Giovedì a Vicenza: Il silenzio sugli innocenti. Le stragi di Oslo e Utøya: verità, bugie e omissioni su un massacro di socialisti
Lunedi 9 Dicembre 2013 alle 10:48 | 0 commenti
Di Giulia Turra
Il silenzio sugli innocenti. È questo il titolo del nuovo libro di Luca Mariani, dedicato alle stragi di Oslo e Utøya, che verrà presentato a Vicenza giovedì 12 dicembre alle ore 18 presso l'Hotel Palladio, in Contrà Oratorio dei Servi 25. Sarà presente l'autore, che dialogherà con Luca Fantò, segretario provinciale Psi di Vicenza. Il moderatore è Giovanni Coviello, direttore del network dei media VicenzaPiù.
Oslo, Utoya: da quel 22 luglio di due anni fa, ormai, sembra passato un secolo. I nomi di quei luoghi, teatro di altrettante stragi, sembrano non dire più niente: evocano solo ricordi annebbiati di una lontana tragedia che la televisione non ha mancato di imbandire ad ogni notiziario. Otto le vittime ad Oslo, 69 quelle di Utoya. La mano che ha compiuto i massacri è la stessa: quella di Anders Breivik, trentenne norvegese sostenitore di ideologie di estrema destra, che quel maledetto giorno ha prima fatto esplodere un ordigno presso il quartier generale del governo, fuori dall'ufficio del Primo Ministro, uccidendo otto persone, e, due ore più tardi, ha attaccato il campeggio dei giovani laburisti, che si teneva sull'isolotto di Utoya. Drammatiche le testimonianze dei sopravvissuti: parlano di un assassino lucido e spietato, travestito da poliziotto, che agisce a mente fredda. Sulle prime, certo, è stato inevitabile pensare al gesto di un folle. Ben presto, però, è apparsa la vera motivazione che ha armato Breivik contro un gruppo di ragazzi tra i 14 e i 19 anni, accumunati dall'appartenenza al partito laburista, dalla voglia di dare un contributo attivo alla politica del proprio Paese: l'odio nei confronti del partito laburista, la volontà di fermarlo, per arginare i danni che quest'ultimo stava, a suo dire, portando alla cultura norvegese, "contaminata" per effetto della crescente immigrazione. Breivik, dichiarato dal tribunale sano di mente e condannato a 21 anni di carcere -il massimo della pena prevista dalle leggi norvegesi- non ha mai negato di essere un sostenitore di idee di estrema destra, e non ha mai fatto un passo indietro. Il suo non è il gesto, esecrando, di un folle, ma l'azione pianificata di chi agisce sulla scorta di un'ideologia ben radicata, quell'ideologia separatista che vuole cancellare, eliminare, annientare il diverso. Il libro di Mariani vuole tornare a parlare di Utoya, di Breivik, e di quelle 77 vittime di un'ideologia di morte, e di chi, in tutta Europa, quella ideologia la sostiene. Affinchè non cali, davvero, il silenzio sugli innocenti.
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