Franca Porto della Cisl del Veneto con Renzi su art. 18, "invisibili" e Tfr
Mercoledi 1 Ottobre 2014 alle 08:49 | 0 commenti
Nella pioggia di critiche alla riforma del lavoro proposta dal premier Matteo Renzi con il Jobs Act si distingue, come scrive Il Corriere del Veneto di cui riportiamo i passi dell'intervista pubblicata oggi, una sola voce, quella della segretaria della Cisl Franca Porto che non si fa «commuovere dal pianto delle piccole imprese sul tfr» e che accusa i difensori dell'articolo 18 di «mentire ai lavoratori».
L'articolo 18 è irrilevante?
«Sì. È irrilevante come problema e sono irrilevanti le modifiche proposte perché la legge Fornero lo ha già sterilizzato. È vergognoso che in un momento in cui le persone hanno paura e perdono il lavoro si usi l'articolo 18 per scontri politici».
Chi si deve vergognare? Renzi che propone l'abolizione o la minoranza Pd e la Cgil che lo difende?
«Tutti quelli che stanno agitando l'articolo 18. Ma in particolare chi mente sapendo di mentire dicendo che con la difesa dell'articolo 18 si difende il posto di lavoro».
Non è così?
«In Veneto la maggior parte dei lavoratori non ha la copertura del 18 perché lavora per imprese con meno di 15 dipendenti. È schiavo? Non mi sembra. Anzi. La cultura del lavoro ormai è cambiata. E in queste aziende spesso si creano dei rapporti di fiducia reciproca tra lavoratore e imprenditore tanto che i dati ci mostrano come i licenziamenti siano pochissimi anche in momenti di difficoltà . Non possiamo pensare che il mondo del lavoro sia ancora quello della grande fabbrica dell'Ottocento. Piuttosto occupiamoci di questioni concrete»
Per esempio?
«Il problema di chi non ha alcuna tutela, di chi non ha ammortizzatori sociali».
Si riferisce ai contratti a progetto? Che ne pensa della proposta Renzi di trasformare i parasubordinati in tempi determinati?
«Sono anni che stiamo combattendo contro il lavoro invisibile. Che non è il lavoro che non c'è, ma proprio questi contratti-truffa che affondano le loro radici in una cultura un po' sciatta, un po' furbesca e illegale. Deve essere chiaro che le imprese che non puntano sulla stabilizzazione dei lavoratori fanno concorrenza sleale e che sono comunque destinate a chiudere. Il contratto a tutele crescenti individuato dal governo mi sembra ottimo. Perché questo permette alle aziende di avere la flessibilità di cui hanno bisogno e ai lavoratori di avere la giusta prospettiva di stabilità del lavoro. Ma se non si fanno investimenti veri e se non si fanno percorsi di stabilizzazione per i giovani queste sono solo chiacchiere».
Che percorsi servono?
«Io sono disposta a fare accordi provinciali con le imprese per sterilizzare ulteriormente l'articolo 18 in cambio di stabilizzazioni a tutele crescenti per i nuovi lavoratori. Poi ci troviamo tra due anni e vediamo come è andata. Ma non c'è solo questo».
Che altro?
«Dobbiamo superare gli annunci e rendere più semplice il passaggio dal licenziamento alla formazione fino al nuovo posto di lavoro».
Che ne pensa di rilanciare gli uffici di collocamento?
«Meglio se facciamo un bell'accordo trasparente tra Regione, sindacati e agenzie di lavoro interinale per creare una banca dati che permetta di far incontrare la domanda e l'offerta. Ma se il Jobs Act non contiene fondi e tracce per questi percorsi si rischia di fare come in passato quando le riforme hanno indicato la strada solo a parole. E il risultato è stato un nulla di fatto»
Resta il nodo del tfr. Gli artigiani sono preoccupatissimi.
«Non mi intenerisco tanto. Sono vent'anni che discutiamo di scarsi investimenti e sottocapitalizzazione. Ma ci sono una serie di punti sulla proposta del tfr che non convincono. È meglio che Renzi spieghi più chiaramente che cosa ha intenzione di fare»
Da Il Corriere del Veneto
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