I "botti di capodanno" di Parolin: fiero di appartenere alla "razza Piave"
Mercoledi 31 Dicembre 2014 alle 11:32 | 0 commenti
Luciano Parolin, settantenne ex insegnante vicentino, scrittore di libri storici e strenuo difensore della famiglia naturale, ci manda una riflessione sociale di fine anno
L'Italia è una comunità di individui che hanno alcune caratteristiche come: la lingua, la storia, il luogo geografico, la Costituzione, la bandiera, le tradizioni, l'enogastronomia.
Per costruire e difendere questa comunità territorio, mio nonno, classe 1896, bersagliere ciclista, a soli venti anni fu mandato sul Piave. Ritornò con una scheggia nella schiena che lo tormentò per tutta la vita.
Mio padre, classe 1920, genio antincendi, a soli vent'anni, fu spedito in Grecia, fatto prigioniero, tradotto in Germania, tornò con la malaria. Senza lamenti o pensione o benefit. Due generazioni consumate nel lavoro, per creare una Nazione, prima ancora che la Costituzione Repubblicana all'Art. 52 dichiarasse “ La difesa della Patria è sacro dovere del cittadinoâ€. L'Italia, la terra dei padri, dopo settant'anni è alla ricerca di una identità e con i valori che stanno sparendo. I miei avi, hanno fatto il loro dovere, per essere ritenuti Italiani, nessun diritto in cambio, se non l'orgoglio personale di aver costruito qualcosa con il lavoro e la partecipazione civile. Per questo sono fiero ed orgoglioso di essere Italiano, di appartenere alla “razza Piave†di seguire le tradizioni di famiglia, della cultura, delle regole che mi hanno insegnato, come il vecchio detto “moglie e buoi dei paesi tuoiâ€. Giunti a questo punto come cittadino Italiano, mi sento abbandonato, senza protezione, non mi ritrovo più. Anch'io ho contribuito a far crescere lo Stato, dando del mio meglio e facendo il mio dovere. Ma lo Stato non è riconoscente, pensa alla integrazione degli stranieri senza regole e conoscenze, che dovrebbero essere insegnate, accettate e rispettate da tutti gli appartenenti alla Repubblica Italiana.
Ma ormai sta' passando l'idea che la nostra società sia forzatamente multietnica, pur con culture molto diverse e religioni tra loro agli antipodi. La difficoltà della convivenza nel complesso multietnico è evidente a partire dalla scuola dell'obbligo, dove i bambini Italiani risultano ormai minoranza e quindi dovrebbero avere attenzioni maggiori per facilitare l'apprendimento ad livello più alto. Purtroppo non ci sono regole, perché nessuno le vuole, troppo complicato. Nessuno si chiede quello che è utile e vantaggioso per la scuola. Nella scuola dell'obbligo, la minoranza italiana degli scolari credo sia discriminata. Dei nostri figli e nipoti si discute, poco e male e con i continui “lamenti†sull'integrazione, la mondialità , la genitorialità , l'offerta formativa, la bandiera arcobaleno, il superamento del sesso e altro. Intanto viene meno la presenza del crocefisso in classe, il presepio disturba i musulmani, nelle mense scolastiche introducono il cuscus e via discorrendo. E' la storia dei botti a Capodanno, vietati in molti comuni (si badi bene) non perché sono pericolosi per l'integrità fisica delle persone, ma perché “disturbano†i cani. Da non credere.
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