ombra. È già dimostrato ed il processo lo confermerà . Dal dicembre 2010 ad oggi sono riuscito ad ottenere copia del ricorso di Aim contro Ecoveneta, accusata di aver lasciato in deposito a Marghera fanghi tossici e nocivi da essa raccolti donde la richiesta di risarcimento per 15 milioni di euro. Il ricorso di Aim si fonda su una sentenza del tribunale penale di Venezia del 2008. Sentenza confermata in appello. Dalla quale in cinque punti emerge un quadro che non lascia spazio ad equivoci di sorta. Uno, gran parte dei fanghi giacenti a Marghera al momento del sequestro dei Noe erano stati conferiti da Aim; due per ammissione di un dirigente di Aim questa sapeva di conferire fanghi tossici e nocivi contenenti metalli che non potevano essere trattati in quella piattaforma, se non con attrezzature e modalità sulle quali Ecoveneta non ha fatto affidamento. Tre, vi è una responsabilità di chi in Aim sapeva ed ha taciuto. Quanto meno perché Aim in seguito, divenendo tramite sua controllata gestore dell'impianto, avrebbe dovuto vagliare le carte. Quattro, se ne ricava che Aim in qualche modo è stata costretta ad acquistare la piattaforma per evitare lo scandalo derivante dall'avere conferito, facendo a cazzotti con la norma, tossici e nocivi sapendo che l’unico trattamento previsto in quella piattaforma era il compostaggio; il quale non è compatibile con i tossico-nocivi. Cinque, questa circostanza può aver indotto l'allora presidenza e l'allora direzione di Aim a non concludere un contratto per una “joint venture†con Stabila nel ramo rifiuti. Il tutto affinché non emergesse la verità . Per di più nei giorni scorsi ho avuto copia della denuncia del Ministero dell’Ambiente contro Aim Bonifiche».
Nel 2009 i quotidiani locali fecero brevissimi cenni sul coinvolgimento, seppur indiretto, dei depuratori berici nel caso Marghera. Lei come si spiega questo silenzio? In seno alla giunta comunale, almeno nel periodo nel quale lei ricoprì l'incarico di assessore all'Aim, si fece mai cenno alla cosa? Se poi si fa un passo ancora indietro nel tempo e si va al 2008 ci si imbatte in una citazione da parte dell'Avvocatura dello Stato la quale ha intenzione di rivalersi anche su Aim per la condotta relativa all'affaire Marghera; tale condotta avrebbe nuociuto all'ambiente?
«Ho riletto alcuni articoli dell’epoca in cui è manifesta l’intenzione di spostare l’attenzione del pubblico dalla responsabilità di Aim a quella del settore conciario. Gioco facile in quel momento, come sparare sulla Croce Rossa».
Lei ha mai letto quelle carte? Che cosa ne pensa?
«Mai lette. Non solo, ma quando informai il sindaco nel giorno dell’udienza del contenuto della sentenza mi assicurò che gli era del tutto ignoto. Il problema è un altro: la procura di Vicenza sapeva o non sapeva della sentenza? E sapendo come può aver denunciato un danno provocato dal sottoscritto per rifiuti illecitamente conferiti da Aim ed illecitamente trattati da Ecoveneta? Tutto ciò è avvenuto nell’aprile 2004 prima che io iniziassi l’attività di consulenza per Aim».
Senta Giglioli, da quando lei finito nell'inchiesta su Aim, i quotidiani hanno dedicato a lei e a Beppe Rossi, l'ex presidente di San Biagio, pagine su pagine. Ora al di là delle responsabilità penali, come giudica il fatto invece che nella ricostruzione degli avvenimenti personaggi come il manager Dario Vianello e l'ex amministratore unico Mauro Zanguio abbiano meritato così poca attenzione nelle inchieste dei quotidiani locali?
«Vorrei precisare che io non sono finito nell’inchiesta ma mi ci hanno cacciato dentro a viva forza. Il perché emergerà dal processo. Francamente non so spiegarmi ciò che mi chiede. Forse dovrebbe chiederlo ai suoi colleghi anche se un sospetto può essere legittimamente avanzato. Tra il 2003 e il 2004 sindaco era Enrico Hullweck. Aim era diretta dal dottor Ruggero Anfossi e vedeva il dottor Vianello tra le figure apicali. Presidente della provincia era Manuela Dal Lago. Tra le funzioni delegate a quest'ultima istituzione c’è la tutela dell’ambiente. Possibile che nessuno sapesse niente? Nell’interrogatorio dell’ingegner Giovanni Sacchiero, uno dei manager di San Biagio del ramo fognature, questi confermò che i fanghi contenevano metalli che non potevano essere gestiti a Marghera con le modalità che conosciamo. Sacchiero era uno dei dirigenti di Aim. Avrà tenuto il segreto per sé? Oppure vi è stata grande diligenza nel nascondere la verità perché scomoda per chi allora comandava»?
Tra i personaggi di primissimo piano che hanno avuto ruoli chiave nella multiservizio berica c'è pure l'ex amministratore unico pro-tempore Mauro Zanguio, chiamato da palazzo Trissino una volta scoppiato “l'affaire Rossiâ€. Zanguio é sotto indagine penale nell'ambito del caso Balestra, una maxi inchiesta per false fatture che ammonterebbero a quasi 500 milioni. In questo caso molti media hanno glissato su Zanguio che assieme a pochi altri é fra i commercialisti più noti a Vicenza. Perché questa disparità di trattamento? Le liason tra Zanguio e il gruppo Maltauro e quelle tra Zanguio e l'Ecoveneta secondo lei hanno qualche cosa a che fare con tutto ciò?
«A differenza di alcuni consiglieri comunali che in occasione del mio rinvio a giudizio si espressero con frasi come “ha sbagliato, è giusto che paghiâ€, io credo nella innocenza almeno fino alla sentenza di primo grado. Mi spiace per quel che sta vivendo il collega, mi auguro che le accuse siano per lui infondate. Però gli ripropongo la domanda già formulata da assessore: perché potendo non ha concluso il preliminare per la “joint venture†con Stabila nel ramo rifiuti nell’estate del 2005 realizzando un plus-valore per Aim di un milione di euro che è stato prevalentemente il frutto del mio paziente lavoro? Dal canto mio non mi curo dei pettegolezzi. Guardo ai fatti».
Ovvero?«Le faccio un esempio. Qualcuno può spiegare alla città come nel caso della Fiera possa essere stato dato in appalto senza gara alla Maltauro un lavoro da 40 milioni di euro da parte di una società prevalentemente a partecipazione pubblica quando nel contempo si chiede ad Ecoveneta, ovvero Maltauro, 15 milioni di Euro di danni? Le risponderanno che l’appaltatore è un soggetto privato e può fare come crede. Bene, Lei da privato acquisterebbe un auto usata da chi ha denunciato di averle rifilato un bidone da 15 milioni di euro? Certamente qualcuno obietterà che c’era un contratto da rispettare. Ebbene sappia che da assessore avevo appurato con l’ufficio legale del comune che il progetto Maltauro era irrealizzabile ed avevo invitato il presidente dell’allora immobiliare Fiera, l'avvocato Andrea Pellizzari, di sospendere la sottoscrizione del contratto. Non sono stato ascoltato e dubito che l’ente avesse obblighi piuttosto che diritti al risarcimento».
A questo punto della sua vicenda personale quali sono le cose che più le preme dire? Quali errori ha commesso da consulente di Aim o da assessore?«Da consulente di Aim ho commesso l’errore di fidarmi delle informazioni che mi forniva il direttore generale. Da assessore non ho commesso alcun errore redigendo progetti la cui utilità è tuttora valida. Alcuni suggerimenti, a spizzichi e bocconi, sono stati adottati in varie occasioni».
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