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Fughe di notizie (casuali?) dalle Sec Servizi di Samuele Sorato il cui fratello Simone ne era alto manager: i soldi del Sisde gestiti dalla sede di Roma della palermitana Banca Nuova della BPVi di Zonin. È un (im)puro caso...

Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile VicenzaPiù) Sabato 18 Novembre 2017 alle 01:09 | 0 commenti

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I soldi, oltre un miliardo di euro, transitati, come raccontano gli articoli sotto riportati Il Sole 24 Ore del 16 novembre, ripresi il 17 dal GdV, dalla sede romana di Banca Nuova, la controllata palermitana (brivido) di Banca Popolare di Vicenza e provenienti da conti intestati alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e l'Aisi, l'ex Sisde (altro brividone), ci pongono interrogativi su come e perchè molti, troppo mondi si incrociassero lungo le vie di Gianni Zonin (anche la tesoreria della Regione Sicilia era nelle mani di Banca Nuova così come a Vicenza c'è quella del nostro comune). È

ma uqei giri di soldi ci fanno chiedere, non solo a noi stessi, anche come e perchè dati così riservati, anche se datati, dei servizi segreti siano fuoriusciti dagli archivo della Sec Servizi di Padova trasformandoli in veri e propri "BpVi leaks" come scrive Il Sole 24 Ore.

Prima di farvi leggere i due articolo del collega, lo solleviamo noi un dubbio di casa nostra, ma non solo, e aggiuntivo rispetto a quelli che possono essere insorti nei colleghi o che angustieranno voi, dopo la lettura.

Come ricorda la stampa anche locale dopo le rivelazioni de Il Sole, fino al 2015 a presiedere quello che di fatto è il centro servizi informatici di cui si servivano anche la BPVi, che ne era la maggiore azionista subito prima dell'altro azionista di riferimento, Veneto Banca, e che sta per passare a Banca Intesa Sanpaolo, era Samuele Sorato, che lì inizio come ragioniere programmatore e da lì arrivò alla corte di Zonin, mantenendo fino alla fine uno stretto controllo sulla società, che, visti i database che gestiva era strategica almeno tanto quanto i soldi.

Ebbene il dubbio che vi sottoponiamo è il seguente: se Samuele Sorato era così bravo da essere arrivato alla vetta di Sec e di BPVi, Simone Sorato, suo fratello, lo era altrettanto visti i ruoli apicali che vi ha ricoperto, tra cui quello di direttore delle risorse umane (all'ora in cui scriviamo di questo siamo certi al 2014, anche se il suo ruolo potrebbe essere diventato poi quello, da verificare, di dg)?.

Sciogliere questo e altri dubbi (non solo di nepotismo) è fondamentale perchè se i soldi hanno alimentato il potere di chi ha bruciato i risparmi di centinaia di migliaia di soci, il database di Sec, con tutti i segreti che custodisce, potrebbe essere un'arma impropria, e che arma da... brividi!, se solo si fosse così maliziosi da pensare che le fughe dei primi dati, un avviso ai naviganti?, e poi di quelli che ancora potrebbero sgorgare dagli archivi soratici (non socratici...) possano dipendere non solo dalla casualità...

Messaggi omertosi? Ma per carità!

Se il Sisde, oltre che Palazzo Chigi, i suoi soldi li gestiva con una banca palermitana con la testa a Vicenza e la cassa vicino ai palazzi romani, tranquilli: è solo un (im)puro caso.

 

La Pop Vicenza e i conti dei Servizi segreti

Quasi 1.600 operazioni bancarie, in ingresso e in uscita, per un controvalore di oltre 642 milioni, in un periodo compreso tra il 17 giugno 2009, all'epoca del quarto governo Berlusconi, e il 25 gennaio 2013, durante il governo Monti. Di queste transazioni ben 425, per 43,2 milioni, erano in capo all'Agenzia informazioni e sicurezza interna (Aisi) e altre 20, per 6,2 milioni, alla gemella Aise.
Continua da pagina 1 Il singolo trasferimento di fondi più "pesante" è datato 16 marzo 2012: 88,5 milioni. Molti pagamenti sono stati realizzati tramite comuni strumenti di home banking. Date, identificativi, numeri di conto, causali: noleggi di auto e moto, saldi di fatture a fornitori, versamenti a società e persone, quietanze di affitti. Soprattutto nomi. Questo è l'"estratto conto" della Presidenza del Consiglio e dei Servizi segreti nazionali contenuto in decine di pagine di documenti "in chiaro" che Il Sole 24 Ore ha potuto visionare. Una costante unisce questa mole di dati: provengono tutti dal gruppo Banca Popolare di Vicenza.
Il materiale di questo "BpVi leaks" va letto come un "estratto conto": una selezione, appunto, dei legittimi rapporti bancari intercorsi tra Palazzo Chigi e l'allora Popolare. Rapporti il cui inizio potrebbe essere retrodatato probabilmente ai primi anni 2000 e forse anche prima. Di certo BpVi non è stata l'unica banca operativa con i Servizi: lo testimoniano tre giroconti con Bnl, datati 15 febbraio 2010, per un totale di 9 milioni registrati dall'Aisi nella filiale romana numero 895 - non più operativa - di Banca Nuova.
Quanto ai nomi, è impossibile stabilire se le identità siano reali, poiché con i normali strumenti giornalistici non è dato verificarli né accertare eventuali omonimie. Ma i controlli condotti sulle fonti aperte avvalorano l'impianto complessivo dei file, che appaiono consistenti. Insieme a schiere di anonimi sparsi in tutta Italia, tra i beneficiari dei versamenti ci sono i nomi di contabili del ministero dell'Interno «inquadrati nel ruolo unico del contingente speciale della Presidenza del Consiglio dei ministri», personale della Protezione civile e del Dipartimento Vigili del fuoco, funzionari del Consiglio superiore della Magistratura. Poi avvocati, dirigenti medico-ospedalieri, vertici di autorità portuali e di istituzioni musicali siciliane. Ci sono giovani autori e registi di fortunatissimi programmi di infotainment di tv nazionali private, conduttori di trasmissioni di successo sulla radio pubblica, fumettisti vicini al mondo dei centri sociali. Ma soprattutto i vertici dell'intelligence italiana, dotati di poteri di firma sui conti, e alti funzionari territoriali dei Servizi e delle forze dell'ordine: ufficiali del Carabinieri con ruoli in sedi estere, ispettori della Polizia di Stato coinvolti nel processo dell'Utri del 2001, dirigenti dell'ex centro Sisde di Palermo già noti alle cronache per vicende seguite all'arresto di Totò Riina. C'è pure un anziano parente del "capo dei capi" di Cosa Nostra (o qualcuno con lo stesso nome). E ci sono impiegati di Banca Nuova. O, ripetiamo, loro omonimi.
Oltre ai Servizi e a BpVi, un solo soggetto ha tutti gli strumenti per dare risposte precise: è la padovana Sec, il centro servizi informatici che, prima del salvataggio del Fondo Atlante e della cessione a Intesa Sanpaolo, era partecipato da una decina di soci capitanati da BpVi (la capogruppo deteneva il 47,95% del capitale di Sec, Banca Nuova l'1,66%) e Veneto Banca (con il 26,13% del capitale). Il database della Sec è la chiave per capire quali legami collegavano Vicenza ai servizi segreti della Capitale e di Palermo: partendo, ad esempio, dai codici relativi alla banca (33 identifica l'ex Popolare Vicenza, 61 invece Banca Nuova), a quelli delle filiali, all'identificativo del cliente (il cosiddetto "Ndg") e al numero di conto. Proprio l'istituto siciliano del gruppo BpVi è centrale, per più di un motivo, in queste carte. Alcuni addetti della Sec, che in questi giorni seguono la "migrazione informatica" al gruppo Intesa Sanpaolo, sono di certo in grado di ricostruire la mappa delle informazioni.
La società consortile di informatica per il settore creditizio non è stata, dunque, soltanto un hub tecnologico. Non pare un dettaglio casuale il fatto che Samuele Sorato, l'ex consigliere delegato della Vicenza, avesse iniziato la propria scalata interna al gruppo BpVi partendo come semplice ragioniere programmatore proprio da Sec. Né lo è il fatto che il braccio destro nonché uomo di fiducia di Gianni Zonin non abbia mai abbandonato la carica di presidente della società di servizi padovana, sino ai dissidi con Zonin e alle sue dimissioni del maggio 2015. Lo stesso Samuele Sorato, secondo alcune fonti, avrebbe esercitato un forte controllo diretto sulla Sec. Eppure, sempre secondo queste fonti, i sistemi di sicurezza del database di Sec sarebbero inadeguati: «Il sistema informativo è carente sotto tutti i profili».
Che i sistemi informatici del gruppo Popolare di Vicenza fossero attentamente monitorati dall'interno è indicato anche da alcune recenti dichiarazioni rilasciate alla Commissione d'inchiesta parlamentare sulle banche, secondo le quali durante le ispezioni di vigilanza le procedure informatiche dell'ex Popolare di Vicenza erano costantemente a rischio di essere disattivate "dall'alto" in qualsiasi momento, a seconda della bisogna. La scelta della Vicenza come interfaccia bancaria di Palazzo Chigi pare dunque basata più su logiche "politiche" che di qualità dei servizi - con o senza l'iniziale maiuscola.


Nicola Borzi, da Il Sole 24 Ore

 

La mappa. Le sedi dove si sono snodati i rapporti tra il gruppo creditizio e le agenzie di sicurezza nazionali
Il filo che da Padova porta a Roma e Palermo

Tra i molti luoghi dove il "mondo di sopra", il "mondo di sotto" e il "mondo di mezzo" si incrociano e interagiscono, ce ne sono alcuni rilevanti: le banche. Le frequentazioni, le relazioni, gli scambi qui transitano e da qui finiscono archiviati nei centri elaborazione dati degli istituti di credito. Database fisici e virtuali dove convergono enormi masse di informazioni relative a milioni di soggetti, su strumenti in condizione non solo di conservarle, ma soprattutto di ordinarle, collegarle, rielaborarle. Appunti apparente mente sparsi che divengono storie. Eppure questa mappa virtuale si costruisce a partire da una serie di indirizzi precisi: una geografia che, nel caso delle relazioni tra gruppo bancario Popolare di Vicenza e servizi segreti, abbiamo ricostruito seguendo le tracce del denaro.
Il Ced della Sec Servizi
Via Transalgardo, a Padova, è una traversa che sfocia nell'asse veloce di via Venezia, a un chilometro circa dal casello di Padova Est dell'autostrada A4 Torino-Trieste e a due dallo svincolo della A13 per Bologna, tra un punto vendita della MediaWorld e uno di Decathlon, di fronte al centro commerciale Giotto. Qui ha sede Sec Servizi. A fine 2016 la società consortile di informatica bancaria contava 281 dipendenti, con un capitale sociale di 25 milioni. Il fatturato di 121 milioni era realizzato con oltre 35 clienti bancari su un totale di 1.500 filiali e 15mila terminali collegati, che a loro volta gestivano 6,7 milioni di clienti. Il sistema informatico è organizzato su un mainframe in grado di gestire oltre 14.270 milioni di istruzioni al secondo, cui sono collegati 2.300 server (tra fisici e virtuali) che ogni giorno vi trasmettono in media 53,2 milioni di transazioni. Queste vengono registrate su una memoria di oltre 830 terabyte. Qui compaiono le transazioni di "BpVi leaks".
Le sedi romane di Banca Nuova
Via Bissolati è a due passi dal centro storico di Roma. Sull'angolo del quadrivio con via Sallustiana e via di San Basilio c'è una filiale di Banca Nuova, la numero 805: in questo sportello, sopravvissuto alla ristrutturazione della rete del gruppo BpVi del 2011, hanno alcuni dei loro conti la Presidenza del Consiglio e l'Aisi. Da questa agenzia bancaria sono transitate centinaia delle operazioni registrate nel "BpVi leaks". Dall'altro lato di via di San Basilio, nell'isolato che confina con via Veneto, c'è la storica filiale di Roma della Banca nazionale del lavoro. Di fronte, oltre una robusta cancellata e un giardino attentamente sorvegliati, c'è l'Ambasciata degli Stati Uniti. Poco distanti, sparse tra via Barberini, largo di Santa Susanna e via Venti Settembre, ci sono numerose sedi e uffici del ministero della Difesa e dei Servizi.
Ancora qualche centinaio di metri più in là c'è via Nazionale. Qui al civico 230 aveva sede, dai primi anni 2000 e fino alla primavera del 2006, il famoso ufficio dove l'ex dirigente del Sismi Pio Pompa raccoglieva (e da dove distribuiva) dossier su politici, magistrati e giornalisti. Qui c'è uno snodo fondamentale. Nello stesso palazzo, in occasione della visita dell'allora presidente Usa George W. Bush a Roma, il 7 giugno 2007 fecero irruzione una ventina di attivisti dei centri sociali. Erano i tempi del contestato progetto di ampliamento della base militare di Vicenza, finanziato da BpVi. I manifestanti salirono al primo piano e occuparono la sede di rappresentanza di una banca per appendere a un balcone uno striscione il cui testo era «Boicotta la guerra, boicotta Zonin, no Bush, no Dal Molin». Gli uffici occupati erano, per nulla casualmente, di Banca Nuova.
Il palazzo siciliano
Via Cusmano, a Palermo: qui c'è la direzione generale di Banca Nuova, l'istituto di credito controllato da BpVi dove finivano - o forse iniziavano - molte delle connessioni tra l'ex Popolare di Vicenza e i Servizi. L'istituto è stato costituito a Palermo nel 2000 nell'ambito del "Progetto Centro Sud" del gruppo BpVi. Nel 2001 ha acquisito la Banca del Popolo di Trapani e nel 2002 l'ha incorporata. È qui che da Roma, transitando per Padova, conducevano partite finanziarie apparentemente minori per importo, ma assai rilevanti per significato. D'altronde Banca Nuova è un salotto che conta, nell'isola ma non solo. C'è chi afferma che proprio l'analisi del traffico telefonico di Banca Nuova, se condotta sin dai primi anni 2000, potrebbe rivelare sorprese. Un caso: il 5 novembre 2003 nella filiale 810 di Banca Nuova a Palermo veniva aperto un conto intestato a un cliente, sebbene il suo cellulare proprio in quel momento agganciasse una cella molto lontana dallo sportello. L'edificio che ospita la direzione di Banca Nuova è a due passi da Villa Trabia e dai suoi giardini. Un cognome che rimanda alle vicende delle famiglie nobili dell'isola. Come quella del feudo di Butera a Riesi, provincia di Caltanissetta, venduto per 10 miliardi di lire nella tarda primavera del 1997 insieme al vigneto di 200 ettari dalla famiglia dei principi Lanza di Scalea a Gianni Zonin.

N.B., da Il sole 24 Ore


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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