Atlante vede quattro euro per BPVi e VB ricominciando da... zero: se vero conviene azione a 50 cent iniziali per pareggiare. Ma...
Giovedi 14 Aprile 2016 alle 10:26 | 0 commenti
Secondo Federico Nicoletti, che ne scrive oggi su Il Corriere del Veneto, per la Banca Popolare di Vicenza e per Veneto Banca il fondo Atlante, voluto da Governo e dalla "sua" Cassa Depositi e Prestiti, vede prezzi-obiettivo, quindi in prospettiva, per le azioni intorno ai 4 euro partendo da valori di collocazione molto bassi dell'aumento di capitale per poi risalire fino, appunto, al prezzo obiettivo. «... attenzione - scrive infatti Nicoletti - (per i 4 euro, ndr) si tratta di prezzi-target, a cui il fondo ritiene plausibile veder risalire le banche in Borsa. Non sono i valori a cui saranno offerti gli aumenti di capitale, che dovranno essere offerti a forte sconto. La sostanza di partenza è che ai prezzi attuali verrà emesso un numero di azioni talmente alto (leggi qui, ndr) , da azzerare di fatto i vecchi soci che non faranno l'aumento...»
Dalle valutazioni di Atlante vengono segnali di ottimismo sull'operazione che potrebbero spingere a sottoscrivere l'aumento che partirà in questi giorni chi fra i vecchi soci "azzerati" volesse, e potesse, farlo per puntare a mediare il valore dei titoli posseduti e per recuperare nel tempo qualcosa dopo il crollo dall'ultimo fantavalore assegnato alle azioni e pari a 62.50 euro.
A tal riguardo Nicoletti scrive: "L'attesa ora è tutta per Vicenza. Soprattutto per capire quanto Atlante dovrà intervenire davvero, rispetto a valutazioni durissime - e probabilmente non così realistiche - che vedono l'ex popolare addirittura già consegnata al fondo di sistema. «Ho l'impressione che l'inoptato non sarà tanto - ha però detto ieri l'amministratore delegato di Intesa, Carlo Messina, che garantisce l'aumento di Veneto Banca -. Sono certo che molti investitori retail sottoscriveranno gli aumenti in quanto comprenderanno che le due banche potranno continuare a operare»...".
Tutto questo conferma che per Atlante esiste un reale obiettivo di rendimento del fondo, e per fortuna non potrebbe essere diversamente perchè sono finiti i tempi della pura beneficenza, che poi tale si rivela solo per chi ci specula.
L'obiettivo, secondo le indiscrezioni dell'Ansa, riprese da Nicoletti, è al 6%, "grazie al lavoro sui crediti deteriorati, ma anche al recupero di valore dopo le ricapitalizzazioni delle due ex venete, ritenute comunque sottovalutate rispetto al patrimonio netto. Secondo l'Ansa, Atlante, applicando calcoli molto prudenti, vede rapporti prezzo delle azioni e patrimoni netti almeno tra 0,37 e 0,51 per Veneto Banca, e tra 0,4 e 0,52 per Vicenza (per i dettagli delle considerazioni e per la'rticolo completo clicca qui, ndr)".
Il succo delle considerazioni di Nicoletti, su cui riflettere comunque con una prudenza maggiore di quella mai consigliata in passato da altri media locali, lo possiamo riassumere in due ipotesi su cui dovranno ragionare soprattutto i vecchi soci.
La prima, ottimistica, è che i sottoscrittori del fondo Atlante tra cui, oltre alla Cdp con 500 milioni, i maggiori con un miliardo a testa sono Intesa, impegnata finora su Veneto Banca tramite Imi, e Unicredit, che ha un discusso accordo per garantire l'aumento di BPVi, non hanno di certo voglia di investire per perdere accontentandosi solo degli indubbi vantaggi di "ritorno" (fiscali e sulle normative bancarie in discussione tra l'altro sui tempi di recupero dei crediti deteriorati) che staranno concordando, se già non l'hanno fatto, col governo per aver aderito alla sua "moral suasion" a intervenire con aiuti al sistema: gli investitori del Fondo, quindi, vorranno comprare a poco per vendere a più e chi li seguirà potrebbe guadagare altrettanto in proporzione.
La seconda considerazione, non diremmo pessimistica ma realistica, è che per lo meno Intesa e Unicredit hanno preferito destinare le cifre che avrebbero impegnato (e scommesso) sul salvataggio solo, rispettivamente, di Veneto Banca e di BPVi a un intervento meno rischioso.
L'adesione al fondo Atlante, infatti, è da loro data insieme ad altre istituzioni finanziarie e l'investimento di rischio è allargato a un numero maggiore di istituti beneficiari, non tutti in cattiva salute come le due ex popolari, visto che Atlante interverrà probabilmente, oltre che nell'acquisto di NPL (sofferenze, ndr) anche nell'aumento di Banco Popolare necessario non a "salavarlo" ma a consentire la sua fusione con Bpm.
Ma per valutare adeguatamente il rischio dell'eventuale adesione all'aumento di capitale e la raggiungibilità del prezzo target di 4 euro (e i tempi in cui potesse e dovesse essere raggiunto) i soci "retail" già scottati non dovranno solo abbracciare gli obiettivi che si propone il fondo Atlante, anche alla luce delle due considerazioni precedenti, ma dovrannio contare su una gestione delle due banche che, a fronte di, quegli sì, sicuri sacrifici per le inevitabili riorganizzazioni interne, sani prima problemi ancora ad oggi non tutti prevedibili e calcolabili con esatteza e poi avvii un ritorno a una maggiore o minore redditività .
Lo stesso Francesco Iorio, che voleva salvare la Banca con Unicredit (o Unicredito che dir si voglia) e che, invece, verrà di fatto salvato dal governo, ha detto: «l'aumento di capitale previsto non metterà in sicurezza la Banca Popolare di Vicenza ma consentirà di lavorare per questo obiettivo...».
Ricordando, comunque, che per recuperare i 62,50 euro delle "vecchie" azioni e nell'ipotesi che le nuove raggiungano, prima o poi, i 4 euro (dalle pochi decine di centesimi o dall'euro da cui partirerebbero e che vi costerebbero ora) per ogni vecchio titolo posseduto dovreste comprarne a un euro, per esempio, e calcolando, quindi, un guadagno di tre euro a regime, circa 21 titoli nuovi: vi costerebbero 21 euro, varrebbero, poi, 84, guagagnereste 63 euro e andreste pari...
Paradossalmete se la quotazione di partenza fosse pari a 0,50 centesimi questo converrebbe ai vecchi soci (ovviamente, attenzione, se e quando verrano raggiunti i 4 euro): basterebbe a loro comprare 18 azioni a 9 euro e poi vedersele quotate complessivamente a 72 guadagnandoci i circa 63 persi prima.
Chiaro?
Che sia un affare per chi comincia da zero (purchè la quotazione salga anche di poco) è certo, che si possa uscirne alla pari per chi ricomincia da zero è possibile.
Ora che lo sapete, cari lettori investitori, pensate bene e, poi, operate. Meglio.
P.S. Ovviamente se avete ancora qualche euro, dopo quelli persi.
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