Tre tipologie di crisi bancarie, parte I: per Etruria, BPVi e MPS pagano sempre i soci, ma in misura diversa. Apparentemente
Lunedi 15 Agosto 2016 alle 00:07 | 0 commenti
Si può fare, approfittando delle "slow news" ferragostane, qualche riflessione sulle diverse evoluzioni delle tre tipologie di crisi bancarie (il "gruppo" Etruria, Marche, Ferrara e Chieti, la coppia Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, il più grande ma singolo MPS) che hanno "colpito" finora l'Italia e a cui, in misura diversa, ma sempre consistente, hanno contribuito indubbie e pesanti responsabilità di quelli che (i cosiddetti "banchieri" e i politici loro sponsor e/o da loro sponsorizzati) hanno gestito le tre tipologie di banche in crisi. Qui da noi, in particolare, dovrà cercarle, documentarle e punirle la magistratura di Vicenza, il cui forte impegno del pool designato da Antonino Cappelleri va stimolato e supportato di più sia dai soci traditi dalla BPVi (per Veneto Banca la Procura di Roma ha già accelerato) che dalla stampa locale, quella indipendente, ovviamente, dopo che quella schierata ha fatto solo disinformazione nel caso migliore o si è mostrata "collaborazionista" con chi ha causato perdite agli azionisti per circa 11 miliardi complessivi e danni indotti al territorio che la Repubblica tempo fa ha valutato in 40 miliardi.
Ma torniamo ai tre casi di crisi bancarie in atto e affrontati in maniera apparentemente diversa anche se chiaramente studiata in maniera sequenziale e coordinata, a meno che i nostri vertici economici (politici e finanziari) non siano dei dilettanti che inseguono e non programmano, bene o male che sia.
Per le 4 banche "risolte" (Banca Marche, Popolare Etruria, CariFerrara e CariChieti) hanno, quindi, pagato, salvo i recuperi promessi, gli azionisti in toto e gli obbligazionisti in parte. Per le due ex Popolari venete il disastro, per lo meno per ora e grazie ad Atlante 1, si è abbattuto "solo", si fa per dire visto che sono 210.000 circa, sui soci da 10 centesimi ad azione (oltre che sugli ultimi obbligazionisti, quelli che hanno sottoscritto obbligazioni convertende e subito convertite). Per l'ultimo caso, anche se persistente da anni, quello del Monte dei Paschi di Siena, al di là delle perdite pregresse ma in Borsa degli azionisti, si sta provvedendo ad un salvataggio composito: un aumento di capitale in Borsa e l'intervento per gli NPL (i crediti a rischio) di Atlante 2 (ne acquisterà la parte che si trasformerà in obbligazioni "mezzanine", quelle a rischio intermedio), del mercato per le senior, garantite dallo Stato, e dei soci stessi che si vedranno assegnare gratuitamente la quota di obbligazioni junior, quelle legate ai rischi più forti di insolvenza ma la cui parte di recupero andrà a totale loro vantaggio attenuandone le perdite in Borsa.
Ciò detto e ricordando la necessità di individuare e sanzionare le responsabilità specifiche, sono evidenti gli approcci diversi, ma non casuali, avuti dal sistema (bancario e politico) nei confronti delle tre situazioni e da ciò nasce la necessità di fare qualche riflessione "sistemica" e "strategica".
La prima, che riguarda più direttamente azionisti, obbligazionisti e correntisti, la facciamo subito, rinviando, per non mettere troppa carne al fuoco e dare il tempo di "ruminare", a una seconda parte di questo articolo la successiva, che riguarda i possibili riflessi sul sistema bancario di possibili e preannunciati insuccessi della gestione attuale delle tre crisi.
Vista ex post la "risoluzione" delle 4 banche "piccole" (Etruria, Marche, Ferrara e Chieti insieme sommavano l'1% degli attivi del sistema bancario italiano) potrebbe apparire come una sorta di un primo avvertimento (casuale?) ad azionisti, obbligazionisti e correntisti: attenti, le regole BCE sono dure e dobbiamo applicarle, ergo le 4 banche vanno risolte e "ringraziateci" se vi facciamo balenare qualche ristoro!
Tocca poi alle due venete, le più grandi delle piccole come ultime delle prime dieci banche italiane e per giunta cresciute in maniera anomala, a botte di "ormoni" illeciti, ai cui azionisti è stato lanciato questo messaggio: non vi "risolviamo" (anche perché nascerebbe un effetto strike sulle altre banche) ma vi tocca andare in pasto per spiccioli a una nuova proprietà che deciderà fuori dagli "inquinamenti ambientali" del territorio e ringraziateci se ad alcuni, poche migliaia su 210.000 soci, storneremo dei danni e a tutti proporremo azioni a 10 centesimi.
Il Monte dei Paschi di Siena, la terza tipologia di crisi in esame e gestione, è troppo grande per "risolverlo" per non travolgere tutto il sistema bancario e finanziario italiano, per cui, cari soci, accogliete come una manna dal cielo l'ennesimo aumento di capitale, sottoscritto da altri, e, se sarete diluiti, affidatevi alla speranza che gli NPL più a rischio, che saranno sottostanti alle obbligazioni junior che vi daremo, siano in parte recuperati per addolcirvi le perdite.
Chiaro? Il sistema, per auto proteggersi, dà poco ai piccoli, un po' di più agli intermedi e illude i più grandi di ricevere un trattamento di favore. Ma scarica sempre sui singoli il costo dei propri errori.
Per giunta tutto questo avrà un costo se l'economia non si metterà all'improvviso a correre. E il costo chi lo pagherà e su chi si riverserà ?
Alla prossima puntata le nostre ipotesi di studio.
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