I fantasmi di Variati
Giovedi 26 Luglio 2012 alle 18:30 | 1 commenti
Non so se molti se ne siano accorti. Ma da qualche tempo il sindaco di Vicenza Achille Variati appare preoccupato, provato. C'è qualcosa che lo turba dal profondo. È la prima volta che accade da quando l'uomo forte del Pd vicentino è stato eletto. Il primo cittadino da questo punto di vista cammina su un binario che è molto simile a quello del suo predecessore, l'azzurro Enrico Hüllweck.
Il quale da sempre è stato surclassato da Variati sul piano della capacità di manovra sul terreno politico. Sul piano del cinismo direbbero i detrattori i quali sia all'uno sia all'altro hanno sempre rinfacciato peraltro una certa dose di anaffettività umana che sembra essere la cifra di chi finisce per rivestire certi ruoli apicali nell'establishment berico. Rimane però da capire che cosa turbi i sonni del primo cittadino. La difficoltà della situazione economica e l'autunno caldo che stanno per abbattersi su Vicenza come sul Paese sono un aspetto da non sottovalutare. Chi sta nella stanza dei bottoni sa inevitabilmente prima degli altri quali saranno le rogne che dovrà grattare. A sé stesso come ai cittadini che amministra. Variati è figlio di una cultura politica che, indipendentemente dagli schieramenti, per la prima volta nella storia è messa di fronte al crollo di un sistema economicocentrico che veniva dato per imperituro. Il fatto che il capo dell'esecutivo ieri abbia deciso di invitare al briefing con gli alti funzionari Anas solo e solamente il presidente degli industriali Beppe Zigliotto (il quale altro non è che la proiezione dell'ombra del presidente di BpVi Gianni Zonin su Assindustria) la dice lunga sull'idea di società che Variati abbia distillato in trent'anni di carriera politica. Un'idea per cui a ragione o no le alte gerarchie del sistema economico vengono viste inevitabilmente come cuore pulsante e mente senziente dell'intero organismo sociale. E poco importa dello sgarbo o della umiliazione a cui di risulta sono stati sottoposti i rappresentanti degli altri corpi intermedi, dai sindacati alle associazioni ambientaliste, ai professionisti. La gerarchia è stata talmente introiettata che la cosa è passata pressoché sotto silenzio di tutti. O quasi. Allo stesso tempo si fa una qualche fatica fatica ad accusare Variati di essere mosso dai cosiddetti poteri forti poiché in realtà il primo cittadino è assolutamente conglobato nella ineluttabilità dell'ordo universalis che in qualche maniera ha fotografato in istantanea quando ieri ha invitato solo Zigliotto. Ma nonostante ciò lo sguardo del capo della giunta, quello che per molti aspetti è un automa delle relazioni politiche, da troppo tempo sembra nascondere un timore, un'ansia, una difficoltà profonda. Si tratta di perplessità sul piano politico? Senz'altro la mancanza di alleati veri e pugnaci per le prossime comunali lo preoccupa. L'accordo stretto con Sel rischia di valere poco in relazione alla vacuità del gruppo dopo la defenstrazione silenziosa dell'ala che fa capo a Ciro Asproso, l'unico della cordata che, indipendentemente dal fatto che si possa essere d'accordo con lui o meno, mastichi seriamente politica e amministrazione. Il Psi è piccino. L'Idv è evanescente e al momento è più opposizione che parte di una alleanza. Il Pd è in disfacimento. L'Udc è poca roba. I gruppi civici di Maurizio Franzina, di Variati e simili sono al momento degli oggetti concettuali o poco ci manca. Il quesito di fondo è quindi questo. Ammettiamo che Variati rivinca le elezioni; e lui è senz'altro in vantaggio. C'è il rischio che le formazioni che lo appoggiano rappresentino poco o nulla una città frammentata, impaurita e pronta a prendersela con chiunque alloggi a palazzo Trissino in ragione di una crisi che morderà fra poco come non mai? Questo è senz'altro uno degli spettri che turbano le notti del sindaco. Ma ce ne sono altri che allo stato sono impossibili da individuare.
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Massimiliano Primon