Galan: "Lista migliore? Io capo e tutti nuovi". "Mps? Io ho fatto soldi, il Pd perde la faccia"
Lunedi 28 Gennaio 2013 alle 17:14 | 4 commenti
Giancarlo Galan, uno degli artefici principali del successo prima aziendale e poi politico di Silvio Berlusconi, oggi non si è fatta sfuggire a Padova l'occasione di impadronirsi della scena e impallinare con la sua ben nota dialetica gli avversari esterni e interni. Sulla vicenda delle liste contestate da Berlato se ne è uscito, oltre che come già da noi riferito, con una battuta delle sue: «Se le avessi fate io mi sarei messo come capolista ma con tutti candidati nuovi ...».
E sulla vicenda del Monte dei Paschi di Siena ha rilanciato con ardore pari alla differenza di peso tra le due questioni: «La responsabilità è del Pd, ve lo dice uno che, pure, ci ha fatto i soldi investendo tutti la liquidazione ricevuta da Berlusconi in Antonveneta per poi venderne le quote con una plusvalenza fantastica quando la banca è stata venduta, come ora ben si sa...».
E' anche vero, però, bisogna dirlo, che mentre Sergio Berlato parlava lui lo ascoltava un po' infastidito o stizzito. Se dalla polemica politica sulle liste o dalla sua passeggiata in Procura di Vicenza non è dato sapere.
Anche se Galan ben conosce gli argomenti messi sul tavolo del procuratore capo Antonio Cappelleri dall'eurodeputato, capocordata di chi accusa lui e Lia Sartori. Quegli appalti in Veneto, cioè, descritti come manovrati a favore dei nsoliti noti nel libro I padroni del Veneto di Renzo Mazzaro alla cui presentazione, ha raccontato il giornalista, andò gagliardamente di persona l'ex Governatore, che, verificato prima da Niccolò Ghedini che nulla poteva fare contro l'autore a livello legale, così avrebbe detto a Mazzaro davanti ai presenti: «Quello che ha scritto è tutto vero, ma ...».
Starà a Cappelleri decidere se è più importante la cavalleresca ammissione o l'obiezione successiva, certo è che Giabcarlo Galan promette guerra per fare il ministro per «più di sei mesi» col nuovo governo, ovviamente, dice lui, berlusconiano, e per togliersi il sassolino di Zaia dalle sue scarpe di doge veneto pensionato da una Lega con cui ha dichiarato con gli altri vertici pidiellini presenti che vuole fare i conti dopo le politiche. Per ora «bisogna fare quello che serve per vincere».
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