Guardia di Finanza: frodi I.V.A. sequestrati beni immobili per un valore di quasi 1 mln
Lunedi 23 Maggio 2011 alle 11:49 | 0 commenti
Guardia di Finanza - Sono ben 6 le unità immobiliari sequestrate nei giorni scorsi dal Nucleo di Polizia Tributaria di Vicenza: si tratta di un appartamento sito nel centro di Arzignano, di una villetta nell'isola di Albarella, di due garage nonché di una superficie con annesso immobile ad uso industriale ubicata nel territorio comunale di Trissino, per un valore catastale complessivo di circa un milione di euro.
I finanzieri, su delega del dott. Marco Peraro, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Vicenza, hanno dato esecuzione, nei giorni scorsi, ad un nuovo provvedimento di sequestro nei confronti di un noto imprenditore conciario, già direttamente coinvolto nell'ambito di uno dei filoni investigativi solcati dalle indagini volte al contrasto delle frodi fiscali che, da circa due anni, impegnano le Fiamme Gialle vicentine.
Al fine di tutelare gli interessi erariali, l'A.G. ha, infatti, inteso procedere al sequestro di beni di valore equivalente al danno cagionato dalla commissione delle condotte criminose rilevate in sede di indagini.
La Guardia di Finanza, incentrando la propria attenzione sulle dinamiche economiche di una società di capitali operante nella lavorazione e commercializzazione di pelli, ha potuto rilevare che l'impresa con sede in Trissino, sorta rilevando l'azienda di un'altra società pre-esistente il cui coinvolgimento nelle condotte fraudolente aveva già determinato l'emissione di una misura restrittiva nei confronti dell'amministratore, aveva annotato, nell'arco temporale ravvicinato di poco più di un anno, fatture per operazioni soggettivamente inesistenti per un importo di circa tre milioni di euro nonché utilizzato, in modo indebito, in compensazione, un precedente credito IVA, illecitamente costituito dalla prima impresa.
Gli approfondimenti condotti dai militari del Corpo hanno consentito di porre in luce come l'imprenditore avesse trasferito all'estero, attraverso un articolato percorso finanziario che prevedeva il passaggio delle somme prima in Svizzera e poi in Lussemburgo, ingenti somme di denaro originate dalle compravendite dallo stesso realizzate in frode al fisco. Tali consistenti capitali sono stati, dunque, fatti rientrare in Italia, sotto forma di finanziamenti nei confronti di aziende nazionali riconducibili al medesimo imprenditore indagato.
Proprio le imprese beneficiarie di tali flussi di liquidità sono, poi, risultate intestatarie dei beni immobili ora sottoposti al vincolo cautelare.
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