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Zonin non è più presidente della Popolare di Vicenza: certi media ora cosa scriveranno?

Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile VicenzaPiù) Lunedi 23 Novembre 2015 alle 23:42 | 1 commenti

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Su certa stampa, soprattutto locale, la domanda su quando Gianni Zonin si sarebbe dimesso dalla guida della BPVi è stata la questione più gettonata, quasi paranoica e tale da indurre a far supporre agli azionisti che, fuori lui, tutti ne avrebbero tratto reale e pratico giovamento. Lo è stata da quando il crollo del valore virtuale delle azioni della Banca Popolare di Vicenza è stato impossibile da negare ancora per la maggior parte dei colleghi indigeni, colti da folgorazione "improvvisa". Loro ma non noi che è dal 2010 che, a nostro solitario rischio e pericolo, a Vicenza abbiamo messo in guardia in maniera crescente i nostri lettori/soci/clienti della banca.

L'insostenibilità in termini reali ("io vendo e tu compri") e la caduta del valore delle azioni con tutte le successive conseguenze (tra cui la scalabilità dell'Istituto vicentino da parte di "interessi" esterni a Vicenza, che solo l'investimento reale di denari locali potrà evitare o alleviare) sono nate, di sicuro, dall'evidenziazione di parametri non rispondenti alle nuove normative della BCE e del governo italiano, per lungo, troppo tempo nascosti dall'ex presidente.

Il suo "ventennio" è stato contrassegnato, infatti, da una crescita continua, sì, ma ovunque, comunque e a ogni costo (ovviamente alla fine dei soliti ignoti...), per cui lui, il suo Cda e il suo management sono oggi in buona parte, e per molti tardivamente, indagati dalla Procura di Vicenza, pigra, se non benevola, da tempo con i precedenti vertici aziendali e ora, parrebbe, anche con gli organi di vigilanza nazionali, leggi Bankitalia, che mai sarebbero intervenuti col dovuto rigore.

È indubbio, per carità, che la fuoriuscita del re del vino di Gambellara dal piano più alto del Palazzo di Via Btg. Framarin, magari e ovviamente concordata anche per eventuali, parziali "salvacondotti", sia significativa.

Lo è perché rende visibile e tangibile la fine di un'era (di tante magagne, molte "geopolitiche", ma, lo abbiamo detto, anche di uno sviluppo che, per il suo lato positivo, ha portato la Banca ad essere il riferimento vicentino, indipendente dai centri di potere finanziario di Verona, del mondo economico e imprenditoriale del Nord Est).

Ma soprattutto le di(s)missioni di Zonin sono importanti, non per le generali subdole vendette di chi prima non aveva il coraggio di criticarlo e ora si vorrebbe lavare la coscienza della precedente omertà, se non benevolenza, mediatica, ma perché liberano definitivamente (salvo sorprese mai da escludere a priori in certi settori e in certi giochi...) il nuovo Ad Francesco Iorio da una presenza scomoda e ancora ingombrante e perché così il nuovo management potrà portare avanti con maggiore decisione, e con la necessaria riservatezza interna, i nuovi progetti.

Che le dimissioni, o la dismissione, di Zonin fossero il problema centrale, ripetitivo e ripetuto all'ossessione, per certi media locali ci ha meravigliato al punto tale che ora ci chiediamo, preoccupati, di cosa scriverà chi prima poco o punto ha "guardato dentro" la banca e ora ha impegnato gran parte delle sue risorse intellettive ad occuparsi di gossip su una fuoriuscita, giusta e inevitabile, ma che, ripetiamo, nulla risolverebbe se Iorio non avesse già impostato le soluzioni, alcune non indolori, per salvare la BPVi.

L'aumento garantito di capitale, basato sulla nuova credibilità legata alla ristrutturazione, riorganizzazione e focalizzazione bancaria dell'Istituto, mette, però, anche gli imprenditori locali davanti a una scelta precisa: fare finalmente la loro parte investendo denaro, senza i padroni e i padrini che prima ne garantivano comunque un ritorno basato su "favori" e posizioni di potere, ma sulla base della redditività della gestione, quella a cui puntano Iorio, De Francisco & c. anche per ridare fiato nel tempo al valore delle azioni oggi alleggerite, a dir poco, nelle tasche dei risparmiatori non solo dalla gestione di Zonin negli ultimi anni ma da tutti coloro che gliela hanno permessa e ne hanno ricavato giovamento.

Ma, ora che Zonin ha lasciato oltre che la Banca anche la sua funzione di principale argomento mediatico, certa stampa comincerà a parlare anche di scenari meno provinciali e della necessità di investimenti locali in capitale di rischio in Borsa, ovviamente da parte di chi può e che, forse e senza forse, nell'era Zonin non è che ci abbia poi rimesso?

O fra un po' questa stessa stampa, perso l'argomento Zonin, amplificherà i cori di chi, non volendo tirar fuori schei veri, poi si lagnerà della "vicentinità persa", in termini di controllo, però, di una  banca che, siamo seri, non potrà non rimanere ancorata al territorio per la sua clientela e la sua redditività ?

Non vorremmo che questi imprenditori (?) facessero come chi davanti al rischio di perdere la "verginità" urla un "no!" di terrore, che dopo un po' si trasforma in un "noooo" di piacere...

Ma di breve durata, perché le verginità, come la vicentinità, una volta persa, che piaccia o non piaccia, poi non si ricostruisce più.


Commenti

Inviato Martedi 24 Novembre 2015 alle 12:01

Non me ne importa niente! Questi, sono come CONAN il distruttore! Di che? Dei risparmi dei cittadini!
Cosa cambia? N ulla! Come la Banca Etruria della Toscana, "salvata" dal padre della ministra Amen.
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Commenti degli utenti

Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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