Grande partecipazione al convegno di Usb su lavoro e salute
Lunedi 3 Dicembre 2012 alle 00:50 | 0 commenti
Unione Sindacale di Base - 1 dicembre 2012 a Schio - palazzo Toaldi Capra
Prima dell'inizio dell'assemblea sono stati ricordati: Antonio Schiavone, Roberto Scola, Angelo Laurino, Bruno Santino, Rocco Marzo, Rosario Rodinò, Giuseppe Demani. I sette giovani operai della ThyssenKrupp di Torino morti nel turno notturno del 6 dicembre 2007, Raffaele Sorgato operaio della Greta morto il 5 aprile 2011, Claudio Marsella 29 anni, Francesco zaccaria 29 anni due operai morti recentemente all'Ilva di Taranto, Nicoletta Delfino morta il 29 novembre da tumore della Fiat Marinelli.
 Il 12 settembre, non a Chicago ma a Karachi, Pakistan 289 operai bruciati vivi, lavoravano in una fabbrica tessile, la Ali Enterprise. Ogni anno, circa 337 milioni di persone sono coinvolte in incidenti sul lavoro e oltre 2,3 milioni muoiono a causa di infortuni o malattie professionale. L'Ufficio Internazionale del Lavoro (ILO) stima che ogni anno si verificano nel mondo: 250 milioni di incidenti sul lavoro, che equivalgono a 685.000 al giorno, 475 al minuto e 8 al secondo; 12 milioni di incidenti sul lavoro che colpiscono minori; più di 1.300.000 decessi legati al lavoro che equivalgono a 3.300 morti al giorno; 100.000 decessi provocati dalla sola lavorazione dell'amianto. Una ecatombe che supera, sempre secondo l'ILO, il numero dei decessi per incidenti stradali (990.000) o per le guerre (502.000).
Sulla scia della riunione del 7 aprile scorso tenuta a Schio, USB ha deciso di rinnovare questa iniziativa e questo per tre motivi principali.
A) Il caso dell'IVA di Taranto dove da più di 50 anni questa fabbrica uccide i lavoratori e ammazza di cancro tutto la popolazione intorno alla fabbrica, con danni terribile all'ambiente.Il compagno Francesco Rizzo ha illustrato la drammatica situazione dove vive e lavoro. Purtroppo non ha potuto rimanere a lungo perché doveva ripartire a Bari, ma c'è stato la possibilità di avere un dibattito con il pubblico. Francesco ci ha promesso che ritornerà presto per fare un'altra assemblea sull'ILVA e lo aspettiamo tutti con grande piacere. Le emissioni dello stabilimento Ilva di Taranto, causano malattie e 90 morti l'anno nella popolazione di Taranto. A Taranto la gente respira una media di 210 kg all'anno, (aveto letto bene, 210 kg!) di polvere dal impianto siderurgico. Secondo i dati ufficiali del ministero, contenuti nel progetto Sentieri aggiornato al 2003-2009 e riferiti a Taranto si registra un :
Boom di tumori a polmoni e pleura
Nello specifico per gli uomini il rapporto registra un incremento
del 14% per tutti i tumori;
+14% per le malattie circolatorie,
+17% per quelle respiratorie, +33% per i tumori polmonari,
+419% per i mesoteliomi pleurici.
Per le donne invece: +13% per tutti i tumori,
+4% per le malattie circolatorie,
+30% per i tumori polmonari,
+211% per il mesotelioma pleurico.
In aumento tutti i tumori
In particolare, secondo il progetto Sentieri, si registra un incremento dei tumori al fegato (+75%), linfoma non Hodgkin (+43%), utero (+80%), polmoni (+48%), tumori allo stomaco (+100%), tumore alla mammella (+24%). Si registra complessivamente un aumento di tutti i tumori del 30%.
Allarme per i bambini

Per i bambini si registrano incrementi significativi di contrazione malattie per tutte le cause nel primo anno di vita. C'è un eccesso a Taranto della mortalità dei bambini nel primo anno di vita del 20% rispetto al resto della Puglia, ha spiegato uno degli esperti della commissione ministeriale. 

Un vero atto criminale che persiste da 50 anni. (http://www.quotidianosanita.it/allegati/allegato9619914.pdf)
B) E' in corso il processo della Marlane Marzotto di Praia a Mare e il 1 dicembre c'èra una manifestazione regionale per chiedere verità e giustizia sulla vicenda e la bonifica dei terreni, dei fiumi e dei mari calabresi.Su 1100 lavoratori che vi hanno lavorato, circa 140 sono morti per malattie tumorali. La direzione della Marzotto aveva bisogno di smaltire i veleni, residui della produzione e cominciò a seppellirli all'interno della fabbrica stessa. Quei veleni sono ancora lì e solo in parte ritrovati, Una tragica storia di lutti e veleni, di silenzi e complicità . Sessanta operai attualmente malati di cancro, altri quaranta già deceduti per l'uso di coloranti azoici nella fase di produzione. E, ancora, altre vittime per l'amianto presente sui freni dei telai. Infine, tonnellate di rifiuti industriali mai smaltite, e seppellite impunemente nell'area circostante lo stabilimento. A questo processo è stato mandato a giudizio il sg Renzo Bosetti ex dirigente della Marzotto e ex presidente di AVA di Schio fino a poco tempo fa.
Giorgio Langella dei "comunisti italiani" ha fatto uno storico molto ben fatto, della storia dei lavoratori della Marlane e della loro lotta per la giustizia e del processo in corso da qui nessun vuole parlare a parte Vicenza più. per problemi di tempo è stato deciso con Giorgio di rimandare la visione integrale del film ad un'altro appuntamento con un bel dibattito. Sulla Marzotto di Valdagno è intervenuto anche il nostro compagno Daniele Faccin che ci ha spiegato il rapporto sulla morte di 9 operaio e l'uso dell'amianto nello stabilimento di Schio e Valdagno.
Il 22 gennaio ci sarà un‘udienza preliminare dove sarà convocato anche il sg Riccardo Ferrasin ex amministratore delegato sempre di AVA per la morte del nostro collega e compagno, Raffaele Sorgato, di solo 26 anni per schiacciamento il 5 aprile 2011.
C) E' intervenuto anche il compagno GianLuca Bego del petrol-chimico di Marghera, coordinatore del SlaiCobas Per il sindacato di classe che anche lui a spiegato le difficile lotte fra salute e lavoro. (http://www.veneziatoday.it/cronaca/morti-tumore-porto-marghera-dati-ministero.html)
L'Unione Sindacale di Base ha fortemente voluto questa assemblea perché siamo convinti che dobbiamo fare uscire le lotte del loro aspetto locale per farle confluire in un unico movimento di protesta operai. Per uscire del "localismo e del campanilismo". Purtroppo in questo paese si arriva a capire la gravità del problema solo quando ormai è troppo tardi, e speriamo vivamente che chi ha fatto finta di non vedere e sentire per tutti questi anni, possa esser cacciato a calci e con tanto di risarcimento.
La Legge di Stabilità del 2013 si colloca dentro il quadro di una crisi i cui dati sono noti: quest'anno il Pil diminuisce del 2%, un terzo dei giovani non ha lavoro, la spesa sociale si è di fatto dimezzata provocando uno smantellamento del "welfare", abbiamo oltre centosessanta crisi industriali in atto con il rischio di perdere altri trecentomila posti di lavoro, più di un miliardo di ore di cassa integrazione nel 2012, più di un milione di posti di lavoro persi dall'inizio della crisi, il potere d'acquisto tornato ai valori di dieci anni fa, oltre cinquanta comuni di media grandezza che il prossimo anno rischiano il dissesto finanziario e di non poter pagare più gli stipendi ai propri dipendenti. È una crisi tremenda, drammatica che non è finita e peggiorerà . In questo contesto troviamo tre esempi, di come la società capitalista tende a "risolvere" i suo problemi, l'IVA di Taranto, la Marzotto a Pria a Mare e tutto il petrol-chimico di Porto Marghera, che possiamo tradurre in questi termini. Fame di profitto ad ogni costo e contro ogni logica per la specie umana e per madre natura. È una costante che si rinnova soprattutto nei momenti di crisi. Tra gli anni 60 e 80, quando c'erano le richieste da parte degli operai di mettere a norma gli impianti, veniva sempre portata avanti la questione occupazionale. Nel 1972, l'allora presidente del consiglio di amministrazione della Montedison, Eugenio Cefis, di fronte al rischio di processi penali e di condanne, disse: «Se il giudice ci condanna chiudiamo le fabbriche e andiamo da un'altra parte». Era il 1972, ed è identico a ciò che succede oggi. Nessuna novità dunque! I padroni giocano sempre al ricatto.
In un intervista al giudice Felice Casson, un giornalista fece questa domanda:
"Però poi sono gli operai che si trovano davanti all'incubo lavoro o salute...
"Questa domanda me l'ha fatta direttamente un lavoratore di Marghera. Era il 2008, mi avvicinò durante un incontro elettorale e mi disse: io ho 35 anni, due figli e devo portare il pane a casa. Non posso accettare che venga chiuso l'impianto: piuttosto che perdere questo posto di lavoro preferisco rischiare il cancro tra vent'anni. È così che la politica segna un ritardo e una sconfitta. Se un operaio arriva a dire queste cose, la politica ha fallito".
Quello che è fallito non è la "politica" in se, ma la politica politicante, la politica affarista, la politica "Magna Magna", il sindacalismo concertativo, riformista e collaborasionista. Sindacati che recentemente hanno firmato l'accordo sulla produtività . E dobbiamo fermarci su questo. Cisl, Uil, Ugl, governo e associazioni padronali hanno stipulato un'intesa che riguarda tutto il mondo del lavoro dipendente, chiamandola "accordo produttività ". Un'autentica VERGOGNA, in quanto prevede: regole antisciopero, con tanto di sanzioni per il sindacato che non le rispetta; utilizzo di tecnologie con cui controllare a distanza i lavoratori in produzione (violando l'art. 4 dello Statuto dei lavoratori, che vieta questo controllo). Questi due punti sono funzionali a rafforzare nei luoghi di lavoro un sistema sbirresco, che faccia sentire i lavoratori spiati e al tempo stesso inermi e impotenti a contrapporsi a un regime lavorativo sempre più oppressivo, perché basato sullo sfruttamento sfrenato del loro corpo e della loro mente, sia come taglio dei tempi e intensificazione dei ritmi, che come aumento dei carichi di lavoro e della fatica, che come organizzazione degli orari e dei turni. Dell'accordo, oltre i due punti visti prima, sono spietatamente significativi quelli relativi: 1) al salario. L'inflazione programmata (che già era una fregatura), come criterio di calcolo del recupero del potere d'acquisto delle retribuzioni, era stata abbandonata nel 2009 per essere sostituita dal parametro cosiddetto IPCA, con la conseguenza di aumenti di paga di pura miseria. Adesso vogliono fare di peggio: l'aumento salariale pattuito nel rinnovo dei contratti nazionali sarà diviso in due parti, delle quali solo la prima entrerà automaticamente in busta paga, mentre la seconda vi entrerà soltanto in rapporto al raggiungimento dei livelli produttivi programmati dalle direzioni aziendali o di loro quote percentuali; 2) all'orario di lavoro. Non esisterà più nessuna certezza né sui turni, nei sui giorni lavorativi settimana per settimana, né sulla quantità di ore da lavorare settimanalmente. Contratto nazionale e leggi, da questo punto di vista, non avranno più voce in capitolo, perché aziendalmente potrà essere deciso di lavorare 4, o 5, o 6 giorni per settimana; di effettuare una settimana 40 ore, un'altra 48, un'altra ancora 32; una settimana 3 turni giornalieri, un'altra 2, un'altra ancora 1; di obbligare al lavoro straordinario senza limiti e senza trattativa sindacale; 3) alle qualifiche. In caso di crisi o di modificazione dei programmi produttivi la direzione potrà imporre di lavorare con una qualifica e una mansione più bassa di quella ricoperta fino a quel momento. Entreranno in vigore il demansionamento e la dequalificazione più feroci, in violazione dei contratti nazionali, dell'art. 13 dello Statuto dei lavoratori e dell'art. 2103 del codice civile. Se poi si è lavoratrici o lavoratori anziani, allora potrà accadere anche di peggio: vedersi demansionare, dequalificare, togliere il tempo pieno, assegnare il part-time! Una bella prospettiva, non c'è che dire, anzi, una dittatura! Contro la quale la Cgil (che durante la trattativa pareva disponibile a sottoscrivere l'accordo e all'ultimo momento deve avere avuto un ripensamento, decidendo di non firmarlo) non pare sia intenzionata a mobilitare i lavoratori. Non sarà il caso che i lavoratori si mobilitino dal basso, insieme ai sindacati di base?
Oggi assistiamo ad una distribuzione di "bromuro mediatico" su tv, radio e giornali, per sapere se Renzi o Bersani è il migliore.
Per noi
- se vincerà Renzi, i tarantini continueranno a respirare, mangiare e bere diossina, perché la diossina è un valore della modernità ;

- se vincerà Bersani, i tarantini continueranno a respirare, mangiare e bere diossina, perché dobbiamo sottostare a precise regole per senso di responsabilità ;

- se vincerà Vendola, i tarantini continueranno a respirare, mangiare e bere diossina, ma verrà detto loro che non è vero.
Resta una domanda, una sola: Se possono mentire sulla diossina che mangiamo e beviamo, e di cui si crepa, su cos'altro possono non mentire? Invece di fare gargarismi elettorali, poniamo i problemi reali dei lavoratori!
I tanti interventi di sabato hanno messo in luce come non si può sperare in una "sinistra" che appoggia ogni mossa del governo Monti, non si può sperare nei sindacati confederali che accettano tutto e non fanno più nulla. Quello che non dice Renzi, Bersani o Vendola è che hanno approvato il fiscal compact. Ma cosa significa l'approvazione del "fiscal compact"? Il "patto" prevede che i Paesi che detengono un debito pubblico superiore al 60% del PIL di rientrare entro tale soglia nell'arco di 20 anni, ad un ritmo pari ad un ventesimo dell'eccedenza in ciascuna annualità . Gli Stati si obbligano a mantenere il deficit pubblico sempre sotto al 3% del PIL, a pena di sanzioni. L'Italia, la nazione prima al mondo per pressione fiscale, si impegna oggi a sostenere 50 miliardi di Euro all'anno di tasse e tagli per 20 anni. Il Paese è stato "pacificato": niente più aspri scontri politici, disinteresse diffuso per la politica, tensione sociale apparentemente sotto controllo. Eppure si annuncia, per i prossimi vent'anni, una sanguinosa e violenta "economia di guerra": la guerra senza guerra, ossia la più terrificante delle possibilità !
La salvezza va cercata nella capacità di ricominciare a guardare al futuro, che necessariamente non può essere quello degli spot televisivi, o delle gare elettorali, ma quello della riappropriazione critica del lavoro, una analisi critica dei rapporti fra natura, merci e esseri umani che può consentire di uscire dell'attuale crescente catastrofe ecologica, ed economica. Cominciare a parlare di problemi "nostri", del orario di lavoro per esempio, oggi con i mezzi di produzione l'uomo potrebbe lavorare 3 ore al giorno! Chiederci perché più si produce merci e più si crepa al livello mondiale. Oltre un miliardo di persone, 1 miliardo e 20 milioni per la precisione, vive in stato di sotto-nutrizione. Una cifra, impressionante, che organizzazioni come la Fao rilanciano puntualmente e che puntualmente trova poco spazio sui grandi mezzi di comunicazione. Eppure si tratta di esseri umani, in molti casi con pochissimi anni d'età . Come dimostrano i dati di Save the Children contenuti nel rapporto A life free from hunger. L'organizzazione umanitaria certifica che in tutto il mondo soffrono di malnutrizione 170 milioni di bambini (20 milioni dei quali sotto i cinque anni). Ogni anno ne muoiono 2,6 milioni, circa 300 ogni ora. La Banca Mondiale stima che per affrontare radicalmente il problema basterebbe un investimento che oscilla tra i 10,3 e gli 11,8 miliardi di dollari. Praticamente nulla. Anche in questi terribili anni di crisi. Ma il mondo, quello che ha le risorse per risolvere il problema, ha evidentemente altro .... da pensare!
Fra i tanti problemi posti durante questa assemblea è emerso la necessità di fare più spesso questi dibatti, e di puntare a rifare le famose riunione intercategoriale che facevano i sindacati ancora 20 anni. Pero noi le vogliamo aperte a tutti, a tutte le categorie, ai precari, ai disoccupati, che si ritorna alla solidarietà operaia senza la quale non si va da nessuna parte.
La conclusione della giornata è stata "vogliamo lavorare per vivere e non vivere per lavorare. Di lavoro non si può né si deve morire!"
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