Il Fatto: Nel Nord Est il fantasma di Etruria fa tremare 200 mila risparmiatori
Giovedi 22 Giugno 2017 alle 10:04 | 0 commenti
La bomba non è ancora esplosa ma in tanti avvertono un ticchettio sempre più insistente. Tra centinaia di migliaia di risparmiatori di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza regna un'incertezza che in alcuni casi si è trasformata in rassegnazione. Lo scenario che si delinea preannuncia, per i due istituti, una sorte simile a quella di Etruria e le altre: l'azzeramento delle azioni, già ridotte al valore di pochi spiccioli, e anche delle obbligazioni subordinate. Il totale dei soli bond a rischio ammonta a 1,3 miliardi di euro, in mano a circa 20 mila persone. Mentre gli azionisti sono 170 mila circa.
"Chi possiede questi titoli - racconta Patrizio Miatello, presidente dell'associazione Ezzelino da Onara - è disperato all'idea di perdere quei soldi. Molti sono anche soci e hanno già subito la perdita causata dalla svalutazione della loro quota". Dopo il crollo delle azioni, che oggi non valgono più di dieci centesimi, una nuova beffa. C'è però qualcosa che preoccupa ancora di più: "Far nascere le bad bank - aggiunge Miatello - significherà dare ai fondi speculativi le chiavi di una delle migliori aree del Paese. Che ne sarà di tutti gli immobili posti in ipoteca?". L'operazione guidata da Intesa, infatti, prevede lo spacchettamento della banca. Da un lato le good bank, con tutte le componenti sane, dall'altro quelle cattive con i 10 miliardi di crediti in sofferenza dei quali liberarsi.
Il primo effetto, comunque, resterebbe il colpo al risparmio. Va ricordato che circa sette azionisti su dieci hanno accettato negli scorsi mesi la proposta transattiva giunta dagli istituti. L'accordo ha previsto il ristoro del 15% del valore iniziale delle quote possedute - che restavano comunque nel portafogli dei clienti - in cambio della rinuncia ai contenziosi giudiziari.
Chi invece ha deciso di andare avanti, e ha ancora un ricorso pendente contro la banca, aspetta di capire che cosa accadrà se i titoli saranno bruciati. In centinaia attendono l'esito dell'arbitraggio Consob per le controversie finanziarie, e sperano di essere risarciti sostenendo di non essere stati informati allo sportello della natura "illiquida" delle azioni acquistate. Molti sono assistiti dall'avvocato Matteo Moschini. "Ho inviato circa 150 istanze - spiega il legale - ma quel che sarà di questi procedimenti in caso di azzeramento è ancora un mistero". Daniele B. di Busto Arsizio è uno di quelli in attesa: "Io e il mio socio - racconta - siamo stati costretti a prendere 25 mila euro di azioni per ottenerne 100 mila di prestito. Di incassare i dividendi non ci interessava nulla, ci servivano solo soldi per la nostra attività . Abbiamo utilizzato somme accantonate negli anni precedenti, ma poi sono state polverizzate". Anche Leonardo Ancona, di Treviso, è pronto alla battaglia in tribunale. "La cattiva gestione di Veneto Banca - afferma - mi ha ridotto a zero ben 600 mila euro di risparmi".
La tempesta di malcontento non ha travolto solo gli ex vertici degli istituti, ma anche la politica. In molti contestano al governo Renzi di aver fatto danni a partire dal decreto che a inizio 2015 ha trasformato in spa le banche popolari. "Non voterò più Pd. È in queste zone che hanno perso il referendum - sostiene Ancona - e se me lo chiede, io voterei pure per l'indipendenza del Veneto". Quello che è successo dopo la liquidazione di Etruria e le altre ha contribuito al clima ostile verso il Partito democratico: ancora ieri mattina a Rignano, città natale dell'ex premier, sono stati affissi striscioni con pesanti attacchi. A 19 mesi da quel giorno di novembre 2015, quando vennero annullati i risparmi di 130 mila persone, i tentativi del governo di porvi rimedio hanno camminato con lentezza. A documentarlo sono i dati forniti dal Comitato azzerati dal salva-banche. I rimborsi hanno escluso gli azionisti e si sono concentrati solo su chi possedeva obbligazioni subordinate acquistate in banca (non sul mercato secondario).
Quelli automatici, che garantiscono il rimborso dell'80% di quanto perso e sono legati alla situazione reddituale e patrimoniale, sono iniziati con sei mesi di ritardo rispetto alla data prevista (marzo 2016 secondo la legge di stabilità ) e ad oggi sono stati liquidati 110 milioni di euro su 180. Gli arbitrati, invece, sono ancora a zero: il governo ha appena approvato il decreto con le regole che, tra l'altro, sembrano assegnare grande margine di manovra al Fondo interbancario di tutela depositi, ovvero il debitore degli eventuali risarcimenti. Visto il precedente, un motivo in più per far calare le aspettative di chi ha dato i suoi risparmi alle banche venete.
Roberto Rotunno - Il Fatto Quotidiano
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