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Guardia di Finanza, operazione Reset: conclusa maxi operazione anti-corruzione

Di Redazione VicenzaPiù Lunedi 13 Dicembre 2010 alle 13:24 | non commentabile

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Guardia di Finanza di Vicenza - Indagati a vario titolo 107 soggetti di cui 14 destinatari di misure cautelari di natura personale. Accertate "tangenti" per circa 2,3 milioni di euro a fronte di oltre 100 episodi di natura illecita individuati

Il Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Vicenza, nell'ambito di una vasta indagine, coordinata dalla locale Procura della Repubblica ed avviata d'iniziativa nel marzo del 2009, ha concluso la prima fase dell'operazione, denominata "RESET", orientata al contrasto dei reati conto la Pubblica Amministrazione (scarica qui le slides riassuntive, a seguire pubblicheremo video con l'intervista al colonnello Antonio Morelli e con la conferenza stampa sull'operazione con Morelli e col tenente colonnello Paolo Borrelli).

L'inchiesta, connotata da profili di evidentissima delicatezza, ha messo in luce l'esistenza di uno stato di illegalità diffusa, costituito da una consorteria criminale, rappresentata da dipendenti dell'Amministrazione finanziaria, da numerosi professionisti e consulenti tributari, che, di fatto, ha alimentato e reso possibile, attraverso sistematici episodi corruttivi, la perpetrazione di rilevanti illeciti tributari con grave danno per l'Erario.
Sono stati segnalati all'Autorità Giudiziaria 107 soggetti per i reati di associazione a delinquere, concussione, corruzione, istigazione alla corruzione, rilevazione di segreti d'ufficio, tentata estorsione, riciclaggio, truffa aggravata ed ingiurie, tra cui 21 professionisti (con studi in Vicenza, Arzignano, Chiampo, Montecchio Maggiore, Torri di Quartesolo e Conegliano), 9 tra dirigenti e funzionari dell'Agenzia delle Entrate, 5 militari (marescialli) appartenenti alla Guardia di Finanza e 72 contribuenti (di cui ben 68 imprenditori).
Complessivamente sono state 14 le persone destinatarie di misure cautelari di natura personale, 10 delle quali tratte in arresto. 109, invece, le perquisizioni locali e domiciliari eseguite dai finanzieri di Vicenza nel corso delle indagini per la ricerca di concreti elementi di prova.
Sono 73 le imprese coinvolte, anche dal fatturato molto significativo. In particolare, il 42% delle aziende ha un volume d'affari superiore a 5 milioni di euro mentre il 15 % delle imprese registra annualmente ricavi per oltre 25 milioni di euro. La parte preminente delle tangenti è stata corrisposta da aziende operanti nel settore della concia delle pelli, tanto che il 70% del denaro illecitamente consegnato ai funzionari dell'Amministrazione finanziaria proviene da tale settore produttivo.
Le tangenti accertate ammontano a circa 2,3 milioni di euro, a fronte di ben 105 episodi delittuosi individuati nelle annualità più recenti. La parte preminente di tali vicende ha ad oggetto fatti di corruzione, mentre, in 3 casi, i pubblici funzionari coinvolti sono stati segnalati per il più grave reato di concussione.
I diversi giudici per le indagini preliminari del Tribunale di Vicenza, chiamati ad esprimersi sulla base delle richieste della Procura della Repubblica, hanno disposto misure cautelari reali, a carico degli indagati, per un controvalore di circa 1,7 milioni di euro. In esecuzione di tali provvedimenti, i finanzieri hanno sottoposto a sequestro, tra l'altro, 22 immobili, 7 autovetture, disponibilità liquide su conti correnti e titoli ovvero altre forme di investimento del denaro.
Per la prima volta nel circondario della Procura della Repubblica di Vicenza, le Fiamme Gialle hanno segnalato la responsabilità amministrativa di 28 società di capitali, secondo quanto disposto dal Decreto legislativo n. 231 del 2001.
In sostanza, a fianco della responsabilità penale degli imprenditori che hanno corrisposto tangenti ai funzionari del Fisco, si aggiunge la contestuale responsabilità amministrativa della medesima impresa, nel cui interesse è avvenuto l'illecito pagamento di denaro. Anche le aziende che hanno beneficiato di controlli "addomesticati" da parte dei funzionari dell'Agenzia delle Entrate e della Guardia di Finanza saranno dunque chiamate, in caso di condanna dei loro amministratori, a corrispondere una sanzione che può raggiungere per ciascuna società, nel massimo, oltre 900 mila euro.
Gli accertamenti del Nucleo di Polizia Tributaria hanno, infatti, dimostrato come le società oggetto di indagine non abbiano mai adottato modelli organizzativi interni tali da prevenire, attraverso adeguate procedure di controllo, la realizzazione di episodi illeciti. Di qui, la chiara responsabilità delle società che non hanno vigilato sull'operato dei propri amministratori e, anzi, hanno tratto illeciti vantaggi - in termini di risparmio di maggiori imposte e sanzioni - dalla corruzione dei pubblici funzionari, incaricati di eseguire verifiche e controlli fiscali.
Dalla condanna potrebbe anche derivare, per le stesse aziende, l'interdizione dall'esercizio dell'attività d'impresa, la sospensione o la revoca di autorizzazioni, licenze o concessioni funzionali alla commissione dell'illecito ovvero il divieto di intrattenere rapporti contrattuali con la Pubblica Amministrazione.
Così come le imprese coinvolte hanno potuto ottenere un evidente ed indebito vantaggio economico, attraverso la corruzione di quanti erano incaricati delle ispezioni tributarie, allo stesso modo l'Erario ha subito un ingente danno dalla mancata percezione delle maggiori imposte che i funzionari del Fisco "infedeli" avrebbero potuto e dovuto recuperare se avessero correttamente svolto il loro lavoro.
In questi termini, i militari del Nucleo di Polizia Tributaria hanno proceduto a segnalare alla Procura Regionale della Corte dei Conti di Venezia un danno erariale da mancate entrate tributarie quantificato - in via minimale - in circa 8,5 milioni di euro.
Giova evidenziare che allorquando i pubblici dipendenti dell'Agenzia delle Entrate e della Guardia di Finanza saranno chiamati a rispondere delle loro condotte davanti alla Corte dei Conti di Venezia, non soltanto sarà loro chiesto di ripagare il danno causato all'Erario in termini di mancate entrate tributarie ma, in aggiunta, dovranno anche fornire ristoro del danno strettamente connesso alla loro infedeltà verso l'Ente dal quale dipendevano (avendo gli stessi continuato a percepire, ogni mese, una retribuzione a fronte della quale non hanno correttamente svolto il lavoro per il quale erano pagati), oltre che del danno all'immagine causato alle rispettive Pubbliche Amministrazioni di appartenenza.
A fronte dei maggiori redditi che i funzionari-corrotti hanno omesso di accertare nei confronti delle numerose imprese dagli stessi controllate, così incorrendo nella responsabilità per danno erariale, vi sono anche i redditi illeciti che gli stessi pubblici ufficiali hanno percepito nella forma di corrispettivo per la loro compiacente attività di controllo, conclusa senza la contestazione di tutte le violazioni accertate o accertabili.
In relazione a tali proventi illeciti, la legge n. 537 del 1993 ha introdotto un regime di tassabilità che consente di considerare gli stessi alla stregua degli altri redditi. Conseguentemente, il Nucleo di Polizia Tributaria di Vicenza ha già avviato le procedure volte al recupero a tassazione di 1,7 milioni di euro, quali redditi da fonte illecita percepiti, rispettivamente, nelle annualità fiscalmente non prescritte, da 12 infedeli funzionari.
Da ultimo, considerato che il pagamento delle tangenti è sempre avvenuto a mezzo di denaro contante (spesso in banconote da 500 euro) e per importi considerevoli, è stata contestata la violazione delle disposizioni che vietano l'effettuazione di trasferimenti di denaro oltre una soglia limite, in passato individuata dalla legge in 12.500,00 euro, oggi invece rideterminata in 5.000,00 euro. In particolare, in tale ambito sono stati ad oggi accertati pagamenti in denaro contante, realizzati in violazione delle norme per la prevenzione ed il contrasto del riciclaggio, per circa 1,4 milioni di euro.
Le indagini, da cui si è poi sviluppata l'indagine "RESET", hanno preso origine da un diffuso sistema di frode all'IVA realizzato da numerose imprese operanti nel settore della concia delle pelle nel distretto industriale della Valle del Chiampo - individuato dalle medesime Fiamme Gialle vicentine - che ha visto coinvolte oltre 200 società, responsabili di aver emesso ed utilizzato fatture riferite ad operazioni inesistenti per un imponibile stimato in 1 miliardo e 400 milioni di euro.
L'operazione conclusa oggi ha consentito di contrastare un clima di illegalità diffusa in seno agli uffici dell'Amministrazione finanziaria della provincia di Vicenza, con particolare riguardo all'area di Arzignano e della Valle del Chiampo, contrastando con estrema efficacia e decisione una - da quanto emerso dall'indagine - radicata complicità di taluni professionisti locali che per anni hanno tratto vantaggio nel sostenere, promuovere e prendere direttamente parte a fatti di corruzione.
Il carattere efficace e penetrante delle indagini ha anche reso possibile per l'Amministrazione finanziaria reagire con misure incisive nei confronti dei principali responsabili delle condotte illecite nei confronti dei quali, in attesa degli esiti processuali, sono comunque già stati adottati vari provvedimenti precauzionali di allontanamento dal servizio.






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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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