Quotidiano | Categorie: Politica, Ambiente

Gli esperti del Cnr sicuri, CorVeneto: «Pfas, Veneto caso unico, giusti i limiti più bassi»

Di Rassegna Stampa Lunedi 25 Settembre 2017 alle 21:01 | 0 commenti

ArticleImage

«Quello del Veneto è un caso unico al mondo. Adottare anche nel resto d'Italia i limiti più restrittivi per i Pfas è una scelta politica». Stefano Polesello è ricercatore dell'Istituto di Ricerca sulle Acque del Cnr e ha coordinato lo studio di valutazione del rischio ambientale e sanitario associato alla contaminazione da Pfas (sostanze perfluoro-alchiliche). E la scelta politica pare che stia per arrivare e non da Roma ma da Bruxelles. Ieri il ministro della Sanità Beatrice Lorenzin ha infatti annunciato che a dicembre arriverà una nuova direttiva europea sollecitata dal governo italiano sui Pfas.

«Non sono riuscita a comprendere il motivo di questa polemica del Veneto - ha detto ieri il ministro È stato fatto un grandissimo lavoro, stanziati milioni e milioni e ogni Regione può adeguare o ridurre questi parametri in base alla peculiarità del territorio. Se c'è un problema, magari alzi il telefono e parli col tuo ministro». «Telefonata? Fior di lettere, abbiamo mandato. Evidentemente il ministro non legge la posta», ha rintuzzato l'assessore alla Sanità Luca Coletto.

Il problema infatti c'è, anzi sono due: la tutela delle popolazioni dei 21 Comuni la cui acqua di falda è stata contaminata e il deficit di competitività delle fabbriche della zona contaminata. Su consiglio del ministero dell'Ambiente e dell'Istituto Superiore della Sanità, la Regione ha infatti adottato per gli scarichi industriali i limiti di concentrazione che valgono per l'acqua potabile (0,03 microgrammi per litro per i Pfos e 0,5 per gli altri Pfas e la loro somma) per i cinque Pfas a catena lunga che non si degradano nell'ambiente e restano nel corpo sui quali Cnr e Iss hanno dati tossicologici ma anche per quelli a catena corta, meno pericolosi. Dal Consorzio Aziende Riunite Collettore Acque partì una raffica di 12 ricorsi al Tar con sospensiva per eccesso di potere e a gennaio il Tribunale Superiore delle Acque ha imposto una gradualità nell'applicazione.
«C'è il rischio di soccombere in giudizio senza una legge nazionale che norma anche i Pfas a catena corta», spiega l'assessore all'Ambiente Giampaolo Bottacin, rimproverando al ministero della Sanità di non voler vedere che la contaminazione da Pfas c'è anche in altre Regioni e che dunque c'è bisogno di una normativa nazionale più stringente per tutti. E cita proprio lo studio del Cnr di Polesello. «In acquedotti di una città non veneta c'erano ben 120 nanogrammi di Pfos, sostanza più pericolosa della famiglia dei Pfas per la quale qui abbiamo fissato la soglia dei 30 nanogrammi». La città è Lodi ma problemi simili i ricercatori nel 2013 li riscontrarono anche in Piemonte e Toscana. Regioni Che continuano ad avere parametri per gli scarichi più alti di quelli del Veneto; dunque le concerie di S.Croce sull'Arno hanno un vantaggio competitivo su quelle vicentine. Non significa inquinamento libero: da giugno c'è una nuova legge che impone a tutte le Regioni di fare monitoraggi nelle zone dove ci sono insediamenti industriali. Emilia, Lombardia, Piemonte, Toscana hanno già cominciato. «Lodi? Fu colpa di un incendio, la schiuma usata per spegnere contaminò uno dei tre pozzi di prelievo - spiega Polesello - Ora è risolto. Nel nostro dataset di 400 campioni abbiamo riscontrato solo rischi localizzati. Eccetto in Veneto, dove la qualità del terreno, molto permeabile, ha portato le acque di scarico fino alla falda. Un caso a livello mondiale. Bene ha fatto la Regione ad adottare limiti precauzionali. Estenderli in tutta Italia è una scelta politica».
Intanto, domani i tecnici della Regione e dell'Iss faranno il punto. «Era già in conto la revisione dei limiti dei Pfas sulla base dei riscontri delle analisi», fa sapere Luca Lucentini, direttore dell'Istituto Superiore di Sanità.

di Monica Zicchiero, da Il Corriere del Veneto

Leggi tutti gli articoli su: Il Corriere del Veneto, pfas

Commenti

Ancora nessun commento.
Aggiungi commento

Accedi per inserire un commento

Se sei registrato effettua l'accesso prima di scrivere il tuo commento. Se non sei ancora registrato puoi farlo subito qui, è gratis.





Commenti degli utenti

Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
Gli altri siti del nostro network