Giangregorio ribatte a Finco: legge sui nitrati come le quote latte
Venerdi 24 Febbraio 2012 alle 14:38 | non commentabile
Nicola Giangregorio, Comitato C.R.E.D.I.C.I. - La modifica sulla legge dei nitrati, ci riporta ancora una volta alla visione di un film già visto. In cui c'è sempre qualcuno che a suon di comunicati sottopone all'attenzione dei lettori una parte bucolica della faccenda ma che analizzata, risulta avere più di qualche anomalia. A tal riguardo è doveroso fare un piccolo passo indietro e ricordare, a chi si fosse messo solamente adesso in ascolto, che tutto nacque con il problema di una maggiore eutrofizzazione, cioè quando a metà degli anni 70, lungo la costa vicina al delta del Po, ci fu una enorme proliferazione di alghe, a causa di una eccessiva ricchezza di sostanze nutritive (fosfati e nitrati) nell'acqua, derivante dall'enorme smaltimento di liquami zootecnici in pianura Padana.
Questo fenomeno, dalle conseguenze deleterie per l'ambiente acquatico e per l'economia del luogo, una volta riconosciuto, fu oggetto di Direttiva Comunitaria 91/676/CEE (Direttiva Nitrati) che imponeva un limite alla quantità di azoto che era possibile spandere nel terreno, non più di 170 kg/ha nelle zone cosiddette vulnerabili (ZVN). L'Italia, nonostante fosse coinvolta, la recepì solo 8 anni dopo (D.Lgs. 152 del 11 maggio 1999), senza fare molto affinchè questa legge venisse rispettata, e senza nemmeno incentivare la possibilità di trasformare questo problema in una opportunità (biogas). Conseguenza di questo immobilismo, fu l'apertura di infrazione, da parte dell'UE, poi chiusa nel 2008, ma che non ha mai chiuso la problematica esistente, nonostante la recente decisione del ministro Romano di aumentare il limite di azoto versabile da 170 kg/ha a 250 kg/ha nelle aree vulnerabili. Ed eccoci ai giorni nostri in cui il consigliere Regionale Finco, sorvolando a piè pari su questa storia, ci segnala con summa gaudio, che visto il momento di crisi, le sanzioni, a chi non rispetta una legge già favorevole, non saranno aumentate, il tutto per non vessare il mondo agricolo, che nel frattempo, però, risponde in maniera esemplare, rifiutando e valutando come inopportuna la possibilità di aderire alla deroga dei 250 kg/ha, come dichiarato dalla coldiretti veneto.
Allora è lecito chiedersi, ma è un remake del film quote latte? Non è bastata l'esperienza di improbabili deroghe o annacquamenti sanzionatori, che hanno illuso i produttori e ci hanno portato a contenziosi dal conto? Se la risposta alla deroga è stata cosi bassa, vuol dire che il mondo agricolo a cui fa riferimento il consigliere regionale non è quello che oggi ha dimostrato vera sensibilità per il territorio veneto, e che sicuramente non rischia le multe, ma rischia di essere sporcato da coloro invece non rispetteranno la legge e non saranno "vessati". E' fuori da ogni logica che "ben sapendo quanto i nostri allevatori siano sempre attenti a ciò che riguarda il rispetto dell'ambiente da cui essi stessi traggono benefici" non vengano salvaguardati con una politica severa nei confronti di chi sbaglia. Si potrebbe obbiettare, che quasi tutto il consiglio Regionale ha votato a favore di questa scelta, ma la risposta non può che essere rivolta a colui che lo ha rappresentato sui giornali con la solita demagogia spicciola e senza contenuti. Ciò che mi trova concorde è solo una cosa, la necessità di aggiornare le zone vulnerabili ai nitrati attraverso la definizione dei carichi inquinanti attribuibili ai diversi settori civili e produttivi, ma se dovessi ripensare alla mancata approvazione dei piani di classifica dei consorzi di bonifica o al ritorno del balzello consortile, nonostante la demagogia degli anni precedenti, la mia aspettativa risulterebbe vana.
Cosi come un solo atomo di ossigeno può cambiare il nitrato in nitrito, allo stesso modo la politica sui nitrati, senza i necessari interventi, può diventare un semplice nitrito.