Giappone, a Fukushima è crisi nucleare
Lunedi 14 Marzo 2011 alle 23:38 | 0 commenti
Rassegna.it - (Aggiornamento delle 22,33, clicca il video). Esplosioni in tre reattori della centrale. La compagnia che gestisce la centrale non esclude una fusione parziale. I tecnici provano a innalzare il livello dell'acqua. L'Europa si interroga: Svizzera e Germania verso lo stop. L'Italia tira dritto.
Dal Giappone continuano ad arrivare notizie drammatiche. Non cessa l'allarme nella centrale nucleare di Fukushima. Le barre di combustibile del reattore numero due dell'impianto sarebbero completamente esposte, secondo quanto riporta l'agenzia di stampa Kyodo News, ripresa dall'Adnkronos. Sarebbe fallito un tentativo di raffreddare con acqua marina il reattore, così da diminuire la temperatura delle barre di combustibile. Dopo questa esplosione, un dipendente della centrale di 23 anni sarebbe rimasto contaminato.
Altri due reattori della centrale hanno dato gravi problemi: nel numero uno, sabato è avvenuta un'esplosione che ha fatto crollare un tetto, nel numero tre si è verificata questa mattina un'altra deflagrazione.
La stessa Tokyo denryoku (Tepco), la compagnia che gestisce la centrale, non esclude a questo punto la possibilità che si stia verificando una fusione nel reattore n. 2 della centrale. La crisi presso il reattore 2 viene dopo che gli edifici che ospitano i reattori 1 e 2 sono esplosi a causa della pressione dell'idrogeno che s'era accumulato nella struttura, pur lasciando intatta la gabbia che protegge il reattore.
Contrastanti i giudizi sulla gravità della situazione. Da una parte l'Aiea, il cui aiuto è stato chiesto oggi ufficialmente dalle autorità giapponesi, che reputa "molto improbabile" che l'incidente nucleare di Fukushima si trasformi in una situazione come il disastro di Chernobyl. Dall'altra l'Autorità francese per la sicurezza nucleare (Asn) che valuta la gravità dell'incidente alla centrale giapponese solo un gradino sotto quello di 25 anni fa in Ucraina, quindi ad un livello di 6 punti su una scala di sette e non esclude che si arrivi al livello di Chernobyl.
Intanto, nella notte tra il 13 e il 14 marzo una nuova forte scossa di magnitudo 6.2 è tornata a far tremare i grattacieli di Tokyo. E le autorità giapponesi hanno diffuso oggi un nuovo allarme per il rischio di uno tsunami con onde alte fino a tre metri per la costa del Pacifico.
Secondo le stime ufficiali della polizia giapponese, le vittime del terremoto, fra morti e dispersi, sono finora seimila. Altri mille corpi sono stati rinvenuti infatti nelle spiagge della penisola di Oshika e si prevede che altri 200-300 cadaveri nella zona di Sendai potrebbero far salire ancora il computo. Lo ha riportato la prefettura di Miyagi citata dall'agenzia Agi. Secondo quanto riporta la Kyodo News inoltre 550.000 residenti sarebbero stati evacuati. Mentre sarebbero circa 30.000 i residente nelle aeree devastate ancora non contattati.
A Tokyo la settimana lavorativa è iniziata a rilento, con i trasporti a singhiozzo e l'energia che scarseggia, tanto da rendere necessario il razionamento dell'elettricità in una vasta area. Mentre aumenta il bilancio delle vittime, si apprende dall'ambasciata italiana che è riuscita a stabilire un contatto con 27 dei 29 italiani residenti nel nordest. Mancano solo due persone all'appello.
Tornando all'allarme radioattività , la portaerei americana 'USS Ronald Reagan' nel corso della giornata di oggi ha sospeso per alcune ore i soccorsi alle vittime del terremoto, abbandonando l'area in cui era ancorata a causa di elevati livelli di radioattività . Il New York Times aveva denunciato che il personale della portaerei era stato esposto in una sola ora alla quantità di radioattività considerata massima per un mese. Un elicottero americano, secondo quanto ricostruisce l'Adnkronos, ha rilevato presenza di cesio 137 e iodio 121 a cento chilometri dalla centrale, indicatori di contaminazione estesa.
In Europa si guarda con attenzione a quanto sta accadendo in Estremo Oriente. Il ministro dell'Ambiente austriaco, Nikolaus Berlakovitch, ha chiesto a tutti i paesi europei che ospitano centrali nucleari di verificare la sicurezza degli impianti. L'Austria ha detto no al nucleare nel 1978. "I nostri vicini puntano tutti sull'energia nucleare - ha detto Berlakovitch nel corso di una riunione a Bruxelles -, noi chiediamo la massima sicurezza per la popolazione austriaca".
Il ministro austriaco ha ricordato che quasi tutti i paesi della Ue hanno centrali nucleari: Francia (19 centrali e 58 reattori) Regno Unito (9 e 19), Germania (12 e 17), Svezia (7 e 16), Spagna (6 e 9 ), Belgio (2 e 7), Finlandia (4 reattori), Ungheria (4), Bulgaria (2), Grecia (1), Lituania (1), Olanda (2), Romania (2), Slovacchia (4), Slovenia (1) e Repubblica Ceca (6). "Resistono ai terremoti?", ha chiesto Berlakovitch, "Come funzionano i sistemi di raffreddamento dei loro reattori?".
La Commissione europea, da parte sua, ha comunicato che finora le autorità giapponesi non hanno fatto richiesta di aiuti, ma che "l'Unione europea resta a disposizione per fornirli". Bruxelles puntualizza che l'Ue "ha stabilito delle linee guida per garantire la sicurezza agli impianti". E "sta considerando gli effetti dell'incidente nucleare in Europa, analizzando quanto l'Europa sia preparata a fronteggiare un disastro simile a quello occorso in Giappone". Il commissario europeo all'Energia, Gunther Oettinger, ha convocato per martedì 15 marzo una riunione di esperti sulla sicurezza nucleare dell'Unione europea per discutere delle conseguenze del terremoto in Giappone.
Ma il disastro giapponese sta imponendo un serio stop a molti programmi di rilancio nucleare. La Svizzera ha annunciato oggi la sospensione del piano di rinnovamento delle centrali nucleari. E anche la Germania ha deciso di far slittare di tre mesi l'inizio dei lavori per l'estensione della vita operativa dei 17 reattori nucleari del paese. La decisione serve per consentire una nuova valutazione dei rischi. Lo riferiscono oggi (14 marzo) fonti di agenzia.
E sempre in Germania più di 100.000 persone hanno preso parte a manifestazioni contro il nucleare, chiedendo in particolare la chiusura delle centrali a seguito dei drammatici incidenti in Giappone. Le manifestazioni si sono svolte in più di 450 località secondo l'organizzazione antinucleare Ausgestrahlt (irradiato).
Il Governo italiano annuncia invece che i suoi piani sul ritorno al nucleare non cambiano: "In queste situazioni occorre rimanere freddi e responsabili: abbiamo fatto una scelte e quella non muta", ha detto il ministro Renato Brunetta ai microfoni di Sky Tg24. Ancora più netta la posizione espressa dal ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, secondo la quale l'abbandono del nucleare in seguito al referendum del 1987 in Italia fu "una scelta sciagurata, dettata purtroppo da un'emotività fortissima, speculando sulla paura".
"Oggi - ha spiegato il ministro parlando con i giornalisti a Bruxelles - la situazione, rispetto ad allora, è profondamente diversa: parliamo di centrali con livelli di sicurezza enormemente superiori". "Mi auguro e spero - ha aggiunto - che questa drammatica vicenda, questa terribile calamità possa servire per fare un'informazione trasparente e corretta su cosa oggi è il nucleare".
Intanto, in una lettera all'Imperatore del Giappone Akihito, il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, assicura che "l'Italia non mancherà di fare la sua parte" e che è "al fianco del Giappone in questo drammatico frangente". Il Capo dello Stato esprime inoltre apprezzamento "all'indirizzo delle Autorità nipponiche che con responsabile trasparenza gestiscono la potenziale, drammatica emergenza nucleare".
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