Il 9 gennaio BPVi e Veneto Banca fissano tetto per transazioni per soci "traditi". I legali e le associazioni contano sul principio di Pareto: se l'80% accetta, il 20% avrà vantaggi maggiori
Venerdi 6 Gennaio 2017 alle 00:34 | 0 commenti
Il 5 settembre la Banca Popolare di Vicenza in sede di approvazione della semestrale al 30 giugno 2016 da parte del cda comunicava per quanto riguarda le "litigation" su azioni BPVi «ulteriori accantonamenti al fondo rischi e oneri per 94,4 milioni che hanno portato l'importo complessivo del fondo iscritto a fronte dei rischi connessi a tali fattispecie a 230,7 milioni al 30 giugno 2016...» mentre il 16 settembre Veneto Banca sempre in sede di semestrale comunicava che «la quota del fondo rischi e oneri relativa agli oneri potenziali connessi a cause o reclami su azioni Veneto Banca si porta pertanto a circa 102 milioni di euro...». Se il totale degli accantonamenti ammonta oggi, quindi, a 332 milioni circa, il 23 novembre su Il Sole 24 Ore si avanzava l'ipotesi che "i due istituti sarebbero pronti ad accantonare circa 600 milioni di euro per dare un ristoro agli azionisti pressochè azzerati...".
Se altre voci fino ad oggi danno 400 milioni come soglia da non superare per i "ristori" ai soci, per lo meno per quelli che non hanno a che fare con le "baciate" e limitati, comunque, dicono i vertici, a chi è stato indotto in errore (tradotto: truffato) negli ultimi 7 anni, cioè dal 2009 in poi, solo lunedì 9 gennaio si saprà cosa offriranno i vertici, di fatto sotto la guida unificata di Fabrizio Viola, ad di BPVi e presidente del comitato strategico di Veneto Banca, per ogni azione delle due Popolari anche se è ricorrente la voce di un 15% come tetto delle proposte di transazione, prendere o lasciare e con rinuncia inderogabilead ogni possibile azione legale successiva.Â
Ora se si pensa che gli aumenti espliciti di capitale delle due ex Popolari (quegli impliciti, memo consistenti, sono legati al fatto che i "libri soci" delle ex Popolari erano per statuto sempre aperti anche non in presenza di aumenti deliberati esplicitamente per necessità straordinarie) ammontano a circa 2,5 miliardi negli ultimi sette anni per un totale di circa 50 milioni di azioni complessive assume un particolare significato, secondo una nostra lettura, la frase che comapre nell'articolo odierno su La TribunadiTreviso.it che riportiamo di seguito: «Alcuni esperti stimano in 7,5 il prezzo calcolato su una media di 6 euro definiti per Veneto banca e 9 euro per Vicenza. Un calcolo che parte da 50 milioni di azioni emesse negli ultimi sette anni e su queste stima un'adesione dell'80% pari a 40 milioni di azioni. Un prezzo a 7,5 di ristoro permetterebbe un accantonamento "conciliazioni" di 300 milioni che darebbe la possibilità , nei prossimi anni, di arrivare a nuovi accordi anche sulle restanti 10 milioni di azioni».
Ecco allora la nostra lettura: se la massa dei soci sparsi, quell'80%, potrebbe aderire alla decurtazione dell'85% del valore ormai virtuale della loro "carta" in base al detto "pochi, maledetti ma subito", i circa 10.000 soci che hanno già intrapreso azioni legali singole o in gruppo e i meno di 5.000 che sono rappresentati dalle associazioni dovranno avere la pazienza di attendere, ma potrebbero spartirsi, a condizioni molto più vantaggiose, la torta restante con un ristoro molto maggiore del 15%.
Se, infatti, 300 milioni di euro basteranno a soddisfare la massa, l'80% dei soci bistrattati, altri 300 potrebbero essere messi sul tavolo di chi, il 20% degli aventi diritto, amerà il rischio di puntare alla seconda fase degli accordi con le due banche.
Tanto più che questa volta il loro rischio sarà molto più consapevole di quando pensavano di comprare azioni da mettere in salvadanaio e sarà supportato, oltre che dalla forza dei gruppi di appartenenza, dal ben noto principio di Pareto o "legge dell'80-20": Pareto studiando la distribuzione dei redditi, nel 1897 dimostrò che solo pochi individui possedevano la maggior parte della ricchezza e cioè il... 20%.
Se oggi è sempre più dimostrato empiricamente che l'80% delle ricchezze è in mano al 20% della popolazione così come il 20% dei venditori fa l'80% delle vendite e per treni e aerei l'80% dei ricavi deriva da un 20% di rotte non in perdita mentre l'80% del deficit sanitario italiano è localizzato in un 20% di ASL sparse sul territorio, il 9 gennaio capiremo se il Principio di Pareto varrà anche per i possessori dei 50 milioni di azioni che la due Popoalri intendono "ristorare", magari non col 15% ma col 20% del loro vecchio valore su carta...
Bpvi e Veneto Banca: rimborsi al 15%, il 9 gennaio Viola presenta il piano
di Eleonora Vallin, da La Tribuna di Treviso
Transazioni e non tavoli di conciliazione: questo il nuovo nome con cui le banche hanno definito le ipotesi di ristoro verso gli azionisti azzerati. Doppio Cda per le popolari venete il 9 gennaio, warrant in stand by. Il modello riservato, con tutta l'informativa, è già in mano ai bancari chiamati dalla direzione di Bpvi e Veneto Banca a gestire la grande partita dei ristori. Lunedì 9 gennaio, a Padova, in una città di mezzo tra Vicenza e Montebelluna, Popolare di Vicenza e Veneto Banca presenteranno i contenuti del piano per iniettare nuova fiducia agli ex azionisti colpiti dal quasi azzeramento del titolo.
La parola esatta è «offerta di transazione». Così scrivono i due istituti in una nota dove si precisa che, ad illustrare le tecnicalità alla stampa, ci saranno Fabrizio Viola, i presidenti Gianni Mion e Massimo Lanza, l'ad di Veneto Banca Cristiano Carrus e il dg Bpvi Iacopo De Francisco.
Dopo l'azione di responsabilità , le due banche venete mettono così a segno un secondo importante tassello in linea con le indicazioni del Fondo Atlante. Ma la prima evidenza, è che non si tratta di «accordi di conciliazione». La letteratura in materia prevede infatti la sottoscrizione di una sorta di patto tra banca e associazioni di consumatori. Così è accaduto per il default Cirio, ma conciliazioni stragiudiziali sono avvenute anche per Parmalat, Argentina, il crac Giacomelli, My way e 4You, Finmek e Finmatica. Episodi legati a un comportamento aggressivo del sistema bancario nel collocare bond.
Nulla invece, fino ad oggi, è stato mai sperimentato in tema di rimborso ad azionisti; forse, per il semplice fatto che, ogni investimento azionario è a rischio, anche se riguarda titoli di non quotate. Ma se, profilatura, Mifid e carte provano delle irregolarità , qualcosa da risarcire c'è.
Come, quanto e a chi, saranno noti lunedì. Sarà da capire se l'opportunità verrà estesa a tutti gli acquirenti o si riferirà a un determinato periodo: alla vigilia del piano si parla infatti di ristori solo per acquisti dal 2009. Sarà da comprendere se si dovrà presentare reclamo, se sulle somme si pagheranno imposte, e soprattutto quale sarà la percentuale di rimborso e come è stata calcolata. Secondo quanto ci risulta, le ex popolari presenteranno una percentuale condivisa del 15%.
Le due banche, con diversi criteri, sono arrivate a un minimo comune denominatore che potrebbe essere vicino proprio al valore recesso che fu stabilito in 6,3 per Bpvi e 7,3 per Veneto.
Alcuni esperti stimano in 7,5 il prezzo calcolato su una media di 6 euro definiti per Veneto banca e 9 euro per Vicenza. Un calcolo che parte da 50 milioni di azioni emesse negli ultimi sette anni e su queste stima un'adesione dell'80% pari a 40 milioni di azioni. Un prezzo a 7,5 di ristoro permetterebbe un accantonamento "conciliazioni" di 300 milioni che darebbe la possibilità , nei prossimi anni, di arrivare a nuovi accordi anche sulle restanti 10 milioni di azioni.
La platea è formata da 117 mila soci per Bpvi e circa 90 mila per Veneto Banca. Nella semestrale Vicenza conteggiava 6.936 reclami per un petitum di 651 milioni, con accantonamento di 230 milioni. Veneto Banca, al 30 giugno, ha invece "messo da parte" 101 milioni per un rischio potenziale legale massimo (fonte Bce) di 236 milioni.
Ogni istituto ha quindi segmentato in cluster i soci; dal 9, ogni transazione sarà gestita allo sportello. Gli obiettivi sono: tagliare dal bilancio il costo delle litigation e riannodare il rapporto con i soci-clienti. Quanto al warrant, da quello che si apprende, lo strumento richiesto a luglio da Alessandro Penati, gestore di Quaestio management, è al momento in stand by. Dopo alcune analisi, le banche hanno infatti ritenuto al momento non percorribile la strada di questo impegno che poteva dare al socio la facoltà di riacquistare le azioni a 0,10: lo stesso prezzo pagato da Atlante, qualunque sia in futuro il valore della banca.
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