I sistemi elettorali per le comunali
Sabato 17 Marzo 2012 alle 20:26 | 0 commenti
Da VicenzaPiù n. 230
Maggioritario sotto il 15.000 abitanti, proporzionale con premio di maggioranza: sale la soglia di sbarramento, di Giuliano Ezzelini Storti
Per avere un quadro completo da un punto di vista tecnico viene fornita di seguito una spiegazione semplificata dei sistemi elettorali attualmente in vigore, con cui i vicentini andranno a votare. I sistemi elettorali sono due: uno proporzionale con premio di maggioranza a doppio turno che prevede il ballottaggio con la possibilità che più liste sostengano lo stesso sindaco); l'altro maggioritario "secco" a turno unico (con lista unica - molto spesso civica per raggruppare coalizioni di partiti - per un unico sindaco).
Questi sistemi valgono e sono rispettivamente applicati in base alle dimensione del Comune, cioè al di sopra o al di sotto dei quindicimila abitanti. Questo significa che nei Comuni al di sotto della soglia stabilita si voterà col sistema maggioritario, mentre nei comuni il cui numero di abitanti è al di sopra di essa, si voterà con il sistema proporzionale con premio di maggioranza. Tale premio, da ripartire fra le varie liste che si candidano, varia in base al numero di abitanti con una crescita diversa rispetto al sistema elettorale applicato.
Per dare un'idea concreta useremo i numeri scritti originariamente nel Testo Unico degli Enti Locali ed applicati prima delle varie recenti riforme, che hanno progressivamente ridotto il numero di seggi in rapporto ai residenti.
Il Testo Unico degli Enti Locali prevede che la ripartizione numero seggi/abitanti sia la seguente: nei Comuni dai 3000 ai 10000 abitanti sono assegnati 16 Consiglieri (11 di maggioranza e 5 di minoranza) più il Sindaco; nei comuni dai 10001 a 30000 abitanti 20 Consiglieri più il Sindaco (12 di maggioranza e 8 di minoranza). Inoltre, nei Comuni al di sopra del 15000 abitanti, le liste multiple a sostegno di un sindaco hanno l'obbligo di raggiungere come minimo la soglia del 3% per entrare nella ripartizione dei seggi. Tuttavia, ciò dipende dal numero dei voti complessivi della coalizione: non è da escludere, infatti, che alcune liste possano entrare nella ripartizione dei seggi anche non raggiungendo la soglia del 3%, così come in alcuni casi è possibile che si verifichi anche il caso contrario, e cioè che alcune liste (sia di opposizione che di maggioranza) restino "a secco" con una percentuale anche più alta del fatidico 3%. Questo dipende essenzialmente dalla divisione dei cosiddetti "resti" voti/seggi mediante l'applicazione di un sistema chiamato "dont", oltre che dal premio di maggioranza, in caso di vittoria.
Per le liste uniche a sostegno del Sindaco nei Comuni al di sotto dei 15000 abitanti, la ripartizione vale 11 seggi più il Primo Cittadino per i vincitori, mentre i 5 seggi rimanenti vengono ripartiti con il sistema proporzionale puro fra i perdenti (calcolo dont). Essendo i seggi in numero di 5, affinché una lista possa eleggere un consigliere, si deve ottenere in media dall'8 al 10%, a meno che la lista vincente non superi il 50 per cento di voti: in quel caso e solo in quel caso lo sbarramento implicito (che non é previsto come nell'altro caso) può abbassarsi.
Molto spesso, alle liste che prendevano pochi voti viene garantita l'elezione del solo candidato Sindaco. Una piccola variante la comporta il secondo turno (o ballottaggio) nei Comuni al di sopra dei 15000 abitanti. La sfida avviene solo tra i due candidati Sindaco che prendono la maggioranza relativa di voti rispetto agli altri e se nessuno dei due supera il 50 per cento. In caso di ballottaggio, è consentita a entrambi gli sfidanti nell'arco della prima settimana la possibilità di apparentarsi con liste di altri candidati. Questo può comportare che liste che non riuscivano ad eleggere al primo turno con la ripartizione dei seggi (resti calcolo dont voti/seggi) possano raggiungere un seggio o più seggi sia in caso di vittoria sia in caso di perdita del candidato appoggiato in seconda battuta. Può succedere anche, sempre per il sistema dont che, nel caso in cui non si appoggi nessuno, chi aveva un seggio al primo turno lo possa perdere a vantaggio di altre liste che appoggiano l'uno o l'altro candidato al ballottaggio.
Questo sistema avrebbe dovuto essere applicato anche nei Comuni al voto nella tornata elettorale del 2012. Oggi, però, i seggi assegnabili sono stati notevolmente ridotti dalle manovre finanziarie Berlusconi, mentre si sono alzate spaventosamente le percentuali implicite minime per la rappresentanza nei Comuni. In sostanza, pur rimanendo invariata la normativa elettorale, nei Comuni al di sotto dei 15000 abitanti per eleggere un Consigliere in caso di sconfitta, un candidato e una lista devono ottenere come minimo un percentuale dal 15 al 18%, mentre prima era sufficiente il 3%. Per quanto riguarda i Comuni al di sopra dei 15000 abitanti le liste devono ottenere una percentuale superiore al 3%, in caso di vittoria, mentre in caso di sconfitta una superiore al 6/7%.
Visto lo stato di cose attuale, ogni elettore può farsi un'idea delle consistenti trasformazioni apportate dalle recenti manovre e domandarsi se soglie di sbarramento così elevate possano garantire una effettiva, sostanziale e adeguata rappresentanza democratica.
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