Il Fatto: la Banca Popolare di Vicenza senza un piano B va verso la svendita. Le 5 banche regionali per avere almeno un'alternativa?
Sabato 13 Febbraio 2016 alle 10:17 | 0 commenti
«Il malinconico finale di Pop Vicenza. Svendita, l'istituto si sta consegnando ai mercati: la svalutazione degli attuali soci sarà quasi totale»: con questi "titolo e sommario" Il Fatto Quotidiano introduce l'articolo di Alfonso Scarano, analista finanziario, che stigmatizza la rigidità sul "piano unico" (trasformazione in Spa, Borsa e aumento di capitale da 1,5 miliardi) dell'Ad Francesco Iorio e del suo Cda, un puzzle eterogeneo di nuovi membri, un terzo circa, e di chi ha portato al dramma attuale della banca e dei suoi azionisti, quelli deboli, oltre 100.000 "persone".Â
In un momento, che si teme lungo, di Borsa a dir poco asfittica, per lo meno per il settore finanziario, l'assenza di un'alternativa, tipo il progetto delle 5 banche regionali sotto i parametri BCE che impongono capitalizzazioni elevate che oggi sono reperibili solo fuori dal territorio e, soprattutto, a prezzi di saldo, non concede margini di trattativa rispetto a quello che Scarano definisce un "malinconico finale" di unaBanca che si consegna ai mercati di fatto azzeranro il valore dei titoli in mano a una marea di risparmiatori.
Sarebbe il caso che Iorio, oltre che alle 8 nostre domande di fronte alle quali rimane più muto di un pesce, magari fandosi forte del fatto che lui sarebbe un esperto "super manager" e noi solo tra gli ultimi esponenti di una razza in via di estinzione, quella dei "giornalisti curiosi" e magari preoccupati per la sorte dei lettori soci e del territorio, rispondesse anche alle osservazioni di Alfonso Scarano, per non apparire un pesce fuori dall'acqua delle vie obbligate.
Come al solito diamo una mano al nuovo Ad, in cui riponiamo ancora una grande fiducia, non è una battuta, sperando che non sia solo un esecutore di volontà altrui e le osservazioni (provocazioni?) di Scarano gliele publichiamo noi così potrà leggerle comodamente sul suo smart phone caso mai fossero sfuggite al potente "filtro", polivalente, del suo uffico stampa.
Caro Iorio, se a volte il Piano B si appella alla parte del corpo raffigurata nella foto, vuole che i soci truffati non le saranno grati se si appellerà magari anche al "culo" piuttosto che solo alla BCE, a Bankitalia e ai grandi poteri per salvare quel che rimane dei loro risparmi.
Meglio il lato B che la "gobba" di chi navigava sul Britannia.
Il malinconico finale di Pop Vicenza
Svendita, l'istituto si sta consegnando ai mercati: la svalutazione degli attuali soci sarà quasi totale
Di Alfonso Scarano, da Il Fatto Quotidiano
Il Consiglio di amministrazione di Popolare Vicenza con polso fermo impugna il timone della banca verso la quotazione e presenta i risultati consolidati preliminari del 2015: una perdita di 1,4 miliardi di euro, accantonamenti e rettifiche per oltre 2,3 miliardi, una raccolta totale del Gruppo diminuita di ben 8,8 miliardi nel 2015. Questi numeri - importanti e molto preoccupanti - sono solo l'ultimo episodio della telenovela veneta che in due anni ha visto bruciare circa 3 miliardi di euro se si sommano i risultati ante imposte del 2014 per 1.134 milioni con i 1.892 milioni del 2015. Tale risultato negativo è stato un po' mitigato anche grazie alla cessione di partecipazioni non strategiche che hanno generato una plusvalenza di 184 milioni.Il Cda conferma di portare all'assemblea straordinaria dei soci del prossimo 5 marzo un aumento di capitale di 1,5 miliardi per ripristinare in sicurezza i livelli di patrimonializzazione richiesti dalla Bce e arrivare a un Cet1 - che misura la solidità di una banca - del 12%.
1,5 MLDL'AUMENTO DI CAPITALE
: il prezzo delle azioni, però, lo farà chi investe
Ma quale sarà il prezzo per azione che renderà appetibile agli investitori finanziari la disponibilità di versare un così ingente capitale? Difficile dirlo. Certamente le condizioni di sofferenza della banca - tra perdite e una complessa ristrutturazione in corso anche per la forte riduzione di raccolta diretta - rende molto flebile la forza negoziale della banca e potenzialmente forte o fortissima la diluizione degli attuali soci. In sostanza appare quasi ineluttabile che i nuovi soci diventeranno totalitari nella direzione della banca anche perché, secondo l'attuale Statuto, la lista di maggioranza potrà eleggere 10 consiglieri, sui 13 previsti.
Un ragionamento grossolano potrebbe valutare PopVicenza, post quotazione e post aumento di capitale, circa il doppio della attuale capitalizzazione di Carige (arrotondando a 900 milioni) che a sua volta ha realizzato recenti aumenti di capitale per circa 1,6 miliardi. L'aumento di 1,5 miliardi di nuovo capitale e il prezzo delle nuove azioni si rifletteranno poi sul valore finale delle azioni e sulla composizione proprietaria della banca. Nella ipotesi di ingresso dei nuovi soci a 10 euro per azione, ne deriverebbe un valore finale complessivo intorno ai 4 euro, che è ben inferiore ai correnti 48 euro. Insomma, comunque vada, gli attuali azionisti avranno importanti perdite.
A questo punto ogni interrogativo è lecito. Ma è questa una strada obbligata? non ci sono alternative possibili? Perché non prendere ad esempio in considerazione l'opportunità che una divisione della banca in 5 banche regionali di dimensione ciascuna inferiore agli 8 miliardi di attivo? Questa strada, il piano B, non pare sia considerato meritevole di attenzione da parte del cda. Eppure se si fanno due calcoli, la necessità di capitale nel caso di banche che non rientrassero nell'orbita Bce sarebbe assai inferiore, con un Cet1 non più fissato a livello minimo del 10,25%.
In questo caso potrebbe bastare in tutto un aumento di capitale di circa 500 milioni, assai più compatibile con le disponibilità del territorio e meno diluitivo in questo momento storico di transizione per la banca. Cinque banche regionali sarebbero più aderenti al territorio naturalmente tenendo fermo il principio di creazione di valore. Ciò permetterebbe la profonda rivisitazione del modello di servizio delle filiali ed una importante introduzione di tecnologie anche per la valutazione del rischio di credito nonché della gestione interna dei non performing loans, i crediti in sofferenza.
Tutto ciò, volendo, può rappresentare un momento di svolta non traumatico per la banca. La preoccupazione che emerge è che la banca, senza costruirsi un salvagente di sicurezza, un piano B, che possa anche essere usato per mitigare lo strapotere negoziale con gli investitori finanziari, si offra senza difese agli appetiti del mercato; ponendo di fatto premessa a un malinconico epilogo di 150 anni di storia indipendente della Banca Popolare di Vicenza.
*Analista finanziario
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