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I Veneti: un popolo antico e sempre nuovo

Di Redazione VicenzaPiù Domenica 2 Dicembre 2012 alle 12:17 | 0 commenti

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Veneti hanno una lunga storia come popolo e nel mondo nel corso dei secoli hanno avuto fama, che ha il suo riferimento principale nella Repubblica di Venezia, uno Stato che è vissuto per circa 1000 anni. Se dopo il periodo napoleonico il Veneto e i Veneti, uniti al ducato di Milano, hanno avuto prima difficoltà con il dominio asburgico, poi enorme crisi con l'unione allo Stato Italiano, si pensi all'emigrazione, hanno saputo però, a partire dai primi del Novecento, seppur lentamente, raggiungere un effettivo progresso economico (nella foto la prima attestazione epigrafica del termine etnico Veneti, Musei civici Vicenza).

Questo è stato il frutto di un'originale e storica prospettiva: la piccola proprietà. Lo Stato veneziano non amava molto il latifondo, infatti, se si osservano le carte catastali antiche, sempre ben curate dalla Repubblica, si noterà che le proprietà importanti erano sempre intervallate da piccole. I proprietari di "luoghi" o "loghetti" possedevano dai tre ai dieci ettari e con questi sviluppavano un'economia importante e non di sola sussistenza. Così si è anche sviluppato il modello della piccola industria, del "capannone" dove la famiglia lavorava e produceva allargandosi al tutto il territorio e anche al mercato globale. Il lavoro per i Veneti è sempre stato importante e nonostante qualche film del neorealismo li abbia dipinti sì come lavoratori, ma anche come "un po' creduloni" e soprattutto democristiani, la capacità veneta è sempre stata importante e capace di guardare al mondo. Quasi che nel Dna vi fosse quella tensione ad aprirsi a nuovi mondi, che fu la caratteristica con cui essi si sono affacciati alla storia. Scoprire l'origine dei Veneti è interessante.
Diverse sono le fonti che parlano di questo popolo, la più importante fu scoperta a Isola Vicentina nel 1992 nella località Altura, una stele in pietra con iscrizione in lingua venetica. In essa abbiamo la prima documentazione del termine "veneto" (venetkens). Oggi la stele è conservata al Museo Naturalistico-Archeologico di Vicenza. Il reperto è importantissimo e nell'attestazione del nome si ha conferma di quanto gli antichi storici avevano detto. Tra i primi Erodoto che ricorda gli Eneti, delle tribù illiriche (più o meno l'attuale Dalmazia); Tacito invece localizza i Veneti o Venedi nell'Europa centrale e Pomponio Mela ricorda che il lago di Costanza era detto anche Venetus lacus. Plinio infine li considera una popolazione laziale con il nome di Venetulani. Di Veneti o Evetoy parla anche Omero. Dopo la distruzione di Troia e la dispersione dei suoi abitanti. Enea, il padre Anchise e i Lari (divinità domestiche) su invito degli dei, narra il mito, ritornarono là dove era partito il fondatore di Troia, Dardano, e migrarono verso l'Italia centrale. Qui, sposando Lavinia, figlia del re dei Latini, diede origine a quella che sarà la civiltà romana. Le gesta dell'eroe furono cantate da Virgilio. Antenore, un saggio troiano che aveva implorato i concittadini di restituire Elena a Menelao, raggiunge il nord Italia con membri delle popolazioni Meoni (originaria della Lidia) e i Paflagoni originari dell'Anatolia centro settentrionale e fondò, come ritiene la leggenda, Padova. Nella città, patria dello storico Tito Livio (59 a.C. - 17 d.C.), viene conservata la tomba del fondatore, secondo quanto disse il giudice Lovato Lovati, poeta e studioso preumanista, nel 1283. In realtà la ricognizione del 1985 attesta che i resti apparterrebbero ad un guerriero ungaro del IX secolo d.C., morto durante le invasioni di quella popolazione.
Tutto aiuta a comprendere le origini dei Veneti e come fossero diffusi in diverse parti d'Italia e d'Europa. Che poi i nominati Veneti fossero effettivamente tutti "veneti" non è certo dimostrato. In ogni caso il termine viene dall'indoeuropeo wen (amare) e perciò i veneti, come ricorda l'enciclopedia on line Wikipedia, sarebbero "gli amati" o gli "amabili". Certo che questo conforta circa il carattere appunto dei Veneti.
I Veneti, oggi gli storici preferiscono più i Paleoveneti, sono in realtà una popolazione di origine indoeuropea che si stanziò nella penisola italiana nella zona nord-est tra il lago di Garda e i Colli Euganei, ma estendendosi verso il Friuli, zona del Tagliamento e il Polesine, zona di Adria, circa nella seconda metà del secondo millennio a. Cristo, fondendosi con gli indigeni autoctoni della civiltà Villanoviana Padana. Questa popolazione sviluppò una propria civiltà soprattutto durante il I millennio a.C. Una civiltà dedita all'agricoltura, ma anche ad attività artigianali e mercantili, che le diedero importanza e la fecero incontrare con la civiltà etrusca che giungeva fino alla zona di Adria (RO) (da visitare il suo riordinato e bel museo con importanti reperti veneti, etruschi e attici).
Il territorio dei Paleoveneti fu occupato dai Romani nel 2° sec. a.C. Nel periodo imperiale la popolazione veneta raggiunse il numero di più di un milione di persone, dedite soprattutto ad un'agricoltura molto specializzata. Il territorio vocato all'agricoltura fu suddiviso, secondo la regola romana in centuriazioni, di cui si ha traccia soprattutto attraverso le fotografie aeree, pubblicate nei suoi "Quaderni" dal Centro di Documentazione della Bassa Padovana (sede a Stanghella (PD). Con la nuova organizzazione statale di Augusto il Venetorum anglus con tutte le sue importanti arterie (Postumia, Annia, Emilia-Altinate, Popilia, dell'Arzere, Claudio-Augusta, Julia-Augusta, del Natisone e Gemina), come lo chiama Tito Livio, divenne con l'Histria la Regio Decima, in totale erano 11. Le principali città furono Aquileja, Patavium (il più importante tra i municipia e già la più importante città paleo-veneta), Altinum, Atria, Acelum, Tridentum, Feltria, Opitergium, Julia Concordia, Pola e Vicetia, probabilmente da vicus= villaggio, un insediamento di origine paleo veneto, attestato dal culto (le famose 200 laminette votive) della venetica dea Retia e da un'iscrizione in lingua venetica, rinvenute nel 1959 durante i lavori di costruzione di un edificio di fronte alla sede municipale di Palazzo Trissino. Con la fine dell'Impero romano d'Occidente, 476 d.C., inizia una nuova storia per i Veneti, che si conclude nel 1797 con il trattato di Campoformio la fine della repubblica Veneta. Dopo il Veneto moderno e soprattutto contemporaneo, esprimendo sempre una tradizione, una propria cultura che esaltata e potenziata esprime il meglio di sé, affermando quello che il filosofo Antonio Rosmini diceva: unità nella sua naturale diversità e ciò in sintonia con quanto ben sosteneva il poeta dell'Unità d'Italia, il vicentino Giacomo Zanella.
Italo Francesco Baldo


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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