Giochi di luce
Lunedi 21 Maggio 2012 alle 00:18 | 0 commenti
Da Vicenzapiù n. 234
Sono più di sei mesi che il gruppo Gemmo è finito in uno scoop de l'Espresso che parla dei rapporti tra Cosa Nostra ed una impresa che lavora al grande cantiere per le telecomunicazioni militari Usa di Niscemi nel Nisseno in Sicilia: ma la politica berica non ne parla
È la fine dell'estate dell'anno passato. Il salotto buono del capoluogo berico si appresta a festeggiare un evento che ha avuto molto battage tra i vip di Vicenza e dintorni (nella foto Galan, Variati e Gemmo alla serata per l'inaugurazione dei Led alla Basilica Palladiana).
La Gemmo Impianti, una delle compagnie venete storicamente legate all'entourage dell'europarlamentare del Pdl Lia Sartori, annuncia una sorta di cadeau alla città del Palladio e lo fa con un comunicato aziendale che la dice lunga sulle ambizioni della spa di Arcugnano: «Il 18 settembre prossimo alle ore 21.00 la cornice monumentale di piazza dei Signori, salotto della città di Vicenza, verrà accesa da un sistema di illuminazione a luce bianca che esalterà i gioielli dell'architettura palladiana, Basilica e Loggia del Capitaniato, come pure la Torre Bissara, il palazzo del Monte di Pietà e le piazze attigue. Una luce elegante, pensata per illuminare la piazza e gli edifici, ma anche per valorizzare l'estetica e la bellezza che li contraddistingue. Una luce sobria e sostenibile, che accende la storia ma guarda all'innovazione e al risparmio energetico. In questi caratteri si riassume l'opera di illuminazione che la società Gemmo ha voluto donare alla città in cui ha sede da oltre novant'anni anni». La giunta democratica di Vicenza gongola e il 21 settembre il primo cittadino Achille Variati si esprime così sul sito web del comune: «L'amministrazione è... assai grata alla Gemmo, azienda vicentina prestigiosa e di livello internazionale, perché in tempi così difficili per le finanze degli enti locali non è un fatto scontato trovare una tale disponibilità da parte dell'imprenditoria vicentina».
Lo stesso gruppo Gemmo però, in circostanze completamente differenti, finisce in un servizio di Giovanni Tizià n sul portale on-line de L'Espresso. È il 31 ottobre 2011: «In provincia di Caltanissetta è in corso di (segretissima) costruzione la mega struttura che permetterà al Pentagono di collegare tutti i reparti militari in giro per il mondo ed è sotto accusa dal punto di vista ambientale. Per il basamento di cemento armato è al lavoro la Calcestruzzi Piazza, società già comparsa nell'indagine "Mercurio-Atlantide" che non ha ottenuto il certificato antimafia». E ancora, Tizià n sempre nella stessa inchiesta specifica: «... la colossale antenna che permetterà al Pentagono di collegarsi con tutti i reparti statunitensi sparsi nel mondo. Sta sorgendo a Niscemi, in provincia di Caltanissetta, nonostante le preoccupazioni della popolazione per i rischi legati alle emissioni elettromagnetiche. Si tratta di un impianto strategico per il futuro delle forze armate di Washington, spinto dall'amministrazione Obama nei colloqui con Silvio Berlusconi e Ignazio La Russa. Un'opera coperta dal segreto militare, per la quale non valgono le regole degli appalti. Ed è questa segretezza che ha permesso l'ingresso nel cantiere a un'azienda finita nel mirino dei magistrati per i rapporti con Cosa Nostra: la Calcestruzzi Piazza, che fornisce il gigantesco basamento di cemento per la mega-installazione».
Ma chi ha fornito l'incarico alla chiacchieratissima "Calcestruzzi Piazza"? Si tratta del «Consorzio Team Muos» nel quale figurano la catanese Lageco e la vicentina Gemmo. L'andamento della vicenda per certi versi ricorda quello con cui il consorzio Sis, che progetta e costruisce la Pedemontana Veneta aveva concesso subappalti a due imprese in odore di mafia per un'altra grande opera, quella del metrò leggero di Palermo (VicenzaPiù del 25 febbraio 2012, pagina 6).
Frattanto sul piano degli eventi lo scenario cambia completamente il primo giorno della primavera 2011. Alle cinque e mezzo del pomeriggio in piazza dei Signori a Vicenza sotto la Loggia del Capitaniato si celebra la «giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime delle mafie». La cerimonia è officiata dal vicesindaco Alessandra Moretti del Pd e dal consigliere comunale Raffaele Colombara della lista Variati. Con loro c'è Patrizia Vanni, portavoce della associazione antimafia Libera per il Vicentino.
Moretti parla per un quarto d'ora davanti ad un pubblico di un centinaio di persone, forse un po' di più: «La piaga della corruzione e delle mafie non è una piaga di esclusiva competenza di una sola parte dell'Italia, come qualcuno demagogicamente vorrebbe farci credere, ma purtroppo è un problema sociale che ormai è diffuso in tutta Italia, in tutti gli strati sociali e anche in quelli apparentemente sani, arrivando a coinvolgere anche rappresentanti delle istituzioni pubbliche. Per questa ragione, la corruzione deve essere affrontata attraverso una rivoluzione prima di tutto culturale che rimetta al centro dell'azione politica il bene comune, l'etica, la moralità , la sobrietà nei comportamenti e il rispetto dello Stato e delle istituzioni democratiche». La portavoce di Libera dal canto suo aggiunge che «vent'anni dopo Falcone e Borsellino noi non dimentichiamo e che ci assumiamo con responsabilità , nel nostro quotidiano, l'impegno di non abbassare la guardia di fronte alle varie forme di illegalità ». La basilica palladiana è lì a pochi passi, le parole di elogio per la ditta vicentine provenienti dalla giunta comunale berica sono ancora nell'aria, però nessuno dei convenuti di quel 21 aprile fa un solo cenno alla vicenda siciliana, nemmeno per porsi un dubbio: non una parola sull'ex presidente del Vicenza calcio Danilo Preto, già membro della cda della fondazione teatro civico finito indagato con l'accusa di avere occultato beni mafiosi riferibili al clan Lo Piccolo di Palermo. Non una parola sull'inchiesta dell'Antimafia veneziana relativamente alla Vicenza-Rovigo o Valdastico Sud, autostrada del gruppo A4 di cui il comune di Vicenza è ancora socio. E ancora, non c'è nessun ragionamento (la mafia non c'entra ma la trasparenza sì) attorno agli affidamenti dati direttamente o indirettamente dal comune di Vicenza al gruppo Miotti, finito nel vortice della «appaltopoli» vicentina.
Eppure appena un mese prima Roberto Scarpinato, uno dei magistrati più in vista nella lotta a «Cosa Nostra» aveva rilasciato ai reporter dell'agenzia Adn Kronos una dichiarazione che focalizza proprio la questione dei rapporti tra organizzazioni criminali ed interi pezzi della business community: «Le organizzazioni mafiose rispondono a una domanda sociale di beni e servizi illegali che deriva dalle persone normali e da grandi pezzi del mondo imprenditoriale... C'è un'economia deregolata con forti tassi di illegalità , fatti anche di rapporti collusivi con il mondo politico-economico... non penetra dall'esterno un virus che porta il male perché il male già esiste».
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