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Galan poteva andare a Roma, lo sostiene il pm Nordio: venerdì l'interrogatorio a Opera

Di Redazione VicenzaPiù Giovedi 24 Luglio 2014 alle 23:34 | 0 commenti

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Di Davide Pyriochos, VeneziePost

Travalica la cronaca politica e giudiziaria e si tinge di "giallo" tutta la vicenda che ha a che fare con l'arresto di Giancarlo Galan, che dalla scorsa notte si trova recluso nell'infermeria del carcere milanese di Opera. Un "giallo" che riguarda i dubbi sulla sua degenza ospedaliera a Este, e sulle inaspettate dimissioni firmate alle 9 di ieri mattina (proprio il giorno del voto in Aula sulla sua immunità) e su cui si scaricano pesanti dichiarazioni del procuratore di Venezia Carlo Nordio.

 

Ma un "giallo" che si estende anche agli aspetti più squisitamente politici della storia, perché dietro le quinte c'è chi giura che lo "scalpo" di Galan sia un dono che Fi ha servito al Pd per ottenere contropartite al grande tavolo delle riforme. La cronaca di oggi, comunque, deve partire dalle cartelle cliniche, perché poco dopo mezzogiorno le Fiamme (manco a dirlo) Gialle della Guardia di Finanza, su ordine della procura di Venezia, hanno fatto toc toc alle porte del nosocomio di Este, e hanno posto sotto sequestro la cartella clinica dell'ex Doge, dimesso ieri dopo 12 giorni di ricovero. Bisogna infatti capire come mai dopo una prognosi iniziale di 45 giorni, Galan sia stato dimesso ieri, in tempi così rapidi, e quasi in contemporanea col voto della Camera sul suo arresto.

Una coincidenza indubbiamente strana, ma che forse del "giallo" ha solo l'apparenza. Perché il direttore medico dell'ospedale, Enrico Agnoletto, una risposta esauriente la dà: «Il paziente - spiega il medico - è stato dimesso ieri quando si è avuta conferma che il quadro degli esami e quello clinico si erano stabilizzati, e poteva andare a domicilio. Si è equivocato - prosegue Agnoletto - su quella che era la prognosi di 45 giorni, stilata dall'ospedale di Padova per il consolidamento della frattura alla gamba, e quella che invece è stata la degenza da noi. Non c'è stata perciò alcuna accelerazione né rallentamento nel processo che ha portato alle dimissioni. Martedì mattina è stata fatta la valutazione che tutta la situazione si era stabilizzata e lo si è comunicato al paziente, firmando la lettera di dimissioni». E perché allora la magistratura ha disposto il sequestro della cartella? «Credo - risponde il dottore - che serva soprattutto per i medici della struttura carceraria di Opera che ora hanno in cura Galan».

La spiegazione di Agnoletto convince il deputato del Pd, Federico Gelli, per il quale«Basta avere pochi rudimenti di medicina per sapere che il periodo di prognosi non coincide con l'eventuale degenza in ospedale», ma non il capogruppo regionale dell'Idv in Regione Veneto, Antonino Pipitone, che annuncia un'interrogazione per «chiedere a Zaia se negli ospedali veneti ci siano trattamenti di favore». Polemiche accese che sbiadiscono di fronte a quella che forse è la vera "bomba" della giornata: cioè le bordate ad alzo zero sparate dal procuratore capo di Venezia, Carlo Nordio, contro Galan e contro tutta la pattuglia forzista in Aula che ha tentato di difendere il diritto dell'indagato al rinvio della discussione per potersi difendere di persona.

Intervistato da Radio Radicale, Nordio ha infatti dichiarato che «in Parlamento più di una volta sono andati parlamentari con l'ossigeno o in barella», e che perciò Galan, «le cui fotografie con un piccolo gesso hanno fatto il giro d'Italia», poteva benissimo andare a Roma a difendersi. «Ieri - dice il magistrato - al di là del fumus persecutionis, che la Camera ha riscontrato non esistente, si è verificato un episodio abbastanza singolare: si era discusso molto sulla eventualità di un rinvio per poter consentire al diretto interessato di potersi difendere in Parlamento, cosa che se conforme alla prassi a noi sembrava assolutamente giustificata se l'impedimento fosse risultato assoluto. Ma il fatto singolare - aggiunge Nordio - consisteva nella circostanza che mentre si svolgeva il dibattito alla Camera sul rinvio, era già stata firmata dalla direzione sanitaria dell'ospedale dove l'onorevole era ricoverato una lettera di dimissioni che è stata poi acquisita agli atti e dalla quale emerge una patologia perfettamente compatibile con un trasporto in Parlamento per difendersi». Insomma: ciò che ieri in Aula nessuno ha osato mettere in discussione (l'effettiva gravità della malattia) è finito oggi nel mirino della magistratura veneziana.

Di fronte a tutto ciò finisce inevitabilmente in secondo piano l'altro "giallo", quello politico, che rende torbida la vicenda. Secondo una ricostruzione partita dai 5s ma confermata a denti stretti anche da uomini del centro-destra, ieri mattina la discussione su Galan non doveva proprio esserci. Dopo aver ricevuto le cartelle cliniche che ne attestavano la malattia, la presidente della Camera Laura Boldrini, in conferenza dei capigruppo perciò prima della discussione in Aula, sarebbe stata pronta a concedere il rinvio. Ma a quel punto il voto immediato su Galan sarebbe stato offerto da Fi al Pd in cambio di contropartite (non si sa quali) in materia di riforme costituzionali. Teoria un po' fumosa ma che negli ambienti continua a girare anche a distanza di un giorno.

In questo caos l'unica certezza è una data: quella di venerdì 25, dopodomani. L'indagato Galan, che nei mesi passati ha chiesto invano di essere ascoltato dai magistrati (che del resto non avevano alcun obbligo in tal senso) verrà interrogato per rogatoria venerdì mattina nel carcere di Opera dal gip di Milano Cristina Di Censo. Galan (i cui difensori hanno presentato oggi istanza di scarcerazione al Tribunale della libertà di Venezia) potrà così difendersi dall'accusa secondo cui, per fare cassa in modo illecito e sfuggire ai controlli, sarebbe entrato attraverso prestanome nelle società che lavoravano all'interno del Consorzio Venezia Nuova, incassando una percentuale sugli utili dei lavori per il Mose. Secondo le stime della magistratura il politico avrebbe così ottenuto in modo illecito almeno 5 milioni di euro. L'estate, per l'ex Doge, si annuncia molto lunga.


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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