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Gioghi pericolosi

Di Redazione VicenzaPiù Martedi 17 Aprile 2012 alle 08:21 | 0 commenti

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Da VicenzaPiù n. 232 in distribuzione

Dalle pieghe della crisi che sta attraversando il Veneto e non solo, spunta una storia fatta di drammi umani e rapporti nebulosi tra imprese e mondo della finanza: a Nove infatti un imprenditore punta l'indice contro il gruppo Hypobank e chiede l'intervento dei magistrati

Enrico Hornbostel parla a fatica (di spalle nella foto davanti all'azeinda chiusa). Come se corpo e viscere fossero state separati a forza dall'anima. Come se gli avessero inchiodato l'anima al capannone fradicio della sua ditta di Nove (qui la photo gallery), propaggine nordorientale della provincia di Vicenza. E non capisce, lui palermitano di nascita, babbo e mamma veneti, asolano di residenza, ma danese di origine.

Lui non capisce la retorica «ipocrita» che allaga giornali e tv ogni volta che un imprenditore, solo i veneti sono una cinquantina dall'inizio della crisi, si toglie la vita in un periodo da troppi anni chiamato appunto crisi. Ma che è forse l'ultimo capitolo di un modello di sviluppo che si sta autodivorando. «Sì perché» a parlare dopo sono in tanti, ma quando «si tratta di metter mano alle condizioni da cui si genera questo disastro allora i silenzi diventano assordanti».

Tant'è che Hornbostel nonostante i suoi cinquant'anni continua a non capire quando sul tavolo della suo ufficio gira e rigira le carte bollate della sua sciagura. Per lui le cose si mettono inizialmente bene: l'idea delle ceramiche artistiche: le bozze, i disegni, i progetti l'interessamento dei clienti e poi le commesse. Il progetto lì per lì ha un futuro, per di più viene da un distretto come quello novese in cui la ceramica decorativa la fa da padrona da quattrocento anni. L'idea però bisogna metterla in pratica. E ci vogliono gli spazi. Sicché Hornbostel assieme ad un altro gruppetto di soci decide di cercare un capannone. Ci pensa su durante il 2007 e all'inizio dell'anno dopo, il 31 gennaio 2008, «la data maledetta», firma il contratto di leasing con la Hypo Vorarlberg Leasing: una spa di Bolzano, ma controllata dal colosso austriaco Hypobank. O meglio da «Vorarlberger Landes- und Hypotekenbank AG» per essere precisi. E nonostante le commesse e le proposte siano già apprezzate dai potenziali clienti che hanno visto anteprime e prototipi di piastrelle et similia, gli eventi cominciano a marciare «nel verso sbagliato».

Lo stabile non viene fornito lindo e pulito e cosa più grave manca l'agibilità. Puntualmente viene informata la finanziaria ma invano. Così almeno sostiene Hornbostel che si vede costretto ad aprire un contenzioso legale su più fronti. In un esposto indirizzato a Bankitalia, che in materia di finanziarie ha specifici poteri di vigilanza, l'imprenditore scrive: «... L'esponente, nella veste di amministratore di H&H Maioliche S.r.l., dopo aver ricevuto l'autorizzazione a prendere possesso dell'immobile, che risultò essere impraticabile per la presenza di rifiuti di varia natura lasciati da un precedente utilizzatore del fabbricato... si è attivato per ottenere tutte le somministrazioni necessarie per il svolgimento dell'attività d'impresa, cioè produzione di piastrelle e maioliche». Ma la mancanza dell'agibilità gli impedisce di ottenere la fornitura della corrente elettrica.

Hornbostel alza le mani al cielo poi guarda il guscio giallognolo della sua impresa, nonché i muri ammuffiti e si arrabbia poiché l'agibilità non è arrivata che «tredici mesi dopo» la sottoscrizione del contratto sebbene «le rate siano state regolarmente pretese e pagate». In quella lettera di quattordici pagine però, la quale pur scritta in punta di diritto suona in primis come un j'accuse sul piano esistenziale, la parte che «più fa male» all'amministratore della ditta è quella che riguarda l'integrità del capannone: «...Nel corso dei mesi però si sono evidenziati... vizi e difetti, oggi aggravatisi, che ne hanno impedito la sua utilizzabilità provocando danni alla produzione, ai macchinari... che tuttora perdurano... in occasione di eventi piovosi, precipitazioni nevose, si verificano notevoli infiltrazioni d'acqua... tali fenomeni hanno rovinato e rovinano prodotti durante la loro lavorazione, sia quelli finiti pronti per la consegna quanto le materie prime, i semilavorati» da impiegare nella produzione. Una «mazzata» secondo l'impresario che ricorrere quindi alla consulenza di un legale, l'avvocato veneziano Luciano Salvato.

Ne scaturisce una causa civile ancora pendente davanti al tribunale di Bassano del Grappa. La H&H addirittura considera nullo il contratto di leasing «per mancanza del rapporto trilaterale tra utilizzatore, venditore e finanziatore, e ciò perché la Hypo Vorarlberg Leasing risulta essere la proprietaria e perché manca l'erogazione del finanziamento per l'acquisto dell'immobile da parte della convenuta mediante il pagamento o del prezzo pattuito al terzo venditore fornitore». Detto in modo grezzo, secondo l'impresa il contratto di leasing è nullo perché in difformità da quanto sarebbe dovuto essere lo stato dell'arte non sono stati indicati all'impresa tutti i soggetti coinvolti nell'accordo. Dall'altra parte c'è la finanziaria, che interpellata non risponde nel merito a VicenzaPiù. Leggendo le carte però (lo riporta indirettamente una perizia del tribunale) la spa di Bolzano puntualizzerebbe che eventuali vizi e problemi del fabbricato sono in capo all'impresa come pattuito in sede contrattuale.

Ad ogni modo le difficoltà rimangono sul tappeto. Nel 2010 per tirare la carretta Hornbostel pensa di affittare a terzi la sua azienda. Nel frattempo gli ufficiali giudiziari entrano ed escono dal capannone pignorando un giorno sì e uno no attrezzi, materiali e macchine. Sicché la prospettiva di dare lavoro, a regime, a una ventina di persone, quanto più in un periodo di vacche magre, diventa un sogno «se non un incubo» giacché per rimettere a nuovo il fabbricato occorrerebbero tra i 190 e i 225.000 euro. A questi vanno aggiunti 20.000 euro più iva per i danni alle macchine. La cifra sta scritta nero su bianco nella «bozza» di perizia del consulente tecnico del tribunale (Ctu), l'ingegnere Michele Girardi di Bassano. Il quale non è un perito di parte bensì il perito del magistrato. Il documento, più che l'analisi sullo stato di salute dell'edificio di via Righetto a Nove, si trasforma, quanto meno sul piano umano, nel cahier de doléance di Hornbostel: 170 pagine che l'uomo ha sfogliato decine di volte alla ricerca del bandolo della matassa di una storia che lo ha messo «al margine» di una esistenza che invece vorrebbe più serena. «Ovviamente» quelle somme non sono alla portata della ditta, che messa alle strette finanziarie, non sa che pesci pigliare. Ed è questo senso di frustrazione che più nuoce all'imprenditore che continua a non darsi pace. «Non ci resta che sperare nelle risposte definitive della magistratura - fa sapere l'imprenditore - ma questo non è il modo di vivere. Non si può stare come buoi al giogo».


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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