Raniero con VicenzaPiù e... Il Sole 24 Ore: la Germania accoglie i siriani per convenienza
Domenica 6 Settembre 2015 alle 13:04 | 0 commenti
Riceviamo da Germano Raniero, segretario USB, un commento sull'editoriale del nostro direttore «Quell'angelo della Merkel accoglie migliaia di profughi siriani. Tra cui i più danarosi e capaci di lavorare, per la Germania "boss" europeo"» e lo pubblichiamo di seguito.
Vedere migliaia di rifugiati siriani invocare Angela Merkel nel centro di Budapest ed essere da Lei ricevuti una volta varcate le frontiere è un evento che richiede attenzione e voglia di approfondimento. Condivido l'editoriale del direttore di VicenzaPiù e per gente come noi che si occupa fattivamente tutti i giorni nelle lotte per la dignità di tutti proprio da questo è giusto partire per parlare seriamente di questo fenomeno migratorio prodotto da questa nuova "guerra mondiale".
Per un verso tornano alle mente le immagini del 1989, con la frontiera ungherese che diventava porosa aprendo la breccia nella "cortina di ferro" proprio verso l'Austria e poi la Germania. Dall'altro evocano suggestioni "kennediane" sul sogno americano, ma stavolta in versione tedesca. Possibile che quella stessa Merkel, maledetta nei paesi Pigs dell'Unione Europea per il massacro sociale imposto con l'austerity e il rigore di bilancio, possa diventare oggetto di venerazione popolare per i dannati della terra che fuggono dalle guerre in Medio Oriente?
Possibile che un capo di governo, che non ha avuto pietà nel piegare e piagare fin nei minimi dettagli le condizioni di vita del popolo greco, possa trasformarsi in icona dell'accoglienza, del rifugio, della speranza di migliaia di profughi siriani?
Ed infine una domanda che si dovranno porre in molti anche a Vicenza anche dopo l'editoriale di VicenzaPiù che trova conferme ne Il Sole 24 Ore: ma perchè le frontiere tedesche si dovrebbero aprire solo ai profughi siriani e non agli afghani, agli iracheni, ai somali che pure vengono da zone devastate da guerre sanguinosissime?
La risposta a queste domande, che probabilmente non sono tutte quelle che vanno poste, sta nel rapporto tra flussi migratori ed esigenze dei paesi che li "accolgono".
Il Sole 24 Ore fornisce una chiave di lettura interessante. I profughi siriani, fuggono da una guerra scatenata non in un paese mediorientale arretrato ma in un paese a suo modo progredito rispetto agli standard dell'area. Nel 39% dei casi sono laureati, tecnici, ingegneri, medici. Nel 44% dei casi sono diplomati. In poche parole sono capitale umano qualificato e con una età media più bassa rispetto agli standard demografici (e della forza lavoro) della vecchia Europa. Dunque una iniezione di capitale umano di cui il nucleo centrale europeo ha estremo bisogno, come del resto dimostrato dalla sistematica politica di spoliazione delle risorse umane più giovani e preparate nei paesi europei più deboli e periferici e, specularmente, dalla politica di attrazione e rastrellamento dei giovani "cervelli" verso la Germania. Quello che per decenni ha fatto la Gran Bretagna prima verso le ex colonie e poi verso il resto d'Europa. Quello che gli Stati Uniti fanno da decenni nei confronti del resto del mondo.
C'è un pizzico di cinismo in questa analisi, ma questi sono tempi di ferro e di fuoco e lo spazio per le "anime belle" sta diventando risibile, se non addirittura consolatorio.
I migranti, i rifugiati, i profughi dunque non sono tutti uguali. Per alcuni c'è posto nell'organizzazione capitalista del mercato del lavoro, per altri c'è invece l'orribile destino dell'eccedenza. Il capitale dentro la crisi distrugge le capacità produttive in eccesso, e in questo il capitale umano non fa eccezione, seminando però un enorme prezzo di sangue e disperazione.
Assisteremo dunque ad un doppio standard nella gestione dell'accoglienza dei migranti nell'Unione Europea. Alcuni di essi, quelli con maggiori capacità produttive, verranno accolti; magari lentamente, ma verranno accolti. Gli altri verranno respinti o ributtati sull'altra sponda del Mediterraneo, di nuovo in balìa di milizie locali che faranno il lavoro sporco per conto dell'Unione Europea o magari concentrati in allucinanti campi profughi tenuti alla larga dalle flotte o dai militari europei.
Non ci sarà dunque per tutti l'happy end.
Ecco da questa analisi ne dovrebbe discendere non solo una presa d'atto, doverosa, ma anche un modo di agire altrimenti anche noi stiamo al gioco che come si vede è un gioco sporco.
Modo di agire. Per chi agisce tutti i giorni nei posti di lavoro e nel sociale e che si scontra con la paura, paura degli italiani nel vedere "lo straniero" che lo insidia nelle sue sicurezze e nelle sue presunte certezze; paura nei migranti che sentono in parte il razzismo e che sanno che se non piegano la testa rischiano licenziamenti e di conseguenza la perdita dei permessi di soggiorno per i fortunati mentre per gli altri il rischio è finire nelle braccia dei caporali o della criminalità .
Modo di agire significa sporcarsi le mani e essere pronti a scontri ma trasformare questi in contraddizioni che vanno spiegate, non solo dunque dalla tastiera. Sarà dura, a volte impossibile, ricordiamo che esiste una cultura di massa reazionalia e individualista, ma non ci sono alternative.
Il diritto di un essere umano è quello di migliorare la propria condizione e questo deve essere possibile dove si è nati. Ma se non è possibile è giusto cercare un'altra terra.
La storia ci insegna che siamo tutti migranti... dunque nessun mito o pietismi solo un diritto di riscatto per tutti.
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