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Il capolavoro del Palladio e la battaglia di Lepanto

Di Citizen Writers Lunedi 6 Ottobre 2014 alle 18:46 | 0 commenti

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Riceviamo da Ettore Beggiato e pubblichiamo

Il  7 ottobre è  l'anniversario della grande battaglia navale di Lepanto (1571) nella quale la flotta cristiana (col fondamentale apporto degli uomini e delle navi della Repubblica Veneta) sconfisse la flotta ottomana. Una battaglia violentissima, dove ci furono ben 30.000 morti da parte degli ottomani (che chiamarono “Capo insanguinato” il teatro della battaglia)  e 7.500 i cristiani dei quali ben 4.700 veneti guidati da due straordinari eroi, Sebastiano Venier e Agostino Barbarigo.

Una battaglia  determinante per le sorti  dell'intera Europa, per le sorti della  cultura e della civiltà europee.

E per celebrare degnamente la vittoria di Lepanto il grande Andrea Palladio progettò in piazza dei Signori a Vicenza la Loggia del Capitaniato (o Loggia Bernarda).  

Ecco cosa si legge su “Vicenza città bellissima” (R. Schiavo, B. Chiozzi, foto di T. Cevese) a propositi dell’opera palladiana:

“Negli intercolumni sono poste due statue allegoriche ricordanti l’ultima vittoria navale veneziana. ….Sulla base, è scolpita una duplice iscrizione: - Palman genuere carinae – e – Belli secura quiesco -.

Il significato è da comprendersi interpretando le due figure: la prima rappresenta la dea della vittoria navale, mentre la seconda la pace ormai ottenuta.

Il piano superiore presenta altro quattro statue: la prima, verso la piazza è la Virtù secondo il significato classico; la seconda, di misura minore, la Fede; la terza, simile alla precedente, la Pietà; la quarta di grandezza uguale alla prima, l’Onore.

L’interpretazione di questi simboli è sufficientemente chiara: la Virtù e l’Onore seguendo la Fede e la Pietà ottengono la Vittoria e la Pace. Venezia ha vinto i turchi unendo questi valori.”

La grandiosità della Loggia è un segno inequivocabile di quale importanza veniva attribuita, all’epoca,  alla battaglia di Lepanto.

Ai giorni nostri, purtroppo, è ben diverso; e allora,  perché non intitolare una via o una piazza dei nostri comuni alla battaglia di Lepanto?

E’ possibile che nella toponomastica veneta  si trovi anche la più insignificante battaglia garibaldina e non ci sia un riferimento a una delle battaglie fondamentali  per le sorti del Veneto e dell’intera Europa?

Leggi tutti gli articoli su: Ettore Beggiato, Palladio, Battaglia di Lepanto

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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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