Giuseppe Faresin ce l'ha fatta: col suo kayak 1.450 km lungo il Mississippi per Unicef
Domenica 21 Agosto 2011 alle 23:36 | 0 commenti
 
				
		Cari amici di VicenzaPiu.Com eccomi qua di nuovo. Lunedì nel tardo pomeriggio sono giunto alle porte di St.Louis, ho preso obbligatoriamente il canale di ca. 15 km che bypassa il corso principale, interrotto da 2 grossi sbarramenti dove l'acqua cade giù a cascata. Sono transitato attraverso la grande ed ultima chiusa, la ventinovesima; all'apertura delle gigantesche porte ho intravvisto in fondo la città e dopo la prima curva in lontananza mi è apparso il grande arco d'acciaio alto 190 metri e largo altrettanti metri che sovrasta la città (qui la Photo Gallery).
Un'emozione grandissima,dopo tutte le difficoltà incontrate, non avrei mai pensato che sarei arrivato fin qua.
Già  organizzare, coordinare, trasferire in tempi brevi una simile  spedizione dall'altra parte del mondo nei tempi prefissati e fare in  modo che tutto funzionasse alla perfezione è stata un'impresa e quando  fu il momento di mettere in acqua la canoa un mese fa ero già stanco  morto. Da 2 settimane dormivo non più di 5 ore a notte, il morale e  l'entusiasmo alla partenza erano a terra, dopo 2 giorni mi investì  l'uragano e questo mi mise proprio a ko, ma questa è storia vecchia.
Vi ho lasciato che tutto procedeva per il meglio o quasi diciamo, ma le avventure qui sul Mississippi sono sempre in agguato.
Una  sera mi trovavo a sud di Muscatine, anziché fermarmi al punto stabilito  decido di proseguire per ancora 2 ore e recuperare in parte il ritardo  accumulato nei giorni precedenti. Purtroppo da lì in poi l'area divenne  un grande delta, il fiume Iowa si congiungeva al Mississippi e tutta la  zona per kilometri e kilometri era inaccessibile. Nessun approdo e  nessuna copertura telefonica nel raggio di almeno 30 kilometri, calava  la sera e non potendo comunicare con Bruno, il mio amico che mi seguiva  da terra, decido ad un certo punto di approdare comunque in una zona che  sembrava abbastanza accessibile. Con grande fatica tiro su e portando  in spalla la canoa in mezzo a sterpaglie e palude raggiungo dopo  mezz'ora, divorato dalle zanzare, l'argine dalla parte opposta dove  presumibilmente il mio amico era. Qui i ponti distano anche 70-100 km  l'uno dall'altro.
Ancora nessun segnale telefonico, lancio così un  segnale di posizione col mio dispositivo satellitare nella speranza che  Bruno in qualche modo lo potesse ricevere. Cala la notte, mi preparo a  dormire in canoa, ma verso le 22:00 Bruno, il mio angelo custode riesce a  localizzarmi e raggiungermi: notte in canoa scampata:)
Alcuni  giorni dopo mi trovavo in una vasta area fatta di enormi isole e grandi  slarghi, scoppia un temporale, per fortuna senza vento ma con tantissima  acqua, non si vedeva niente. Ad un certo punto mi son reso conto che  qualcosa non andava, ho acceso il GPS per controllare la posizione e mi  sono accorto che remando come un forsennato la mia velocità era di soli 2  km/h, stavo remando contro corrente e tornavo indietro, robe da  matti,quasi un'ora così.
Ero stanco morto e stavo poco bene, avevo  preso poco prima un paio di aspirine perché mi sentivo di avere la  febbre, questa proprio non ci voleva.
A New Boston Illinois ho preso  uno spuntone a filo d'acqua che mi ha tagliato il fondo della canoa, la  mia canoa è  fatta di tela robusta, ma sempre tela è. Entrava parecchia  acqua, corro veloce a riva, faccio una riparazione di fortuna e via.
Ma  chi te lo fa fare direbbe più di qualcuno. Nessuno, ma dico anche: chi  te lo fa fare stare ore in fila in macchina per arrivare poi in spiagge  chiassose ed affollate?
Sì, è vero, la mia non è proprio una vacanza  fatta di riposo, qui ci si sveglia al mattino presto, si fatica tutto il  giorno, si corre anche qualche bel rischio, ma ogni sera quando tiri su  la canoa, sei soddisfatto con te stesso e pensi a tutto quello che hai visto e provato e questo per me ha un valore impagabile.
Queste  sfide si traducono poi nella vita quotidiana e sai che se vuoi  raggiungere qualcosa devi crederci, impegnarti,lottare e non mollare,  sicuramente il risultato poi salta fuori di sicuro.
Io vendo prodotti  italiani all'estero ed alcune delle aree di lavoro appartengono ai così  detti mercati emergenti. Io li chiamo emergenti perché richiedono molto  impegno, spirito di adattamento e anche coraggio andarci specialmente  in certi periodi dell'anno (Il giornale di Vicenza web ha pubblicato  diverse foto mie dalla Siberia e dal Baltico intitolandole "l'uomo che  che viene dal freddo", ve ne allego una), ma dopo una palestra così  tutto diventa meno complicato e difficile.
Io ho quasi 59 anni e penso alla gioventù d'oggi, non tutti, che dà tutto per scontato ed acquisto
e non fa più sacrifici per avere qualcosa. Sono sempre stanchi, annoiati.
Ho  la mano sinistra disastrata e dolorante, infiltrazioni ed  antinfiammatori non fanno più niente, un giorno in più non sarei proprio  stato capace di andare, è stata proprio dura remare in queste  condizioni. Appena torno mi opero.
Adesso sono a Chicago, domani  parto e sarò a casa per domenica sera, martedì sono già a Mosca per  lavoro, a questo punto mi servirebbe proprio una bella vacanza :)
Martedì  16 a St.Louis ho incontrato il sindaco di St.Louis(una città come  Milano, no bruscolini :) il Presidente del consiglio comunale che per  venire al lavoro usa l'auto blu a due ruote e a pedali (vedi foto :)
Il  Viceconsole Italiano e l'executive manager del Consolato Italiano che  mi hanno accolto con grande amicizia e simpatia.(vedi foto allegate e  articolo del più importante giornale di St.Louis)
Mercoledì17  son volato ad Atlanta e all'UNICEF del sud est USA ho consegnato la  somma promessa di 1.450 USD e quanto raccolto lungo il percorso.
Scusate  se ci sono degli errori ma scrivere non è proprio il mio forte, ma so  che me lo perdorete con la stessa simpatia con cui mi avete seguito  lungo il Mississippi.
Ciao, VicenzaPiu.com
Giuseppe "Beppe" Faresin
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