Il 1° maggio di Francesca Lazzari (PD, Assessore)
Sabato 1 Maggio 2010 alle 17:12 | 0 commenti
Abbiamo chiesto del ‘loro' 1° Maggio a politici di tutti i colori, sindacalisti e imprenditori. Ecco il 1° maggio dell'assessore Francesca Lazzari (Partito democratico)
Per il 1° maggio mi piace riportare alcune testimonianze di giovani che ho intervistato recentemente per una ricerca sul lavoro (comunque vedi tu se riportarlo). I giovani con cui discuto di lavoro mi trasmettono la netta percezione di pagare un costo elevato in termini di progetto di vita. La loro realtà lavorativa è caratterizzata da periodi di sottoccupazione e periodi di sovraoccupazione. Sono costretti ad accettare pluricommittenze al fine di ridurre il rischio di sottoccupazione e per aumentare il reddito.
Tutto questo si traduce in rinuncia di progettualità sia in termini di uscita dalla famiglia di origine che in termini di scelta di diventare madri e padri. Sono insoddisfatti, vivono con disagio l'eventualità di cambiare continuamente posto di lavoro e di rimanere disoccupati. La presenza della famiglia di origine rende la posizione più sostenibile, ma è evidente che esistono disuguaglianze e differenze di opportunità dovute alle differenti provenienze socio-economiche amplificate da una limitata rete di protezione sociale pubblica e dal fatto che in questo paese non si premia il merito, ma bensì la rete di relazioni. La precarietà delle vite, la frammentazione dello spazio e del tempo porta a stili di vita non ancora chiaramente visibili, ma fortemente presenti nell'identità delle giovani donne e dei giovani uomini. Mi raccontano: "Il modo di lavorare non è ben definito (cambio spesso ambiente, mansioni, progetti), mi fa sentire più sola/o, mi riesce difficile affezionarmi alle persone, ai luoghi, alle comunità , anche a un'impresa . Mi rende insicura/o ... vivo un malessere professionale, personale e familiare, un sentimento di assenza che riguarda tutti gli aspetti della mia vita, ho sperimentato per la prima volta un senso di isolamento".... "ci omologhiamo nel linguaggio e nei prodotti al modello prevalente invece di differenziarci. Siamo intrappolati in una sorta di individualismo esistenziale invece di dar corso alla creazione di legami fiduciari, diamo spazio, anche inconsapevolmente, alla cautela, alla diffidenza" e ancora...." Messi in competizione dal mercato, siamo in concorrenza con i compagni/e di lavoro, impossibile instaurare legami fatti di fiducia e solidarietà , rischiamo ogni giorno di essere sempre più cinici e opportunisti ...; abbiamo imparato, anche senza averlo scelto, a trattenere il desiderio di creare alleanze nei luoghi del lavoro flessibile"....
Identità e reddito si separano fino a divaricarsi e molti riescono a sopportare lavori in cui poco si riconoscono. Decidono di abbassare ogni identificazione e attesa di soddisfazione, per non mollare, per tutelarsi. Lo sviluppo di aspirazioni, di costruzione di identità vengono collocate in una dimensione più personale, delegandole ad una socialità sempre più soggettiva e giocata esternamente all'ambito lavorativo. Ruolo professionale, vocazioni e identità non si sovrappongano, frasi come "mi realizzo nel mio lavoro", "il mio progetto di vita passa anche attraverso il lavoro" non hanno lo stesso significato che avevano per noi ragazze/i di venti, trenta anni fa (noi che siamo genitori, insegnanti, adulti di riferimento di queste generazioni ...).
Oggi è il primo maggio e vorrei che questo giorno significasse anche l'impegno, di tutti coloro che ne hanno responsabilità , a costruire un futuro dignitoso per le giovani generazioni: un futuro in cui il lavoro possa fondare ancora l'identità e dare accesso alla cittadinanza piena e non sia solo l'occupazione di spazio mentale e fisico circoscritto e determinato da altri, ma anche creatività , passione, scambio.
Francesca Lazzari
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