I carteggi di Luigi Meneghello, un fondo tutto da esplorare
Sabato 12 Novembre 2016 alle 12:19 | 0 commenti
È stata una cerimonia molto partecipata quella tenutasi ieri sera, 11 novembre, nella Sala degli Specchi di Palazzo Cordellina a Vicenza. Studiosi, amici, appassionati lettori di Luigi Meneghello, si sono riuniti intorno ai tre scatoloni ancora sigillati, donati nel 1999 dallo scrittore alla Biblioteca civica Bertoliana. Il presidente di quest’ultima, Giuseppe Pupillo, ha fatto gli onori di casa, spiegando al nutrito pubblico la genesi del fondo relativo allo scrittore maladense, scomparso nel 2007, e introducendo i numerosi ed illustri ospiti. I saluti dell’amministrazione comunale di Vicenza sono stati portati dal vicesindaco Jacopo Bulgarini d’Elci, che ha voluto riconoscere a Meneghello una sorta d’immortalità , letteraria naturalmente, che per essere tale ha però bisogno di letture, ricordi, eventi come quello di iersera.
“Meneghelloâ€, ha detto Bulgarini, “ha dato forma al nostro paesaggio valoriale ed idealeâ€. La parola è poi passata a Valter Voltolini, nella duplice veste di membro dell’Associazione Luigi Meneghello di Malo e di emissario della famiglia Meneghello, ieri rappresentata dal nipote Giuseppe e da altri congiunti. Voltolini, che fu grande amico dello scrittore e gli fu accanto dopo la scomparsa della moglie Katia, ha ricordato l’understatement di Gigi, come affettuosamente lo chiama. “Se avesse saputo della cerimonia di oggi†ha detto Voltolini, “Gigi avrebbe sicuramente guardato Katia, poi avrebbe fatto uno dei suoi enigmatici sorrisini e infine avrebbe detto: ‘ma veramente ve interesa le me robe? Vardé che perdì tempo tusi’â€. Una misurata ritrosia, volta a minimizzare esternamente il valore del lavoro letterario, del quale invece Meneghello era ben conscio, ma da campione dell’antiretorica qual era, non riteneva elegante prendersi sul serio. Gabriele Vacis, regista teatrale che ha portato in scena vari lavori di Meneghello, ha letto alcuni brani tratti da Le Carte, Libera nos a Malo e I piccoli maestri. Ricordando i momenti passati insieme, Vacis ha detto che “Gigi e Katia erano le persone più snob che abbia mai conosciuto, ma quando si riusciva a penetrare nella cittadella Meneghello, si veniva accolti con una generosità incredibile. Gigi, poi, era un insuperabile lettore delle sue stesse pagineâ€. Sono seguite le relazioni degli studiosi italiani più autorevoli dell’opera di Meneghello: Ernestina Pellegrini, Francesca Caputo, Luciano Zampese e Diego Salvatori. La professoressa Pellegrini, dell’università di Firenze, ha ricordato il suo rapporto personale con lo scrittore, attribuendogli un piano preciso circa il lascito delle sue carte, oggi conservate a Pavia, Reading, Vicenza e Malo. “Il suo lavoro†ha detto Pellegrini, “è tutto un laboratorio di memoria. Mentre lavoravo con Zampese al libro appena pubblicato, quasi magicamente saltavano fuori i riscontri che cercavamo. Non solo il futuro è imprevedibile, ma anche il passatoâ€. La professoressa Caputo, dell’università Milano Bicocca, ha parlato della biblioteca di Meneghello, che conta circa 8 mila volumi; “una biblioteca da lavoro†l’ha definita, “dove si trovano classici greci e latini, narrativa italiana, poesia, molta saggistica, libri d’arte e guide turisticheâ€. Caputo ha raccontato all’uditorio delle numerose glosse, annotazioni e sottolineature che lo scrittore ha lasciato sui libri, oggi ereditati da lei che ha curato l’edizione dei Meridiani Mondadori dell’opera completa di Meneghello. Il professor Zampese, dell’università di Ginevra, ha parlato del carteggio tra Meneghello e la moglie Katia, da poco donato alla Bertoliana da Giuseppe Meneghello. Lettere d’amore risalenti al 1947, poco dopo il matrimonio, che colpiscono per la normalità del linguaggio usato e allo stesso tempo raccontano le difficoltà quotidiane, i progetti e i desideri di una famiglia appena formata. La verve di Zampese ha incantato il pubblico, soprattutto durante le letture dei brani epistolari, nonostante la fonte utilizzata fosse estremamente privata. Il dottor Salvatori, dottorando dell’università di Firenze, ha parlato dei riferimenti al mondo naturale, dalle piante agli animali, che si possono trovare nelle opere di Meneghello. Lo sguardo dello scrittore si è spesso soffermato sulla natura, mutuando dal linguaggio scientifico termini ed espressioni, magari tradotte grazie ai dizionari dialettali, oppure messe in relazione ai suoi ricordi della lingua parlata. Il direttore della Biblioteca Bertoliana, Giorgio Lotto, ha quindi dato avvio alla cerimonia che tutti attendevano: l’apertura dei tre involucri sigillati, permessa dai familiari, e che consentirà dopo la necessaria inventariazione di consultare e studiare le carte contenute. Una cascata di flash e di otturatori digitali ha accompagnato il rito. All’interno della cassa metallica, precisamente divise in cartelle, le lettere di corrispondenza relativa ai libri scritti da Meneghello. Nei due scatoloni, dentro a cartelline ben riposte le une sopra le altre, ancora lettere: in inglese e italiano. È ancora presto per sapere se nascondano sorprese o possano fornire riscontri ad interpretazioni critiche dell’opera meneghelliana, sempre più considerata contemporanea quanto può essere quella dei classici, in grado di parlare alle persone di tutte le epoche dei problemi immutati del vivere. La mappatura del mondo dello scrittore di Malo potrà da oggi avvalersi di nuovi, preziosi strumenti che aiuteranno nella cartografia della memoria di una delle penne più stimolanti del Novecento italiano.
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