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I referendum e i voti di astensione

Di Citizen Writers Giovedi 9 Giugno 2011 alle 01:15 | 0 commenti

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Riceviamo su [email protected] da Gianfranco Dori ex consigliere comunale Pdl) e pubblichiamo.

Ai referendum del 12/13 giugno ho deciso di votare astensione.

Il Referendum è uno strumento di democrazia diretta che non mi piace, che non mi è mai piaciuto. La scelta tra il  SI’ e il NO è un modo rozzo di risolvere argomenti complessi, che sposta il dibattito, il confronto e, di conseguenza, il voto su un piano infantile (foto La domenica di Vicenza).

Ognuno di noi vorrebbe esprimere un “SI’, ma…” oppure un “NO, però…”. E’ chiaro a tutti, inoltre, visto il meccanismo dei referendum, che andare al seggio per segnare un NO o per depositare scheda bianca significa solo aumentare le possibilità di raggiungere il quorum, per cui votare NO in pratica vale quanto votare SI’. C’è un altro modo, previsto dalla legge istitutiva, per affrontare i referendum: aver posto lo sbarramento del 50% + 1 degli aventi diritto, fornisce all’elettore una terza opzione di votazione: non andare a votare! In questo caso, il non voto diventa una maniera di espressione di voto. Infatti, a differenza di qualsiasi altra consultazione elettorale in cui si decidono le maggioranze di governo e si eleggono i rappresentanti nelle varie Istituzioni nazionali e comunitarie, dove l’astensione resta un dato statistico che non incide sul risultato, nei Referendum chi non va a votare fa una scelta legittimata e influente sul risultato delle consultazioni.

Un SI’ o un NO diventano delle polpette avvelenate per decidere sulla gestione del settore idrico e sull’utilizzo del nucleare a fini pacifici per produrre energia. Ambedue, l’acqua e l’energia, sono indispensabili, oggi più che mai, per la VITA dell’uomo.

La proprietà dell’acqua non è in discussione. E’ la gestione del settore idrico ad avere bisogno di grandi investimenti, di enormi risorse che il pubblico, conti alla mano, oggi non ha in tasca. Perché rifiutare l’imprenditore che chiede di investire nel settore mettendo il suo capitale e i rischi dei costi-ricavi? Meglio che l’acqua sia gestita da uno Stato paternalista e da impiegati pubblici senza impegni e responsabilità? In realtà si stanno ammantando di nobili principi, interessi materiali e voglia di un monopolio pubblico con relative poltroncine che, gli esempi non mancano, spesso producono disservizi e “sprechi”. Sono norme, quelle in discussione, che in passato erano state proposte dal centro-sinistra e raccomandate dalla Commissione Europea per sistemare le reti idriche colabrodo, le fognature, i depuratori. Non è un’illusione e un imbroglio pensare che la gestione pubblica sia in grado di erogare l’acqua gratis e che gli investimenti sui servizi idrici non comporteranno aumenti delle tariffe e delle tasse?

L’energia oggi è preziosa e indispensabile come l’acqua, forse di più, in un mondo globalizzato, senza più barriere protettive, che coinvolge tutti in una concorrenza esasperata e spietata. I costi del petrolio e del gas sono in costante aumento e i rifornimenti sempre più a rischio, no alla riconversione in carbone della Centrale di Porto Tolle, si fermano le pale eoliche perché fischiano e rovinano il paesaggio, il fotovoltaico è costoso e i materiali dei pannelli da smaltire sono inquinanti, le dighe vengono contrastate per il pericolo terremoti, il sole va e viene. Leggo: “il nostro Paese è caratterizzato da una forte dipendenza strutturale dalle importazioni di energia primaria, dovendo contare su quote poco rilevanti di produzione di energia elettrica”. Ma perché devo essere io “uomo qualunque” a decidere oggi di precludere ai nostri figli e nipoti la possibilità di accedere anche all’energia nucleare, quando Paesi dalle economie emergenti, Cina e India innanzitutto, e gli stessi produttori di petrolio si stanno fortemente impegnando sul nucleare?

Sull’ultimo quesito, il più politicizzato, rimango sempre dell’idea che aveva ragione il prof. Pietro Galletto, il mio insegnante di Diritto, che cinquant’anni fa, dalla  cattedra, diceva che la frase “la legge è uguale per tutti”, che compare in tribunale alle spalle del giudice, andava completata aggiungendo “gli uguali”.

 

Gianfranco Dori

 

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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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