I big di Forza Italia: alleanza con la Lega... di Zaia
Sabato 28 Febbraio 2015 alle 10:33 | 0 commenti
L'alleanza tra la Lega Nord e Forza Italia si può chiudere. Forse già la prossima settimana, quando Matteo Salvini avrà archiviato la manifestazione di Roma contro il governo che, secondo gli azzurri, è la ragione principale per cui il leader del Carroccio sta continuando a tirare la corda. D'altra parte, ieri è stato lo stesso Salvini a ridimensionare la portata delle sue cannonate contro Berlusconi: «Non ho rotto con Forza Italia» ha spiegato al Corriere.
«Alle amministrative e alle Regionali tutto dipende dai candidati e dai programmi. Dai volti che Forza Italia vorrà presentare». Una perifrasi che prelude all'avvio delle trattative, nel miglior stile bossiano.
Ne sembrano convinti anche i massimi vertici della corrente berlusconiana, e cioè Giovanni Toti, Deborah Bergamini e Marco Marin, approdati ieri in municipio a Padova (nello stesso giorno in cui in Veneto ha messo piede il «ribelle» Raffaele Fitto) per discutere le strategie in vista del voto di maggio. Con una nota metodologica, innanzitutto: «I nostri interlocutori sono Luca Zaia e Matteo Salvini - precisa Toti -. Non c'è stato e non ci sarà alcun confronto con Tosi» e questo anche per evitare spiacevoli equivoci che potrebbero irritare il governatore e il segretario federale.
L'incontro tra il sindaco di Verona e Brunetta? «Si sono visti perché si conoscono da tempo, non significa nulla». Il punto di riferimento, lo ribadisce Marin, è e rimane Zaia, il campione della «Lega moderata» (sic), con cui il feeling è ottimo (anche ieri, da Bruxelles, ha recitato il mantra «sull'ottimo rapporto con i miei alleati, nessuno escluso»).
Spiega il coordinatore regionale di Forza Italia: «In questa partita Zaia è ben più che un mediatore, è l'uomo che ci mette la faccia e dunque è ovvio che gli venga riconosciuto un ruolo preponderante. Ciò detto, mi auguro che la Lega riesca fare in fretta chiarezza al suo interno perché ciò che sta accadendo con Tosi complica notevolmente il quadro e le elezioni si avvicinano ogni giorno di più. In ogni caso non siamo interessati a candidature che spaccano o indeboliscono il centrodestra».
I tre azzurri sembrano essersi spartiti i ruoli. A Marin quello del paladino dell'orgoglio veneto («Capisco che siamo un partito nazionale e capisco l'esigenza di difendere Caldoro in Campania, ma rivendico la giusta attenzione per le esigenze del Nord, il Veneto non è esattamente l'ultima delle sfide che ci giochiamo»), alla Bergamini quello dell'ambasciatrice («Salvini è un bravo leader e sa essere pragmatico: la priorità è vincere dovunque i numeri ci dicono che questo è possibile, strappando alla sinistra quante più Regioni possibile. Oggi, lo ricordo, ne governiamo soltanto tre e in due di queste si torna alle urne. Troveremo un accordo»), a Toti quello del «duro» pronto se necessario a mostrare i muscoli: «Salvini deve dirci se vuol continuare a fare un'opposizione truffa o se invece ha in mente di impensierire sul serio Renzi. La smetta di porre veti poco seri e si affidi principio di realtà : non capisco come possa difendere il buon governo degli ultimi 5 anni in Veneto e allo stesso tempo non volere le persone che, negli ultimi 5 anni, hanno contribuito in modo determinante a quel buon governo, Ncd compreso. Ne ho parlato anche stamattina con Maroni, ne parlerò presto con Zaia».
Il segretario federale della Lega, però, sul punto non sembra disposto a scendere a patti: «Le Regioni sono un cantiere aperto a tutti coloro che dimostrano di avere omogeneità con noi. È chiaro che se Forza Italia mi vincola ad allearmi con Alfano, il discorso cambia». Gli azzurri, però, hanno bisogno di Ncd come l'aria in Campania e, come al solito, si devono affannare a tenere tutti insieme: «L'area popolare è un alleato tradizionale della Lega - lavora di ago e filo Toti - Non c'è una Regione che conta più di un'altra bensì l'esigenza di partire da qui per ricostruire un'alternativa credibile alla sinistra di Renzi. L'orizzonte va oltre le Regionali, è una questione di equilibrio politico. Guardiamo al Veneto: qui ogni partito, ciascuno con la propria sensibilità , ha contribuito al successo di Zaia. Perché ora si vuol rischiare di perdere?».
Chiude Marin, illustrando brevemente l'eventuale «Piano B»: «Siamo pronti a schierare un nostro uomo, abbiamo molti dirigenti validi, non sarà un candidato di bandiera». Ma il nome non c'è e pure loro, a guardarli, non sembrano crederci poi più tanto.
Di Marco Bonet, da Il Corriere del Veneto
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