Giornata delle Lingue Minoritarie, Roberto Ciambetti a Bruxelles: "non figura il Veneto"
Giovedi 27 Settembre 2018 alle 00:01 | 0 commenti
“Solo uno stato che ha paura della Storia non riconosce la dignità , e quindi il diritto alla tutela e promozione, a una lingua espressione di una realtà che ha una propria cultura, proprie tradizioni e un passato anche statuale di indubbia valenzaâ€. Così - in una nota - Roberto Ciambetti presidente del Consiglio regionale del Veneto a Bruxelles nel prendere la Parola nel palazzo del Comitato delle Regioni europee in occasione della Giornata delle Lingue Minoritarie “ricorrenza istituita dal Consiglio d’Europa e che si tiene dal 2001 al 26 settembre – spiega Ciambetti – per celebrare la diversità linguistica del Vecchio Continente, dove si parlano più di 200 lingue delle quali 14 sono riconosciute come ufficiali dall’UE e una sessantina sono definite lingue regionali o minoritarie.Â
Tra queste non figura il Veneto che invece nella Legge regionale veneta 13 aprile 2007, n. 8 di cui fui uno degli estensori e promotori è chiaramente individuata come lingua regionale e, non a caso, preso come tale dall’Unesco che nel suo Atlante interattivo delle Lingue in Pericolo lo individua come ‘vulnerabile’. La lingua veneta fa difesa e sostenuta: secondo gli esperti è parlata e compresa nel mondo da circa 7,8 milioni di persone ed è la lingua di un popolo protagonista della Storia non solo europea†Ciambetti poi continua: â€Riconoscere il valore delle lingue locali è un passo determinante nella costruzione di una identità europea che non neghi le sue molteplici anime, una identità europea basata sul rispetto delle singole culture e tradizioni. Abbiamo visto che fine meschina fa una Europa fatta di banche e banchieri, di lobby che impongono tetti di spesa nei bilanci pubblici ma che quando bisogna dimostrarsi solidali nel concreto davanti a fenomeni drammatici, pensiamo anche solo al caso del contrasto all’immigrazione clandestina, fanno orecchie da mercante. Il vero edificio europeo deve nascere sulle solide fondamenta della cultura, delle tradizioni, della storia comune fatta dalle realtà locali, Europa dei Popoli, non delle banche, delle Regioni, non delle lobby. Le lobby parlano inglese magari con forte accento tedesco mentre le agenzie di rating denunciano chiaramente l’inflessione statunitense di Wall Street.  Il popolo, invece, parla la lingua della vita quotidiana, della realtà : dal Sami scandinavo sino al siciliano di Lampedusa. Così dico che non si può immaginare una Europa vera senza il Veneto, senza la sua arte, la sua cultura e la sua lingua, il cui contributo nella costruzione della cultura europea è indiscutibile. Ma non possiamo neanche immaginare una Europa senza la Catalunya, le Fiandre, la Scozia, la Galizia, la Corsica, la Bretagna e via dicendo, cioè senza le culture regionali, le loro lingue, le loro tradizioni. Ogni lingua è come una cassaforte che custodisce quel tesoro che è il patrimonio di conoscenze, tradizioni, cultura, storia di una comunità : non c’è agenzia di rating che può dire quanto valga questo patrimonio, non c’è banca centrale che può custodire questi tesori i quali, sommati gli uni agli altri, sono la vera ricchezza di quella comunità che, nel nostro caso, chiamiamo Europaâ€.
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